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Colombia. Le coltivazioni si spostano, la violenza le segue e i confini ne risentono
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
3 novembre 2003 17:33
 
Il quotidiano ecuadoriano El Comercio intervista Klaus Nyholm, rappresentante dell'ufficio per il controllo delle droghe e il crimine delle Nazioni Unite (Unodc) per Colombia e Ecuador. A sentirlo e' l'inviato a Bogota' Dimitri Barreto.

- Su che cosa si basa il suo ufficio per sostenere che il 40% della droga prodotta in Colombia esce dall'Ecuador?
Tra il 30 e il 40%, un terzo della cocaina colombiana, puo' uscire dai porti ecuadoriani. Lavoriamo con stime in base a cio' che vediamo nelle frontiere e ai dati dei sequestri. Comunque la maggiorparte della droga esce dal Venezuela.

- Dove l'Ecuador viene colpito dal conflitto colombiano?
C'e' un'influenza a Sucumbios ma soprattutto a Carchi ed Esmeraldas. Prima, il dipartimento colombiano del Putumayo (confinante con Sucumbios) era un territorio chiave per le coltivazioni di coca, e c'era violenza. Ma ora non e' piu' cosi'.

- E dove e' andata la coca?
Le coltivazioni di coca sono dinamiche. I campesinos del Putumayo hanno abbandonato la coca. Le coltivazioni si sono spostate nel Nariño, al confine con Esmeraldas e Carchi; e la violenza anche. Tuttavia, le coltivazioni sono diminuite in Colombia. Mentre ci sono leggeri aumenti in Peru' e Bolivia. E qualche piantagione anche in Ecuador.

- Quante piantagioni sono state individuate in Ecuador?
Abbiamo un monitoraggio satellitare sulle coltivazioni di coca e di papavero da oppio che ha identificato piante a Sucumbios, abbiamo sorvolato e visitato le piantagioni. Alla fine del 2000 c'erano 1.100 ettari seminati a foglia di coca, e questo non ci aveva preoccupati. L'anno dopo erano 100, alla fine del 2002 ne abbiamo individuati solo 35. Ma in Ecuador c'e' il riciclaggio del denaro e ci sono uffici dei narcotrafficanti colombiani, la sezione che si occupa del riciclaggio del denaro del Consep (l'antidroga ecuadoriano) non funziona.

- Come e' cresciuta la coca nel Nariño?
Nel Nariño abbiamo individuato circa 15 mila ettari di coca, dieci mesi fa, e nel Putumayo 14 mila. Due anni fa c'erano piu' di 60 mila nel Putumayo e solo 3 mila nel Nariño. Questo dimostra che il conflitto attraversa la Colombia, dove ci sono grandi regioni senza controllo.

- L'assenza dei militari della Colombia al confine con l'Ecuador e' un problema?
Si'. Si parla di militari e i poliziotti ecuadoriani mentre dall'altra parte c'e' un comandante paramilitare o un comandante delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) o uno delle Eln (Esercito di Liberazione Nazionale). Questo fa la differenza. L'Ecuador non ha potuto scegliere i suoi vicini. Tuttavia c'e' il traffico di droghe e la maggior parte dei prodotti chimici per la raffinazione vengono dall'Ecuador.

- Lei e' a conoscenza del traffico di armi dall'Ecuador?
Non ho dati. Attraverso i nostri tecnici nel Nariño e nel Putumayo sappiamo che il traffico esiste. Del resto, e' logico, se ci sono rotte per il traffico di droghe e di prodotti chimici, queste stesse rotte possono venire usate per le armi. C'e' chi accusa i militari di vendere le proprie armi. Questo avviene anche con i militari colombiani.

- Il suo ufficio accetta che il Plan Colombia sia passato dall'attaccare il narcotraffico ad attaccare il narcoterrorismo?
E' evidente che tutta la cooperazione prima veniva impiegata contro il narcotraffico, ora lo e' di meno. Il Plan Colombia e' molto grande. Da una parte ci sono gli aiuti militari e antidroga, ma c'e' anche una componente per lo sviluppo.

- Dunque, l'Onu partecipa all'aspetto sociale del Plan?
Si', un compito dell'Onu e' quello di aiutare i campesinos nelle coltivazioni alternative. In Cauca, vicino all'Ecuador, ci sono 17 associazioni campesinas che ora esportano il caffe' organico, costa il doppio in Europa e negli Usa. Ci sono campesinos che producono il latte. Sono tutti progetti a cui l'Onu partecipa con una parte dei 4 milioni di Usd, e con il denaro degli Usa.

- L'offensiva militare di Uribe portera' piu' violenza?
Il Governo di Uribe ha fatto dei progressi militari, tuttavia la guerriglia e' ancora integra. La guerra e' lontana da essere terminata e la politica dell'Onu, la nostra speranza, e' quella di avere un processo di pace.

- Tuttavia i sovversivi sono in tutto piu' di 30 mila uomini e con interessi diversi. E' possibile un processo di pace in queste condizioni?
C'e' bisogno di un accordo tra le parti, che non esiste al momento. Per il futuro non so che cosa succedera'. Nonostante tutte le crisi che dobbiamo gestire in Iraq, Afghanistan, Kossovo, abbiamo un interesse molto grande per la Colombia.

- La teoria di debilitare le Farc per portarle ad un tavolo di negoziati e' fattibile?
Potrebbe esserlo, ma la mia preoccupazione e' che la guerra prendera' molto tempo, molte vite e molte risorse.

- Quali temi segneranno l'agenda della visita di Kofi Annan a Quito?
Il traffico di droghe, il conflitto in Colombia, ma soprattutto i suoi effetti nella regione, e il possibile ruolo dell'Ecuador.

- Le Forze Armate della Colombia sono composte da 200 mila uomini, e non sono riuscite a debilitare le Farc. Se si realizza un attacco militare in Colombia, l'Ecuador sara' in grado di contenerlo?
Non credo che ci sara' uno sconfinamento del conflitto, pero' sicuramente ci sara' una maggiore presenza di guerriglieri e di paramilitari che verranno a rifugiarsi in Ecuador. Dopo tutto e' un conflitto molto colombiano, con radici profonde. Il narcotraffico lo alimenta, ma le radici sono la mancanza della riforma agraria, che in Ecuador c'e' stata. In Colombia non l'ha fatta nessuno. Nelle citta' la gente odia le Farc, ma la guerriglia conquista simpatie nelle zone rurali.

- Quindi il problema andrebbe attaccato dalla parte del sociale invece di aumentare le risorse militari?
Si, questo e' evidente. Certo.
 
 
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