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Colombia. La collaborazione con gli Usa nella lotta alla droga e le difficili estradizioni
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Articolo di Donatella Poretti
26 novembre 2004 20:17
 
La settimana e' iniziata con la visita del presidente Usa George W. Bush a Cartagena, venuto a mostrare amicizia e collaborazione al presidente Alvaro Uribe, promettendo di rinnovare gli aiuti del Plan Colombia anche per i prossimi anni. La stessa settimana e' finita con una richiesta di estradizione per narcotraffico di due uomini chiave nella gestione del conflitto interno che da oltre 40 anni insanguina il Paese.

Lunedi' 22 novembre 2004, Cartagena de Indias. "La droga che finanzia il terrorismo ha sacrificato due generazioni di colombiani, con migliaia di giovani assassinati o incarcerati, e le loro famiglie distrutte. La droga che finanzia il terrorismo minaccia di distruggere la foresta amazzonica. E gia' l'ha fatto eliminando 1.700.000 ettari di bosco tropicale in Colombia. Il sostegno nordamericano ha lasciato da parte le parole e si e' trasformato in sostegno concreto. Siamo fiduciosi che gli Stati Uniti e il presidente Bush proseguiranno con gli aiuti fino a che la Colombia sara' libera dalla piaga del terrorismo e della droga. L'operazione non la possiamo lasciare a meta' strada, la vinceremo, ma ancora non l'abbiamo vinta. Abbiamo fatto passi avanti ma il serpe e' ancora vivo", aveva detto Uribe.
"Il mio Paese continuera' ad aiutare la Colombia nel proseguire questa lotta vitale. Dal 2000, quando e' iniziato il Plan Colombia, gli Stati Uniti hanno inviato oltre 3 miliardi di dollari per aiuti vitali. Continueremo a somministrare questi aiuti. [.] Signor Presidente, Lei e il suo Governo non ci avete deluso. Il Plan Colombia gode di un ampio sostegno bipartisan nel mio Paese e il prossimo anno chiedero' al nostro Congresso di rinnovare il suo appoggio, in maniera tale che questa valorosa Nazione possa vincere la guerra contro i narcoterroristi", aveva risposto Bush.

Giovedi' 25 novembre 2004, Bogota. A Palacio de Nariño, negli uffici della presidenza arriva una "patata bollente": il via libera da parte della Corte Suprema della Giustizia all'estradizione negli Usa per l'accusa di narcotraffico di: Salvatore Mancuso (capo militare, e oggi anche politico, dei paramilitari di destra delle Auc), Carlos Castaño (vecchio capo politico delle Auc, oggi scomparso e dato per morto) e Simon Trinidad (capo simbolico della guerriglia marxista delle Farc, attualmente in carcere in Colombia). Spetta ora alla presidenza la decisione finale se autorizzare, o no, l'estradizione.
Eliminato Castaño, di cui si sono state perse le tracce, gli altri due sono uomini simbolo per le due fazioni, in lotta tra loro e con lo Stato, anche se le Auc sono in una delicatissima fase di negoziati per un disarmo e una loro smobilitazione. A gestire le difficili trattative c'e' lo stesso Mancuso.
Il quotidiano colombiano El Tiempo proponeva oggi nel suo editoriale "L'ora delle estradizioni", un'analisi delle possibili scelte. Le strade che ha davanti Uribe sono tre: estradarli entrambi, nessuno dei due o solo Trinidad.
Questa ipotesi sembra la piu' accreditata, anche secondo la tradizione che durante un negoziato vengono sospese le pendenze giudiziarie, e quindi anche le estradizioni. Ma se venisse percorsa questa strada e il capo dei paramilitari, grazie alle trattative con il Governo, usufruisse di un trattamento particolare, ci sarebbe la certezza di una recrudescenza delle azioni delle Farc. Per di piu' a livello internazionale la mossa verrebbe letta come quella di un Governo morbido con i paramilitari di destra e rigido con la guerriglia di sinistra. Una pessima immagine peraltro gia' in circolazione. La Casa Bianca sarebbe soddisfatta a meta'.
L'ipotesi di estradarli entrambi getterebbe nel profondo caos qualsiasi tentativo di negoziato con entrambe le "organizzazioni". "Uno scenario che lascerebbe Washington soddisfatto e il Governo colombiano in guerra su tutti i fronti". Un caos.
L'ultima strada, non estradare nessuno, avrebbe come possibili effetti quello di lanciare un ponte nei confronti delle Farc e sarebbe altresi' "una chiara affermazione dell'autonomia nazionale per uscire dal nostro conflitto armato senza tante pressioni esterne. Ma sarebbe difficile da spiegare agli Usa. [.]
E' delicata e difficile la complessa decisione che spetta al tavolo del presidente, che ci ricorda come l'estradizione e' una delle maggiori sfide che devono affrontare i presidenti colombiani. Doveva succedere. Cio' che e' da vedere, e' se il Governo si era preparato per questo momento decisivo e se la scelta verra' fatta con l'attento calcolo strategico e politico che richiede l'interesse nazionale".
 
 
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