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Colombia. Legalizzare le droghe non e' cosa semplice
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Articolo di Francisco E.Thoumi
28 agosto 2007 20:33
 
Ci s'imbatte spesso in opinioni ed editoriali sulla stampa scritta e parlata in cui s'invoca la legalizzazione di quelle che oggi sono droghe illegali. In questi articoli la legalizzazione e' presentata come l'"unica soluzione" ai problemi colombiani. Malgrado i ripetuti suggerimenti al riguardo, coloro che sono favorevoli alla legalizzazione non spiegano pero' quale sia il cammino per ottenerla ne' quali dovrebbero essere le conseguenze.
La legalizzazione delle droghe ha due opzioni possibili: quella unilaterale da parte dello Stato colombiano o quella mondiale. La legalizzazione unilaterale ha due problemi di fondo. Da un lato, impone il ripudio di tutte le convenzioni che fissano una regolamentazione a livello mondiale. Il regime attuale e' determinato da tre Convenzioni Internazionali sulle droghe, cui s'aggiungono una sulla criminalita' organizzata, una sulla corruzione e una terza -ancora in elaborazione- sul terrorismo. Questa via sarebbe deleteria per il Paese, che apparirebbe come un paria internazionale. Le conseguenze piu' probabili sarebbero delle pesanti sanzioni economiche d'ogni tipo e l'isolamento, per lo meno dal primo mondo. D'altra parte, una legalizzazione unilaterale non sarebbe effettivamente tale, visto che la Colombia non puo' violare le norme interne di altri Paesi. In questo caso, l'esportazione delle droghe continuerebbe a essere illegale.
L'altra opzione e' la modifica delle Convenzioni. E' un processo arduo e lungo che obbliga a convincere il mondo della necessita' di farlo. Modificare anche solo marginalmente una convenzione richiede almeno cinque o dieci anni. Un cambio drastico, come quello suggerito, e' molto piu' difficile e improbabile. E' importante notare che la grande maggioranza dei paesi del mondo vi s'opporrebbero radicalmente. La proibizione delle droghe illegali che alterano la mente e' fortemente radicata negli Stati Uniti, in tutto il mondo islamico, in tutti i paesi che hanno o hanno avuto governi autoritari (ex Unione Sovietica, Europa Orientale, Cina, Cuba), in tutta l'Africa subsahariana, nei paesi scandinavi, in Francia, in gran parte dell'America Latina, in Canada e Australia. Persino in Olanda, oggi ci sono dei forti movimenti sociali favorevoli ad abrogare la legalita' sulle sigarette di marjuana vendute nei coffee shop. In Colombia s'ignora una semplice realta': il mondo e' proibizionista, e non cambiera' solo perche' un paese, per di piu' senza potere a livello internazionale, ha dei problemi.
Ma soprattutto, la legalizzazione non risolve i problemi colombiani. Una delle ragioni chiave e' che l'esistenza della domanda di droghe non spiega il motivo per cui la Colombia "concentra" la produzione di cocaina. Se fosse la domanda a determinare la produzione, la coca si coltiverebbe negli oltre 30 Paesi in cui essa puo' crescere, e la cocaina potrebbe essere raffinata in molti altri. Il problema per la Colombia nasce da un fatto elementare: quando, a livello mondiale, si dichiara illegale qualcosa che e' facile da produrre, lo si produrra' e si diffondera' nei luoghi dove e' piu' facile fare cose illegali. In altre parole, la Colombia non si dedica alle droghe perche' sono redditizie, ma perche' sono illegali.
Le politiche repressive sulla droga non hanno funzionato ne' possono funzionare poiche' tutte cercano di colpire i proventi del traffico, ma non affrontano le cause della diffusione. Inoltre, colpire i guadagni della droga e' un anello della catena che non scalfisce tutti gli altri. Se non si elimina la facilita' con cui si possono fare cose illegali, non sara' possibile eliminare le droghe. Di piu', se per un miracolo il mondo dovesse legalizzare le droghe, le organizzazioni che le producono e le vendono continuerebbero a farlo con altri beni e servizi illegali. I guadagni illegali probabilmente diminuirebbero nel breve termine, ma nel medio e lungo periodo il paese continuerebbe a produrre beni e servizi illegali molto vantaggiosi. Purtroppo, bisogna ammettere che la Colombia e' oggi il primo produttore di dollari falsi, di mine antiuomo e di sicari; e' stato anche il primo produttore di sequestri ed e' inoltre un fabbricante di euro e passaporti di prima qualita', il primo o secondo esportatore latinoamericano di prostitute, eccetera.
La grande sfida per la Colombia e' quella di costruire una societa' legale, non legalizzare le droghe. Si potrebbe argomentare che non e' possibile costruire una Colombia legale se circolano droghe illegali. Eppure, nei primi 150 anni d'indipendenza, benche' non esistesse l'industria delle droghe illegali non e' stat formata una Colombia legale. Sicuramente la sfida e' enorme, e richiede anzitutto l'eliminazione dell'attuale breccia tra la normativa formale e le regole informali di comportamento prevalenti nella societa'. Cio' implica la ricerca di forme utili ad incrementare la coesione sociale, generare autocontrollo, reciprocita', fiducia, solidarieta' e senso d'appartenenza. Senza dubbio, la chiave e' la formazione di una cittadinanza in cui la gente si senta parte dello Stato. Oggi, una quota importante della societa' colombiana e' estremamente individualista e accetta che avere denaro e accumulare ricchezze siano l'aspirazione massima della vita. Cio' porta a una concorrenza senza controlli e che non tiene conto delle conseguenze sociali dei comportamenti individuali. Oggi l'individuo predomina sulla societa'. I diritti sono individuali e la societa' non ha il diritto di stabilire delle restrizioni al comportamento individuale. Curiosamente, la sinistra colombiana cerca di tutelare i diritti individuali, come il libero sviluppo della personalita', ma non protegge gli emarginati sociali. In altre parole, l'individuo ha diritti ma non doveri.
L'unica soluzione stabile sta nel cambiare i comportamenti, per cui e' necessario, in primo luogo, riconoscere che il problema e' istituzionale e di atteggiamento, e che la soluzione richiede l'accordo su un patto sociale in cui noi colombiani ci trattiamo con dignita' e rispetto, e nel contempo concordiamo di rispettare le norme formali (leggi, Costituzione, decreti, ecc.) elaborati in modo da essere accettati dalla grande maggioranza dei cittadini. Cio' implicherebbe senza dubbio dei mutamenti molto drastici nelle politiche di governo. Purtroppo, il sistema politico predilige i risultati di corto respiro che non comportino mutamenti sostanziali nella societa'. Cosi', le raccomandazioni per delle riforme finalizzate a modificare i comportamenti appaiono di lunghissimo periodo e "irreali". Eppure, sono facilmente difendibili: la guerra alle droghe e' stata dichiarata dal presidente degli Stati Uniti Richard Nixon 37 anni fa, e da allora si e' tentato di tenere sotto controllo produzione, traffico e consumo di sostanze illegali con politiche che ottenevano risultati di breve durata ed erano incapaci di produrre modifiche nel comportamento delle persone coinvolte. Oggi siamo all'interno della lunga scia del 1970 e i successi di quelle politiche sono stati, nel migliore dei casi, marginali, mentre la soluzione del problema droga ancora non appare all'orizzonte.
La Colombia, semplicemente, non puo' continuare a sperare in una soluzione esterna per i suoi problemi strutturali e istituzionali. La soluzione deve sortire dal grembo della societa' stessa, anche se per iniziare a ottenerla si dovranno affrontare realta' dure e scomode.

Francisco E. Thoumi e' docente all'Universita' di Rosario
(Traduzione di Rosa a Marca)
 
 
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