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Tra chi taglia i nastri e chi blocca la strada, l'inaugurazione di Castelfranco Emilia
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Articolo di Donatella Poretti
21 marzo 2005 17:11
 
Movimentata inaugurazione per la casa di reclusione a custodia attenuata per detenuti tossicodipendenti, prima struttura del genere in Italia, a Castelfranco Emilia, nel modenese.
Ad attendere i ministri della Giustizia e dei Rapporti con il Parlamento un presidio, che si e trasformato in un blocco della trafficata via Emilia. All'interno polemiche con la stampa e minacce di querele per La Repubblica. Contemporaneamente, a Roma, un blitz al Dipartimento nazionale antidroga. E ovviamente tanti commenti e prese di posizione. Ma riepiloghiamo gli eventi in ordine cronologico.

La cerimonia inaugurale: "un fiore all'occhiello"
Polemiche frutto di una "precisa e scientifica disinformazione", secondo le parole del guardasigilli Roberto Castelli. "Siamo abituati a lavorare -ha detto nel saluto alle autorita'- e non abbiamo tempo per rispondere a tutte le polemiche. Qui, pero', si e' fatto qualcosa di piu', si e' cercato di creare un clima di tensione sociale con una operazione, da condannare, di precisa e scientifica disinformazione. Al contrario, oggi si vede che questo e' un fiore all'occhiello del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria". "E' la prima volta che due ministri inaugurano un istituto penitenziario e questo dimostra quanto a questo Governo stiano a cuore le politiche per i tossicodipendenti".
Il saluto dei ministri e' stato preceduto da un breve messaggio del vice premier Gianfranco Fini che ha espresso apprezzamento per l'iniziativa. Castelli che ha affermato comee questo primo esperimento potra' essere seguito da altre esperienze analoghe in Italia, ha ricordato che in Italia il 30% dei detenuti sono tossicodipendenti e il 40% si trova in carcere per reati legati alla droga. "Si tratta di un problema importante e ci sono due strade per affrontarlo: rifugiarsi nella detenzione e nella somministrazione di succedanei chimici che a lungo andare condannano i tossicodipendenti alla disperazione, oppure fare come oggi, con un percorso piu' impegnativo mirato al recupero, che e' quello che privilegiamo, per dare una speranza ai tossicodipendenti".
"L'amministrazione penitenziaria ci fa vedere una bellissima cosa, il contenitore; sul contenuto ci sara' ancora molto da lavorare: mi appello a tutti perche' questo esperimento possa avere successo ed essere un punto di riferimento", ha detto durante la cerimonia il ministro Carlo Giovanardi. "La posta in gioco e' molto alta: non arrendersi di fronte a vicende che possono sembrare in un qualche modo irrecuperabili e che invece possono avere sbocchi positivi dentro il contenitore ci sara' un contenuto di grandissima importanza. E' una bella idea, difficile da realizzare, quella di fare entrare in questa struttura gestita dal Dap, tutti coloro che operano per il recupero dei tossicodipendenti". Giovanardi ha sottolineato come l'idea del progetto sia quella di far entrare in una struttura gestita dal Dap tutti coloro che sono impegnati nel recupero dei tossicodipendenti: "comunita', sert, coop sociali, enti locali, per contribuire al progetto di recupero che ora dovra' essere elaborato".
I due ministri, accompagnati dal capo del Dap (dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) Giovanni Tinebra, hanno poi visitato la struttura, che comprende 24 stanze da 2-3 posti, con bagno, acqua calda e televisore. La casa, ospitera' 80 persone, solo uomini, divisi in due sezioni. Si trattera' esclusivamente di persone condannate a pene superiori ai quattro anni, che non consentono quindi l'affidamento ai servizi sociali. Attorno alla casa sorgono stalle, serre, laboratori artigianali in cui lavoreranno i detenuti.


Nel frattempo... manifestazioni a Castelfranco e a Roma
"Un carcere per tossicodipendenti, due Cpt, basta lager in Emilia-Romagna", con questo striscione una quarantina di manifestanti, tra i circa 200 che si erano dati appuntamento a Castelfranco, hanno bloccato la strada, e quindi il traffico della via Emilia, per un paio d'ore.
Il presidio davanti all'ingresso della casa di reclusione era stato indetto dal Coordinamento contro il carcere di Castelfranco che raggruppa Rete Lilliput, Rdb-Cub, giovani comunisti, Rifondazione Comunista, Cgil, Verdi, Attac, Giuristi democratici e il Social forum di Modena, oltre a Rete Libera e anarchici. Sul posto alcuni esponenti politici tra cui l'on. Titti De Simone del Prc, Leonardo Masella, capogruppo Prc nel consiglioregionale dell'Emilia-Romagna, Valerio Monteventi, consigliere comunale di Bologna dello stesso partito, e Mauro Tesauro del coordinamento dei verdi del comune di Modena.

Contemporaneamente a Roma una sessantina di no global hanno occupato gli uffici del Dipartimento nazionale antidroga. Con un blitz i giovani, studenti e precari, si sono introdotti negli uffici del Dipartimento per manifestare contro "la carcerizzazione dei tossicodipendenti". "Il consumo non si chiude in carcere. Fini e Muccioli piantatela", recitava lo striscione attaccato al cancello del dipartimento. Tra i dipendenti c'e' stato un momento di paura, poi la situazione si e' tranquillizzata, con i manifestanti fuori, controllati a vista dai poliziotti. A parlare con loro e' arrivato il deputato dei Verdi Paolo Cento. A blitz concluso i partecipanti spiegano che "si e' trattato di un'azione simbolica e pacifica di occupazione", ma avvertono "e' solo la prima azione di una lunga campagna contro questo tipo di carcere e contro una politica sulla droga che penalizza il consumo".

Un'azione "intimidatoria e inconcepibile", cosi' Andrea Fantoma, direttore generale dell'Ufficio per il monitoraggio del Dipartimento antidroga, definisce il blitz di stamani al Dipartimento. "Una violenta protesta" che ha tentato di occupare gli uffici e "interrompendo le attivita' che si stavano svolgendo". "Questa azione intimidatoria e' inconcepibile, in quanto il Dipartimento nazionale ha ripetutamente manifestato la disponibilita' al dialogo con tutte le componenti e gli operatori del settore". "L'efficacia dell'azione del Dipartimento, che ha intrapreso con le Regioni e con gli operatori un percorso condiviso che garantisca un'ampia partecipazione in vista della Conferenza nazionale di Pescara, evidentemente non e' gradita a chi ha interesse a creare piu' un clima di tensione sociale che una dialettica serrata ma corretta. Richiamo tutti a un atteggiamento di responsabilita'; isolare i violenti e gli intemperanti e' indispensabile per favorire una seria discussione nel merito dei problemi da affrontare". Fantoma conclude annunciando che il Capo Dipartimento, Nicola Carlesi, ha convocato per domani una conferenza stampa nella quale "fara' il punto sulla situazione generale in atto".


San Patrignano non gestira' Castelfranco
Uno dei punti maggiormente contestati e' la gestione della struttura affidata alla Comunita' di San Patrignano. Ma il ministro Castelli la smentisce. "Non e' vero", "San Patrignano e' una delle tante organizzazioni di volontariato contattata, che ha risposto sollecitamente. Ma non si e' mai pensato che dovesse gestire la struttura di Castelfranco. San Patrignano verra' trattata con attenzione, come le altre. Tutto e' gestito dal Dap, con la collaborazione di chi vorra' farlo. Ma sotto la responsabilita' del Dap. Su questo non c'e' nulla da chiarire. E' chiaro che valuto molto positivamente l'attivita' della comunita' di San Patrignano, ma questo non toglie che non possiamo dare in gestione un nostro istituto a una struttura privatistica ancorche' meritoria". Castelli ha aggiunto che "chi fa informazione dovrebbe capire. Io mi sono preso del nazista e questo doveva essere un lager. Questo non l'hanno detto quattro facinorosi, ma pure persone che ricoprono importanti ruoli istituzionali anche a livello regionale".


La polemica con La Repubblica
"Credo si debba denunciare un fatto gravissimo -ha detto ancora il ministro nel corso della conferenza stampa seguita alla cerimonia di inaugurazione- penso che abbiamo dato prova mille volte di essere grandi paladini della liberta' di opinione e di stampa. Pero' in questo caso c'e' stato un quotidiano che e' andato molto al di la' del diritto di liberta' di stampa, tanto e' vero che ho incaricato i miei uffici di valutare se ci sono gli estremi per una denuncia alla magistratura ai sensi dell'art.656 del Codice Penale. Perche' non si possono fare articoli di grandissima rilevanza su un quotidiano di importanza nazionale, propalando notizie assolutamente false, tese a esacerbare gli animi e ad aizzare qualche facinoroso che poteva creare anche questioni di ordine pubblico, che anzi le ha create. Mettiamo che oggi ci fosse stato qualche incidente con qualche ferito, di chi era la responsabilita'? Di questi irresponsabili che hanno pubblicato notizie del tutto false, oggi abbiamo fatto, oltre all'inaugurazione, anche un'opera di verita': tutti hanno potuto vedere di quale modernissima struttura stiamo parlando, quale sara' l'ambiente in cui questi ragazzi vivranno. Quali saranno i programmi di recupero e' ancora prematuro da dire, perche', allestita ora la struttura, potremo poi, anche attraverso l'interlocuzione con tutta la societa' civile e gli enti locali che vorranno collaborare con noi, dare vita a programmi concreti. Ma credo che vada stigmatizzata questa operazione non solo di disinformazione, ma di aspetti che potrebbero riguardare il Codice Penale, fatti da questo quotidiano".
I riferimenti erano al quotidiano La Repubblica e all'articolo pubblicato lo scorso 21 febbraio a firma Jenner Meletti. Il giornalista presente alla conferenza stampa ha chiesto quali sarebbero queste falsita'. "Che, ad esempio -ha risposto Castelli- noi volevamo dare in totale gestione di natura privatistica questo istituto a una organizzazione privata di volontariato. Questo ha esacerbato gli animi. Ma si tratta di una cosa non solo falsa, ma neanche mai pensata perche' oltretutto, anche volendo, non potremmo farla". Meletti ha ribattuto che il suo articolo non parlava di una gestione assoluta ."Lei e' l'avvocato difensore?", gli ha chiesto il ministro. Qualcuno gli ha spiegato che si trattava dell'autore dell'articolo. "Allora credo che lei potra' forse ricevere qualcosa prossimamente, si trovi un avvocato", gli ha detto Castelli. "Ce l'abbiamo gia"', ha ribattuto il giornalista. "Lo so -ha chiosato il ministro- con tutte le falsita' che dite lo avrete a tempo pieno".


Un esperimento di alto valore sociale
"Io non so quale furore ideologico e quale disinformazione possano portare delle persone a contestare esperimenti di cosi' alto valore sociale e civile come quello che stiamo tentando qui a Castelfranco", ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi sulla protesta inscenata in occasione dell'inaugurazione della casa di reclusione a custodia attenuata per detenuti tossicodipendenti. Giovanardi ha parlato durante la conferenza stampa al termine della visita inaugurale al carcere. "Tutti coloro che hanno potuto vedere questa struttura straordinaria, all'avanguardia per il comfort che avranno i detenuti, per i laboratori e il grandissimo spazio esterno si renderanno conto che chi ha causato gli incidenti o bloccato la via Emilia, chi ha parlato di Auschwitz, di campi di concentramento, di lager, non sa assolutamente di cosa parli" ha aggiunto il ministro. Ma il progetto di legge Fini sulla droga prevede sanzioni contro gli assuntori? E' stato chiesto a Giovanardi. "Non c'e' dubbio: il principio e' che drogarsi non e' lecito, ma chi consumera' personalmente droga avra' solo sanzioni amministrative per esempio il ritiro della patente", ha spiegato Giovanardi, che ha aggiunto che la struttura di Castelfranco e' riservata solo a detenuti condannati a pene gravi, superiori ai quattro anni. "Qui vengono ospitate solo persone che hanno commesso gravi reati che non consentono loro di uscire dal carcere e che sono anche tossicodipendenti".


La giornata proseguiva con un'altra manifestazione... a via Arenula
A pochi metri da via Arenula, dove ha sede il ministero della Giustizia, si erano date appuntamento le associazioni antiproibizioniste rappresentate da Confinizero (tra cui Lilliput e Antigone), affiancate dagli attivisti dei collettivi Esc e Astra (reduci dal blitz di stamane al Dipartimento Antidroga) e da rappresentanti di Verdi, Prc e Cgil. La divisa a strisce del carcerato, con tanto di palla al piede e lo sferragliare delle catene che risuonava da un altoparlante, era la rappresentazione che si offriva ai passanti.
"Legge Fini sulle droghe: un arresto in ogni famiglia": cosi' uno dei tanti striscioni srotolati da una cinquantina di manifestanti, mentre gli altoparlanti trasmettevano a tutto volume i rumori della vita in carcere. Il fatto di aver coinvolto la comunita' di San Patrignano nel carcere di Castelfranco non e' altro -denunciano i rappresentanti di Confinizero- che "una manovra consequenziale rispetto alla logica veicolata nella legge Fini sulle droghe che conferisce ai provati la possibilita' di decretare lo stato di tossicodipendenza del soggetto, prendendolo in cura grazie a lauti contributi statali". "E' vero che la sicurezza viene affidata al Dap -dice Patrizio Gonnella di Antigone- ma il trattamento terapeutico spettera' a San Patrignano. Qui c'e' una sola filosofia, quella di Muccioli".
"Noi non vogliamo che i tossicodipendenti vadano in carcere -spiega Franco Corleone, del Forum Droghe-. Castelli, Giovanardi, Fini e Mantovano vogliono una legge che portera' decine di migliaia di persone in carcere. Sicuramente se ne vergognano e non dicono percio' che la struttura di Castelfranco e' un carcere, limitandosi a definirla una 'comunita'".
Paolo Cento, deputato dei Verdi, punta il dito contro "la gestione privatistica del sistema penale", e chiede che il governo riferisca in Parlamento sul progetto di Castelfranco. E avverte: "non c'e' bisogno che venga approvato il Ddl Fini sulle droghe perche' e' sufficiente pensare che se venisse approvata la legge sull'aumento dell'aggravante per i recidivi, vale a dire le contestazioni piu' tipiche per i tossicodipendenti, il pianeta carcere rischierebbe di esplodere. Cosi' facendo importeremmo in Italia il modello americano senza discuterne in Parlamento".
Francesco Piobocchi, di Rifondazione Comunista, accusa: "Una legge che fa pena, ovvero il Ddl Fini, non poteva che partire dall'apertura di un carcere privato, quello di Castelfranco, per la cura coatta dei tossicodipendenti". E proprio contro la legge Fini, Prc e Giovani comunisti annunciano "l'accerchiamento, il 21 settembre prossimo, della Conferenza nazionale sulla droga organizzata a Pescara dal governo".
Anche per i no-global e per le sigle antiproibizioniste come 'Esc' e 'Astra' la battaglia e' "appena cominciata". "L'occupazione simbolica di oggi del Dipartimento Antidroga e' una prima tappa -dice Luca Blasi, di Astra-. Vogliamo che i partiti di sinistra e i sindacati dicano una parola chiara sul problema carceri e tossicodipendenza. Non possiamo essere ambigui come e' stata oggi la Cgil che ha condannato i blocchi stradali sulla via Emilia a Castelfranco".


I commenti
"Un pericoloso precedente", questo rappresenta per il parlamentare dei Verdi, Mauro Bulgarelli, il "nuovo carcere per tossicodipendenti, eufemisticamente chiamato casa di reclusione a custodia attenuata". "Al tempo stesso e' un momento di continuita' con le peggiori e autoritarie esperienze di recupero come quelle della comunita' di San Patrignano e di contiguita' con i CPT, veri carceri preventivi per extracomunitari che si stanno moltiplicando anche in Emilia Romagna". "Grazie alle pressioni di potenti lobby e alla volonta' di alcuni politici come Gianfranco Fini, il nostro Paese sta trasformandosi silenziosamente in un laboratorio della repressione privatizzata dove gli immigrati, i tossici ma anche i giovanissimi su cui pesano reati da riformatorio, divengono un business per organizzazioni che riescono a convogliare grandi risorse, pubbliche e private, locali ed europee in progetti di grande ambiguita' etica dove si determina, di fatto, uno spazio a giurisdizione privata". "Le tristi vicende del Regina Pacis dovrebbero far riflettere quanti credono di fare di queste esperienze il modello di riferimento dimenticando tutte le importanti esperienze che, con maggior umanita', hanno dato risultati migliori".

"Castelli non conosce la legge", attacca Paolo Ferrero, della segreteria nazionale Prc. "Prima di dire che chi protesta contro la proposta di Fini sulle droghe e le carceri per tossicodipendenti produce disinformazione scientifica, il ministro leghista farebbe bene a leggere la proposta di legge che e' attualmente in discussione al Senato. Se questa venisse approvata, le carceri si riempirebbero ancora di piu' di tossicodipendenti e semplici consumatori, aumentando sofferenze e costi sociali". "Un fenomeno complesso come quello delle droghe non si affronta con la galera e con il ricovero coatto, ma con la realizzazione di politiche di intervento basate sull'evidenza scientifica e con la lotta alla precarieta' sociale".

Il vicepresidente della commissione Giustizia della Camera Paolo Cento, deputato dei Verdi chiede che i ministri Castelli e Giovanardi riferiscano in Parlamento. "L'inaugurazione rappresenta un preoccupante tentativo di anticipare nei fatti l'applicazione della legge Fini sulle droghe ancora in fase iniziale di discussione in Parlamento. Vi e' il tentativo di privatizzare l'amministrazione della sanzione penale a danno di tossicodipendenti e con un forte caratterizzazione proibizionista, inutile a combattere questo fenomeno. Castelli e Giovanardi anziche' andare a tagliare nastri elettorali hanno il dovere di venire a riferire in Parlamento sulla natura e i contenuti di questo carcere oltre che di rispettare un corretto dialogo con le istituzioni locali. La mobilitazione No Global e degli antiproibizionisti contro questa inaugurazione rappresenta la volonta' diffusa di centinaia di associazioni di non accettare la privatizzazione proibizionista dell'intervento sui detenuti tossicodipendenti".

"Sui temi della droga e della tossicodipendenza non c' e' alcuna volonta' di dare vita ad una discussione serena", dice l'esponente di Alleanza Nazionale e ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, il quale considera "un episodio gravissimo e preoccupante" il tentativo di irruzione nella sede del Dipartimento Nazionale Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio. "Si tratta soltanto di pura violenza da parte di veri e propri teppisti che non hanno argomenti e puntano solo ad attaccare il Governo e la sua politica di contrasto alla tossicodipendenza. Oggi chi occupa, minaccia funzionari pubblici nell' esercizio della propria funzione, e' a favore dell'illegalita', della liberalizzazione indiscriminata delle droghe, e' contro la vita. Un atteggiamento che non possiamo assolutamente accettare". Gasparri ricorda che il Governo fin dall'inizio ha portato avanti una politica della fermezza contro la droga. "Fermezza che non significa, come qualcuno vorrebbe far passare, repressione indiscriminata. Non c'e' dialogo con chi vuole lo scontro, con chi cerca la strada della violenza. Per questo sarebbe opportuno che da parte dell'opposizione si evitasse qualsiasi strumentalizzazione e di prestare il fianco a queste pericolose manifestazioni di intolleranza. A chi, invece, dimostra il suo impegno nella lotta alla droga e oggi e' stato vittima di una inaudita aggressione va la solidarieta' di chi, come me, e' contro la tossicodipendenza".

L'istituto di Castelfranco Emilia fornisce "concrete ipotesi di reinserimento per il detenuto che, uscendo dalla dipendenza, apprende un lavoro". Ad affermarlo e' sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, secondo il quale per la Sinistra invece "l'unica ipotesi praticabile resta quella della distribuzione controllata della droga e delle siringhe sterili". "L'istituto inaugurato oggi e' il primo in Italia dedicato esclusivamente a condannati tossicodipendenti: a persone, cioe', che hanno ricevuto una pena significativa non a causa della loro dipendenza, ma per aver commesso reati, anche gravi; tali persone hanno pero', per la peculiare situazione personale, necessita' di spazi e di recupero diverse da quelle che puo' offrire un carcere ordinario. La nuova casa di reclusione offre aule, laboratori, una falegnameria, una lavanderia, 23 ettari di terreno, 4 serre, con produzioni di qualita', da vendere all'esterno, e quindi concrete ipotesi di reinserimento per il detenuto". "Una speranza di questo tipo e' osteggiata violentemente da chi ha perfino bloccato il traffico della strada per Castelfranco e presidiato l'ingresso dell'istituto, mentre a Roma ha occupato gli uffici del Dipartimento nazionale antidroga: le proteste sono organizzate, fra gli altri, da Rete Lilliput, giovani comunisti, Rifondazione Comunista, Cgil, Verdi, Attac e altri, e sul posto sono andati anche esponenti politici qualificati del Prc". "Mentre il Centrodestra col ddl Fini, in discussione al Senato, amplia l'area della prevenzione e dell'uscita dalla tossicodipendenza, e con interventi come quello odierno dimostra nei fatti che il recupero viene orientato anche a chi altrimenti resterebbe in un carcere ordinario, la sinistra conferma che l'unica ipotesi per essa praticabile e' quella della distribuzione controllata della droga e delle siringhe sterili. In una proposta di legge (n. 1021) presentata alla Camera l'attuale candidato del centrosinistra alla guida della regione Puglia, on. Vendola, immagina la 'somministrazione di eroina o di morfina sotto controllo medico all'interno di strutture sanitarie pubbliche', poiche' 'occorre consentire a quel tossicodipendente di assumere sostanze nelle condizioni sociali, igieniche, sanitarie e giuridiche le meno pericolose, afflittive e oppressive possibili'". Per Mantovano, dunque, "se la sinistra vincesse in Puglia, la quota pugliese del 75% del fondo nazionale contro la droga verrebbe impiegata per acquistare siringhe e per affittare 'sale per il buco'". "A Castelfranco Emilia il governo di centrodestra indica oggi una strada diversa, che parte dal presupposto che cio' che importa realmente non e' l'asetticita' della siringa, ma il suo contenuto e i suoi effetti".

"Un grande spot pre-elettorale che presenta parecchie ombre", cosi' Marco Rizzo, Presidente della Delegazione dei Pdci al Parlamento Europeo, denunciando che "la Cdl brama uno stato illiberale esecutore di ricoveri coatti". "Non e' la prima volta che si verificano 'fughe di notizie' inerenti il 'carcere' di Castelfranco Emilia. Peccato che non siano poi avvenute altrettante solerti credibili smentite". Il parlamentare sottolinea che "risulterebbe che la polizia penitenziaria avrebbe dovuto seguire corsi presso la comunita' di San Patrignano sui metodi da adottare per trattare i detenuti tossicodipendenti. Se non si chiama privatizzazione, e possiamo concordare, come vogliamo chiamarla? Appalto? E secondo quali criteri?". Secondo Rizzo,"la visione della societa' della Cdl, retriva, proibizionista e medievale, mette a repentaglio le liberta' personali e gli spazi di agibilita' democratica per tutti. Temi complessi quali la tossicodipendenza vengono trattati nella migliore delle ipotesi con la professionalita' delle chiacchiere da bar, quando non ci troviamo di fronte a vere e proprie concezioni repressive e punitive, lesive per la dignita' dell'individuo".

"Meglio non fare dei tossicodipendenti, dei detenuti. Sbagliato poi beffarsi di loro ingannandoli con la remota ipotesi di lavorare gratis", afferma Irene Testa, segretaria dell'associazione "Il detenuto ignoto", membro della giunta nazionale di Radicali Italiani. Nel valutare positivamente l'opportunita' per i detenuti di "un trattamento alternativo alla carcerazione" e di impegnarsi in attivita' produttive lavorative, Testa esprime una serie di dubbi, il primo dei quali riguarda "la possibilita' di relazionarsi a qualcosa come un''azienda carcere', o 'carcere azienda', concessa per ora solamente a selezionatissimi detenuti tossicodipendenti". Una discriminante, che "rischia di tramutarsi nello sfruttamento a costo zero dei detenuti, in sostanza a uno sdoganamento del lavoro forzato". L'esponente radicale considera, inoltre, grave "che la direzione carceraria e la direzione aziendale coincidano nella stessa figura, nella stessa organizzazione. Cio' costituisce un catalizzatore quanto mai efficace perche' si attivino dinamiche che favoriscono il profitto aziendale, a discapito dei diritti del detenuto. Quindi, ben venga l'azienda carcere e il lavoro, ma per tutti i detenuti, comunque sempre retribuito e nel rispetto dei diritti". I tossicodipendenti, conclude, devono essere invece lasciati liberi "di scegliere di curarsi in una comunita', attraverso politiche di regolamentazione del fenomeno, piuttosto che criminalizzarli, rinchiuderli e beffarsi di loro con la remota ipotesi che ottengano, grazie al carcere azienda di Castelli, Giovanardi e Muccioli, di lavorare gratis".

Il Coordinamento Nazionale Comunita' di Accoglienza (Cnca) prende le distanze dall'iniziativa di istituire un carcere per tossicodipendenti, una modalita' che non condivide e nei cui confronti ritiene "urgente una forte azione di contrasto". Il Cnca esprime dunque preoccupazione per tale proposta e chiede l'avvio di una riflessione seria sulla questione carcere e tossicodipendenza. Le persone tossicodipendenti in carcere, affermano, risultano superare le 15.000 unita' ogni anno, e questo rende necessario "attivare un piano organico di interventi piu' che nuove progettazioni 'spot' isolate, non ripetibili e di forte profumo elettorale e politico". Le poche informazioni disponibili sull'esperienza di Castelfranco, secondo Cnca, descrivono un "capovolgimento della filosofia dell'intervento delle comunita' in carcere, con l'assunzione di responsabilita' contenitive e di supporto alla detenzione da parte degli operatori sociali", con "una rinuncia ai fondamenti stessi del percorso terapeutico, cioe' la libera scelta e la responsabilita' della persona nell'avvio e nel prosieguo del programma rieducativo". In se', precisano, la presenza degli educatori non modifica da sola la valenza puramente contenitiva che il carcere attualmente esplica, cioe' che preoccupa e' la "proposta di trasformazione dell'educatore in guardia carceraria e del percorso terapeutico in lavoro in carcere". Ritengono piuttosto che il lavoro sia estremamente utile ed efficace in contesti di affidamento e detenzione alternativa alla struttura carceraria stessa (la comunita' o i servizi territoriali). Ancora, la federazione esprime "viva preoccupazione per il ruolo improprio e inaccettabile che alcune organizzazioni del privato sociale hanno deciso di condividere nell'esperienza di Castelfranco Emilia. Riteniamo che si rischi un'altissima ambiguita', in cui le dimensioni educativa e trattamentale, come talvolta e' gia' successo, si convertano in un'esperienza gravemente coercitiva, in una logica puramente dissuasiva, creando forte ambivalenza tra luoghi della giustizia e messaggi pseudo-trattamentali". Rischio, che, secondo le comunita', a Castelfranco Emilia appaiono "amplificati anche dal fatto che tale esperienza viene affidata a realta' del privato sociale di cui non condividiamo i dichiarati metodi di dissuasione e di contenimento, a volte estremi, che si vorrebbero legittimati dal fatto che il fine giustifica i mezzi". Preoccupa infine "l'assenza, nella proposta governativa, di una progettualita' condivisa con la rete territoriale e lo scavalcamento delle competenze pubbliche territoriali. Riteniamo, invece, che vadano sviluppate progettazioni e percorsi condivisi con tutte le componenti sia pubbliche sia private che con il carcere collaborano: enti locali, Sert, comunita', associazioni, operatori della giustizia". "Non servono le pseudo carceri modello serve un progetto vero e complessivo con interventi organici e strutturali che prevedano un ricorso ben piu' significativo e integrato alle misure alternative alla detenzione".

Quella di Castelfranco Emilia e' una "questione controversa" ma "in linea teorica qualsiasi struttura alternativa alla detenzione, per i tossicodipendenti, e' meglio del carcere", e' la posizione di Alessandro Coacci, presidente di Federserd, la federazione degli operatori dei servizi delle dipendenze. Coacci parte dal concetto "irrinunciabile" che "i tossicodipendenti non devono andare in carcere, almeno per i reati minori", in quanto quella della detenzione e' "un'esperienza traumatica e assolutamente dannosa" nonche' contraria al "percorso di ricostruzione della persona". Quindi, "in via teorica, una struttura alternativa puo' essere una cosa buona". Molto, precisa poi, dipende dal programma che viene attuato nella struttura, e sul quale ci vuole "massima trasparenza": "non ne so molto ma ritengo che il programma di San Patrignano per Castelfranco sara' sicuramente volto al recupero". Poi pero' si chiede: "perche' e' stata affidata a loro e non ai servizi pubblici?". Coacci si dice contrario alla cosiddetta 'detenzione attenuata', perche' i detenuti tossicodipendenti rimangono in carcere, mentre quello che serve e' "portarli fuori, in strutture di recupero, con programmi protocollati e sperimentati, e dove servizi pubblici e comunita' accreditate lavorino insieme".

"Un progetto ambiguo per le sue caratteristiche e per le sue finalita'", cosi' Fabrizio Rossetti, responsabile del settore penitenziario della Funzione pubblica-Cgil. Il sindacato critica innanzitutto il fatto che dietro questo progetto vi sia la Comunita' di San Patrignano, in questo modo non riconoscendo "il ruolo della Regione e del Servizio sanitario territoriale, titolare ai sensi del decreto legislativo 230 del 1999 delle funzioni di cura e di riabilitazione dei detenuti tossicodipendenti". E ancora: "e' un progetto che, di fatto, introduce soggetti privati nella conduzione di un regime carcerario e delle regole di trattamento delle persone detenute previste dall'Ordinamento penitenziario. Soprattutto e' un progetto che, anziche' orientare il trattamento dei tossicodipendenti detenuti verso sbocchi che portino a misure alternative al carcere, porta la comunita' terapeutica all'interno delle mura". "Sono note ed autorevoli le critiche al modello San Patrignano, che istituzionalizza la vita del tossicodipendente, ma che spesso trova limiti e difficolta' insormontabili nel momento dell'effettivo reinserimento sociale della persona. Forse la scelta di questo modello e' la piu' congeniale alle idee di un Governo che intende relegare la cura delle tossicodipendenze alla dimensione dell'intervento compassionevole, interpretandolo, comunque, all'interno di logiche da ordine pubblico". "Logiche, d'altra parte, coerenti con il disegno di legge 'ex-Cirielli' che, aggravando le pene per le recidive di reato, rischia di far esplodere le carceri di tossicodipendenti. Insomma piu' carcere per le fasce marginali deboli, meno misure alternative, migliaia di tossicodipendenti in piu' in quella fabbrica del disagio e della criminalita' che oggi si chiama carcere. In cambio solo 'un fiore all'occhiello' per un centinaio di tossicodipendenti buoni ed acquiescenti in una galera forse meno dura, ma senza prospettive alcuna". Il responsabile del settore penitenziario della Cgil conclude chiedendo che venga data "una risposa credibile" alla domanda su chi paghi San Patrignano: "I bilanci del Ministero della Giustizia sono da anni disastrosi per cio' che riguarda cure, riabilitazione e trattamento dei detenuti. La Regione Emilia Romagna non ha condiviso il progetto. Allora San Patrignano ed i suoi sponsor come pensano di far fronte alle spese? Forse sfruttando la rendita del carcere-azienda? La tossicodipendenza puo' essere anche un buon affare?".

Un "progetto pubblicitario e di natura politica, i cui effetti negativi non potranno che ricadere sulla polizia penitenziaria", secondo Leo Beneduci, segretario generale dell'Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria (Osapp). Un paio di anni fa, quando di comincio' a parlare del progetto, l'Osapp ebbe contatti con Andrea Muccioli, per avere assicurazioni dalla Comunita' di San Patrignano circa il fatto che "gli agenti di polizia penitenziaria avrebbero seguito un corso sul trattamento dei tossicodipendenti". "Non mi risulta che cio' sia avvenuto. D'altra parte e' inaccettabile che la polizia penitenziaria che opera a Castelfranco prenda ordini da soggetti esterni, pur trattandosi di personale qualificato". "Resta pertanto l'incognita su quale ruolo avranno i 50-60 poliziotti penitenziari a Castelfranco".

"L'inaugurazione a Castelfranco Emilia di un carcere speciale per tossicodipendenti desta piu' di un interrogativo. Non basta tagliare nastri, ci sono domande a cui il governo deve rispondere, ci sono punti su cui deve fare chiarezza'". Lo dice il senatore Massimo Brutti, responsabile Giustizia dei Democratici di Sinistra.
"Il ministro Castelli risponda in Parlamento, illustrando in modo chiaro il progetto in cui si inserisce il nuovo carcere. Ad oggi non ci e' chiaro il ruolo che dovrebbe essere svolto dalla comunita' di San Patrignano. Castelli ha smentito con alcuni giornalisti che debba essere la comunita' a gestire il nuovo carcere, senza tuttavia spiegare quale sara' il suo ruolo e senza chiarire se e in quale misura il nuovo carcere debba essere gestito da soggetti privati. Leggiamo che a Castelfranco i detenuti saranno inviati dopo una selezione. Chi seleziona i detenuti? In base a quali criteri? Chi e' destinato a questa struttura? La struttura di Castelfranco Emilia viene allestita, con ogni probabilita', in vista dell'attuazione della legge Fini sulla droga. Ci sembra un eccesso di zelo. Quella legge, inutilmente repressiva, e' ancora in discussione in Parlamento. E' un testo che ci vede nettamente contrari. Bisogna pensarci meglio e trasformarne radicalmente l'impianto. Per questo intendiamo promuovere una grande iniziativa che avvii un confronto costruttivo con le comunita' impegnate su questo fronte e con il mondo scientifico. Abbiamo bisogno di un impegno istituzionale per la prevenzione, per la lotta contro il traffico degli stupefacenti, per intervenire positivamente sul disagio giovanile. Altro che carcere! La Casa delle Liberta' e' pronta a mandare in prigione anche un ragazzo sorpreso a fumare uno spinello. L'inaugurazione della struttura di Castelfranco non che e' un messaggio propagandistico con troppi punti oscuri".

"Le proteste e le manifestazioni della sinistra contro l'istituto di reclusione a custodia attenuata per detenuti tossicodipendenti sono paradossali e schizofreniche". Lo afferma il senatore Riccardo Pedrizzi, presidente della consulta etico-religiosa di An e responsabile nazionale del partito per le politiche della famiglia.
"Per una vita, infatti i compagni hanno sostenuto il diritto delle persone tossicodipendenti condannate per condotte connesse al loro stato di accedere a misure alternative alla detenzione in galera, e ora che questo si fa, consentendo ai tossicomani che hanno commesso reati per procurarsi la droga di non essere sbattuti in gattabuia a marcire, ma di andare in una struttura ad hoc che ne favorisca il recupero e il reinserimento nella societa' e nel mondo del lavoro, in applicazione della legge vigente, peraltro, gridano al lager. L'istituto di Castelfranco, cosi' come tutto l'impianto e la filosofia della legge Fini antidroga e antispaccio, si muove nella direzione di aiutare in ogni modo i tossicodipendenti a trovare le motivazioni e gli stimoli per liberarsi dalla schiavitu'. Noi vogliamo ragionare in modo da riconoscere prevalente la loro realta' di persone che hanno bisogno di aiuto,incentivandoli ad intraprendere la strada dell'integrale recupero umano e sociale, lontano da ogni droga. Capito? Cerchiamo di far evadere i tossicomani dalla galera della droga, di aiutarli a spezzare le catene della dipendenza, di far loro imboccare la via della disintossicazione e della piena riabilitazione, non di ammanettarli poliziescamente, non di chiuderli in un lager. La verita' e' che la sinistra e' animata da un odio ideologico nei confronti di quei posti dove la tossicodipendenza si cerca di combatterla e di sconfiggerla, e il danno della droga non si tenta di ridurlo, ma di eliminarlo. La sinistra preferisce quei posti in cui la tossicodipendenza la si accetta e ci si convive, e il danno della droga non si elimina, ma si cerca di ridurlo, incredibilmente, con la droga".

"Capisco che un certo mondo, che dell'inconcludenza ha fatto una ragione di vita, sia disturbato dal fatto che il Governo della Casa della Liberta' sia riuscito a passare dalle parole alle realizzazioni concrete, ma la manifestazione di protesta per l'apertura della casa di reclusione di Castelfranco Emilia, destinata alla formazione, al recupero e all'avviamento al lavoro di detenuti tossicodipendenti, sfonda davvero il muro del ridicolo e della inconsistenza logica". Lo afferma il senatore Antonino Caruso, Presidente della Commissione Giustizia del Senato, che aggiunge: "Paleo-comunisti e Verdi; Giovani comunisti e comunisti non globalizzati sono finalmente allo scoperto, tra coloro che al loro bisogno di spazio politico a buon mercato sono disposti anche a sacrificare la vita (altrui): di chi e' finito nelle curve delle droghe e riesce tuttavia a trovarsi nella condizione fortunata di scontare la pena per i reati commessi, con la prospettiva reale di un futuro 'normale', di lavoro e di liberta'. La legge Fini sulle droghe e l'istituto di Castelfranco Emilia muovono, ciascuno per la sua via, solo ed esattamente in questa direzione, con proposte attuabili e con fatti concreti, e non con le solite parole al vento cui siamo stati abituati per trent'anni e che sono la causa diretta delle centinaia di migliaia di tragedie che hanno rovinato le vita di persone e funestato quelle delle loro famiglie. In realta' il vero problema di Castelfranco Emilia e' solo quello, ma ancora per poco, di essere uno solo. La via e' quella giusta, e Governo e maggioranza la perseguiranno con determinazione e senza preoccuparsi di trovare strade occupate: tanto si tratta di un problema, quello che si sta affrontando, della droga e di chi ne paga le conseguenze sulla sua pelle, che i cittadini capiscono bene e su cui non solo sono in grado di schivare le trappole di una disinformazione di antica e definitivamente passata memoria, ma anche di sapere bene distinguere tra chi vuole vera liberta' e salute, e chi -premeditatamente e per convenienza, o anche solo per irresponsabilita'- predica falsa liberta' e morte.
Sento che la CGIL e' anch'essa della partita dei contestatori e alla stessa rivolgo un forte appello: si chiami fuori, in fretta e con decisione, per non mortificare il lavoro degli agenti di polizia penitenziaria che ad essa sono iscritti e che devono concorrere da protagonisti e a tutto titolo -come gli altri- a nuove esperienze come quella di Castelfranco Emilia".

"Qual e' il nuovo metodo che verra' adottato nell'Istituto di Castelfranco? Quali saranno i trattamenti e le terapie somministrate ai tossicodipendenti?". In un'interrogazione urgente, rivolta al ministro della Giustizia, lo chiede il senatore della Margherita Mario Cavallaro, primo firmatario della controproposta dell'Unione al Ddl sulle tossicodipendenze presentata dal governo. "Il ministro Castelli venga in Parlamento a chiarire quali saranno le funzioni e le attivita' del carcere di Castelfranco. E ci dica anche su quali basi legislative o regolamentari poggia la nascita di tale struttura. Con l'inaugurazione dell'Istituto di Castelfranco si e' ben capito che il ministro, in tema di tossicodipendenze, ha abbracciato la dottrina Fini e, anche lui, vuole puntare tutto sulla detenzione e la repressione. Ma il ministro e il vice premier sbagliano: medici specialisti, operatori sociali, responsabili di comunita' terapeutiche, venuti a riferire in Senato, hanno tutti convenuto sull'inutilita' delle politiche repressive contro la tossicodipendenza che devono, invece, cedere il passo alla prevenzione e alle politiche di recupero terapeutico e sociale. Purtroppo il carcere azienda di Castelfranco non rispondera' a tali principi. Ma il ministro venga a dirci a quali: qual e' la nuova tecnica che li' sara' utilizzata? E chi l'ha gia' sperimentata? Chi gestira' l'Istituto? E quali sono i progetti, i programmi e le modalita' di gestione? Sono interrogativi che aprono questioni molto rilevanti e che, nonostante l'avvenuta inaugurazione della struttura di Castelfranco, non hanno ancora avuto risposte. Il ministro ce le deve. E al piu' presto".
 
 
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