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Colombia. Comandante Rodrigo, se le Auc non si fossero vendute ai narcos.
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
1 luglio 2003 16:30
 
Sul quotidiano di Miami "El Nuevo Herald" viene pubblicato un reportage di Gonzalo Guillen da San Jose del Nus, Antioquia. E' la storia del comandante Rodrigo, noto anche come "Doble Cero", 38 anni, 1 metro e 80, praticamente in guerra contro tutti. A capo del blocco Metro, 1.500 uomini, si trova contro la guerriglia di sinistra da sempre; le Autodifese Unite della Colombia (Auc), di cui e' stato comandante fino a poco tempo fa e che ha lasciato perche' corrotte dal narcotraffico; i narcotrafficanti; la criminalita' comune e, di tanto in tanto, l'Esercito colombiano.
La storia del comandante Rodrigo e' interessante perche' ripercorre le tappe degli ultimi anni della Colombia, dalle prime guerriglie di sinistra e le prime organizzazioni di paramilitari nate dentro lo stesso Esercito, i cartelli del narcotraffico, per arrivare ad oggi.
Di tutti i suoi nemici, dice Rodrigo, il peggiore e' il blocco dei paramilitari sotto il comando del suo vecchio compagno Carlos Castaño, che accusa di avere venduto ai principali narcotrafficanti della Colombia "blocchi interi" di paramilitari "come nelle peggiori epoche dello schiavismo". "Se Castaño non si fosse veduto ai narcos e non avesse trasformato una organizzazione controinsorgente, con una ideologia e una politica, in un cartello -o nel braccio di un cartello- non saremo in questa situazione".
Rodrigo era un militare, che si e' ritirato dall'Esercito con il grado di tenente, a causa di indagini interne su alcune modalita' di combattere la guerriglia. Rodrigo ricorda le pattuglie di 30 o 40 uomini contro i ribelli senza neppure delle mappe complete della zona, mentre la guerriglia aveva dalla sua la popolazione e si muoveva come "un pesce nell'acqua". "Ci siamo ritrovati con un gruppo di tenenti e ci siamo detti: 'se continuiamo di questo passo, ci uccidono' e cosi' abbiamo cominciato a ricorrere a certi metodi non troppo ortodossi di guerra irregolare, non troppo in linea con le regole dell'Esercito. Pero' erano le nostre regole". Ne segui' che sequestravano per 10-15 giorni, i collaboratori della guerriglia per usarli come guide nelle regioni dei combattimenti.
"La persona capiva che stava correndo un pericolo per la sua vita e ci diceva dove ci avrebbero fatto le imboscate, perche' noi gli dicevamo: 'se ci metti in una imboscata, dopo che e' partito il primo colpo, il secondo e' per te'", racconta il comandante Rodrigo.
Dopo che la sua carriera militare era stata stroncata per indagini giudiziarie, inizia a lavorare con Fidel Castaño, il fratello maggiore di Carlos, in guerra all'epoca contro l'Epl (Esercito Popolare di Liberazione). Agli inizi del 1990 e nel bel mezzo della guerra contro la guerriglia nasce un nuovo nemico: il narcotrafficante Pablo Escobar, che fece uccidere dei grandi amici di Castaño per affari di narcotraffico. I Castaño promisero vendetta. E Rodrigo racconta che aveva fatto parte del Pepes (Perseguidos por Pablo Escobar) un'alleanza militare composta dalle autodifese, dai cartelli della droga di Cali, da quello del Norte del Valle del Cauca, dalla Polizia, dall'Esercito Nazionale e dall'Agenzia per la lotta alla droga, la Dea statunitense, con lo scopo di dare la caccia al mitico narcotrafficante.
"Noi ci abbiamo messo le informazioni che avevamo a Medellin. Quelli di Cali e del Norte del Valle ci mettevano il denaro per pagare la Polizia". Nel dicembre del 1993 Escobar viene ucciso. I paramilitari ritornano a Córdoba, nel nordest del Paese "per continuare la guerra contro le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc)". In uno dei primi combattimenti rimane ucciso Fidel Castaño. La causa paramilitare a quel punto passa nelle mani di Carlos e José Vicente, i fratelli minori di Fidel.
"Mi dissero: 'mettiti alla testa del settore armato e iniziamo la guerra contro le Farc'. E cosi' cominciammo a scontrarci nella regione di Urabá. Erano 36 uomini sotto il mio comando in lotta contro il Quinto Fronte delle Farc. Poi abbiamo iniziato a darci delle regole ad insediarsi in altre regioni e alla fine ci siamo ritrovati in tutto il Paese" fino a consolidare il gruppo delle Auc con 15 mila uomini armati. Rodrigo racconta che verso il 1998 i Castaño dettero rifugio ad un gruppo di capi narcotrafficanti del cartello del Norte del Valle, nel corso di uno scontro che questo cartello aveva iniziato contro il cartello di Cali. Tra questi rifugiati c'era "Diego Fernando Murillo Bejarano, alias Don Berna" a cui piu' tardi "i Castaño cedettero l'onore di occupare il posto che aveva avuto nella mafia Pablo Escobar". La mafia, aggiunge Rodrigo, si e' impossessata delle Auc tanto che gli stessi fratelli Castaño diventarono narcotrafficanti, al punto che oggi su di loro pende una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti. I capi del traffico di cocaina cominciarono cosi' a comprare, e comandare, blocchi dei paramilitari.
"A Don Berna gli vendettero il Bloque Calima, il Bloque Pacifico, il Bloque Héroes de Tolova, il Bloque Occidente Antioqueño e il Bloque Suroeste Antioqueño. A "Macaco" (Carlos Mario Jiménez) gli vendettero il Sur de Bolivar, il Bloque del Caquetá e Bloque del Putumayo". "Ai gemelli Mejia Munera gli vendettero il Bloque Vencedores de Auraca; "Cuco (Ramiro Vanoy) si compro' il Bloque Mineros che operava nel Bajo Cauca Antioqueño" precisa Rodrigo, spiegando che ciascuna vendita dipendeva dall'importanza strategica del blocco e dal numero di uomini che lo componevano.
La dissidenza di Rodrigo e la sua rinuncia a capo militare delle Auc inizia a maturare nel 2000 quando gli viene notificato che il suo gruppo paramilitare, Bloque Metro, era stato venduto a Macaco perche' potesse allargare le coltivazioni di coca di Don Berna e tenere le sue retroguardie vicino a Medellin. Il Bloque Metro con 1.500 uomini rappresenta il 10% delle forze paramilitari, controlla la parte orientale e nord orientale del dipartimento di Antioquia, e un 30% dei comuni piu' piccoli intorno a Medellin. "Se noi avessimo accettato, avremmo dovuto metterci agli ordini di Don Berna e di Macaco; cioe', comprare terre, seminarle a coca, ripartire i semi e gli investimenti tra i campesinos, comprare la base di coca, vigilare sui laboratori per la raffinazione della cocaina, le piste di atterraggio, di imbarco e seguire i loro affari".
Per questo, spiega il comandante Rodrigo, il blocco Metro e' sul piede di guerra. E sa che su di lui pende una condanna a morte ordinata dai Castaño, ma "io dico che uno non muore quando lo vuole un mafioso, ma quando lo vuole Dio".
 
 
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