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Colombia. La lotta alla droga e i dazi europei
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
9 settembre 2004 19:05
 
Sul quotidiano El Tiempo e' stato pubblicato oggi l'editoriale dedicato alla questione dei dazi e dell'accesso al mercato europeo. Quello in vigore fino al gennaio 2005 e' un sistema grazie al quale la quasi totalita' dei prodotti colombiani entra nel mercato europeo senza pagare tasse doganali. E' una sorta di compensazione per lo sforzo nella lotta alla droga e al narcotraffico concesso in base al principio di corresponsabilita' da parte dei Paesi consumatori nei confronti di quelli produttori di droghe. Un principio che dovrebbe agevolare la produzione di prodotti legali, soprattutto agricoli, aprendo il mercato della Ue, altrimenti pressoche' inaccessibile.

La Colombia affronta la sfida di convincere l'Unione Europea per mantenere le preferenze doganali

Non potrebbe essere piu' opportuna la visita della ministra degli Esteri Carolina Barco in Europa. Settembre sara' infatti un mese decisivo per il futuro delle preferenze doganali (il Sistema di Preferenze Generalizzato per i Paesi produttori di droghe, Spg-Droghe), in vigore dal 1991, e le prospettive non sono buone. Si sta esaurendo la tesi brandita dalla Colombia e da altri Paesi andini da 13 anni, secondo la quale i costi della lotta contro il narcotraffico devono essere compensati, dai Paesi consumatori, con l'apertura dei loro mercati.
La ministra Barco ha presentato una richiesta perche' venga ampliato il sistema di preferenze Spg-Droghe e ha trovato delle risposte favorevoli nei Paesi che ha visitato fino ad ora. Puo' essere. Tuttavia nei labirintici meccanismi decisionali dell'Unione Europea circola l'idea che il sistema debba essere modificato con altre regole del gioco, che porteranno il nome, in caso si concretizzasse l'ipotesi in campo, Spg-plus, che si estenderebbe a circa il 90% dell'universo delle tariffe doganali, ma restringerebbe l'accesso ad alcuni dei prodotti colombiani competitivi in quel mercato, come la banana, gli agrumi e il latte. E inserira' condizioni rigide in materia di protezione dei diritti dei lavoratori e dell'ambiente, condizioni che spesso vengono usate come pseudobarriere protezioniste.
Le ragioni del prevedibile cambiamento della politica della Ue non hanno a che vedere solamente con la Colombia. Fanno parte di una revisione generale della strategia di cooperazione -alla luce del recente ingresso di 14 nuovi membri dell'Europa dell'Est- per semplificarla e renderla piu' trasparente. Sono anche una risposta alla recente domanda presentata dall'India all'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) contro il Spg, derivata dall'inclusione del Pakistan, che in principio obbliga gli europei a rivedere lo schema. Le autorita' di Bruxelles, inoltre rinnovano la loro critica perche' la Comunita' Andina -che neppure ha un accordo comune sulle tariffe doganali- non opera con la coesione che richiede una interlocuzione di tipo blocco contro blocco, come loro preferirebbero.
La Colombia ha alcune debolezze proprie. E' molto probabile che la cooperazione si indirizzi, in maniera prioritaria verso le nazioni con maggiori necessita', e questo escluderebbe il nostro Paese trattandosi di una economia media. Diversi Paesi europei mostrano insoddisfazione per lo scarso effetto che hanno avuto le preferenze del Spg-Droghe nel commercio: gli esportatori colombiani, dicono, non hanno saputo approfittare di questo strumento. E non e' probabile che l'attuale presidenza olandese giochi a nostro favore, come a suo tempo fece la Spagna governata da José Maria Aznar, stretto alleato a sua volta del presidente Alvaro Uribe.
Anche se la richiesta della ministra Barco puo' scontrarsi contro un processo decisionale in uno stadio gia' molto avanzato, l'importanza del tema merita lo sforzo aggiuntivo che sta facendo. Anche nell'ambito di uno schema nuovo, la Colombia ha delle ragioni pesanti per dimostrare la necessita' di poter contare su un forte sistema di cooperazione internazionale. Non bisogna scordarsi che da un anno, nella dichiarazione di Londra, l'Ue aveva sostenuto la politica di sicurezza democratica del Governo Uribe. E anche se di questi tempi le argomentazioni antiterroriste, sembra, commuovano piu' che la solidarieta' della lotta contro il narcotraffico, la Colombia e' uno dei pochi Paesi che deve combattere entrambi, in maniera simultanea e su grande scala. E che soffre, inoltre, come ha detto l'Onu, di una crisi umanitaria.
Il Governo Uribe deve convincere le autorita' di Bruxelles sulla sua serieta' di voler rispettare le previsioni in materia di diritti umani sottoscritte nella Dichiarazione di Londra dell'anno scorso e dimostrare che la sicurezza democratica non cerca di limitarli, al contrario. Inoltre c'e' bisogno di affrontare la relazione con la Ue in maniera piu' realista, perche' alcune delle richieste che sono state poste l'anno scorso -un accordo bilaterale di commercio, una tavola di donatori- semplicemente non hanno alcuna fattibilita'.
 
 
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