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Colombia. Le finanze delle Farc sono un ostacolo alla pace?
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Articolo di Donatella Poretti
4 aprile 2004 18:10
 
Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno accumulato una ricchezza talmente "terrificante" prodotta dal crimine, dal narcotraffico, dal sequestro e dall'estorsione, che non solo non gli interessa, ma neppure gli conviene negoziare la pace. Per far crescere la loro ricchezza depositata nelle diverse banche in Svizzera, Germania, Francia, Gran Bretagna, Usa, Ecuador, Venezuela e Panama, e' bene che tutto resti cosi'.
In queste condizioni lo Stato colombiano e' "sotto scacco" e la nazione e' "inerme", visto che questa "ricchissima sovversione" non avra' mai alcun interesse ad operare accordi di pace. Queste sono le conclusioni di una indagine fatta nel corso di diversi anni dal professore e ricercatore Jesús La Rotta per un alto funzionario delle forze militari colombiane e resa nota dal quotidiano panamense La Prensa. Il militare -di cui non viene rilevato il nome- sostiene che le Farc hanno una lista di depositi nel sistema finanziario internazionale, nella borsa valori e che sono proprietarie di una grossa varieta' di imprese che producono guadagni "terrificanti" in grado di annientare qualsiasi sforzo di pace.
L'indagine scende anche nel dettaglio con tabelle e grafici. Il 60% delle risorse originate con il narcotraffico viene collocato nel sistema finanziario internazionale e il 40% entra in Colombia per mezzo del contrabbando di armi, munizioni, esplosivi, beni e servizi destinati alla commercializzazione, a tutto svantaggio della produzione nazionale e come una forma di riciclaggio di denaro.
"La guerra di questi sovversivi e' un business che si basa su atti criminali contro la societa'. La sua ideologia non e' altro che la massima forma di utilitarismo che si possa concepire", precisa La Rotta, che poi ricostruisce le tappe di questo rapporto tra narcotraffico e guerriglia.
La prima tappa sono due linee d'azione perfettamente definite: estorsione e servizi di protezione (alle coltivazioni illecite e al trasporto dei prodotti).
La seconda tappa ha esteso l'estorsione e la protezione ai laboratori di raffinazione, alle piste di atterraggio clandestine, ed ha iniziato anche il trasporto delle materie prime e dei prodotti finali.
Alla fine di questo periodo sono sorti diversi contrasti tra i gruppi sovversivi e i narcotrafficanti, che hanno portato non solo ad un gran numero di morti, ma anche alla distruzione di coltivazioni e di laboratori di proprieta' dei cartelli della droga. In risposta i narcotrafficanti hanno approfittato dei gruppi di autodifesa campesinos, inizialmente organizzati dal Governo, per creare eserciti di protezione privata e bande di sicari, col fine di eliminare la sovversione da alcune zone della Colombia.
La tappa successiva ha visto investimenti diretti di questi gruppi nelle coltivazioni illecite, in particolare nelle zone montagnose. I prodotti delle coltivazioni venivano cosi' venduti ai narcotrafficanti. Il passo successivo e' stato di installare dei laboratori propri.
L'ultima tappa e' quella della "narco-sovversione", ossia la produzione delle materie prime, la loro raffinazione e commercializzazione per proprio conto e a loro rischio, ma anche a loro profitto.

In occasione della XXII Conferenza Internazionale per il Controllo delle Droghe che si e' svolta a Lima, in Peru', il capo della Polizia colombiana, il generale Jorge Castro aveva denunciato come "a differenza degli anni Ottanta, quando esistevano quelli di Cali e di Medellin, ora i grossi cartelli di questo Paese sono le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) e l'Esercito di Liberazione Nazionale (Eln)".
Ma che tutto non sia cosi' "semplice" lo confermano le dichiarazioni rilasciate dal ministro della Difesa in settimana, Jorge Alberto Uribe, quando ha messo in guardia sull'infiltrazione delle reti del narcotraffico nei diversi settori dello Stato, in particolare nella Polizia Nazionale. "Il peggior affare che puo' fare un poliziotto e' quello di lasciarsi tentare dai canti delle sirene" di questa attivita' illegale. Agli ufficiali e ai comandanti aveva sollecitato "un lavoro evangelico con i poliziotti" per combattere in maniera efficace il narcotraffico: "il peggior problema della nostra nazione, perche' e' riuscito a corrompere tante strutture della nostra societa'".
 
 
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