testata ADUC
Centroamerica. "Maras": dalle guerre civili alla violenza di strada
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Donatella Poretti
2 aprile 2005 16:15
 
Lo scorso mese di dicembre, l'America Centrale rimase costernata per l'omicidio di 27 persone a sangue freddo in un autobus, realizzato in Honduras da componenti delle "maras", bande di giovani criminali: un episodio in piu' del preoccupante fenomeno sociale che riunisce, in un circolo vizioso, gioventu' e miseria, migrazione verso gli Usa, droga e violenza.
Il fatto avvenuto il 23 dicembre, in cui morirono 19 bambini, aveva percorso l'intero continente come un segnale di allarme rispetto al grave problema di insicurezza che colpisce la regione centroamericana, ieri vittima di guerre civili e conflitti ideologici che negli anni 80 lasciarono un saldo di piu' di 300.000 morti, oggi banco della delinquenza e delle bande giovanili che seminano terrore.
Guatemala, Honduras e El Salvador sono i Paesi piu' colpiti dalle "maras", contrazione della parola "marabunta": uno sciame di formiche predatrici carnivore delle foreste sudamericane, che distruggono e mangiano qualsiasi essere vivente che trovano lungo il loro cammino.
Secondo le cifre ufficiali, tra i 40.000 e i 250.000 giovani dei quartieri marginali centroamericani fanno parte delle "pandillas", tra cui figurano le potenti Mara Salvatrucha (MS) e la Mara-18.
Sono partite come bande giovanili dei quartieri poveri, ma oggi si sono trasformate in vere e proprie organizzazioni criminali, secondo le conclusioni di uno studio dell'Universidad Centroamerica (UCA) di El Salvador.
Giovani, uomini, donne di casa povere ed emarginati, fanno parte di queste "maras", che hanno avuto come unica risposta, dallo Stato e dai Governi, quella della repressione, incarnata nel termine coniato dal presidente salvadoregno Elias Antonio Saca, della politica della "Super Mano Dura", la sua principale promessa della campagna elettorale nel 2004.
Il termine e' piaciuto ai suoi omologhi dell'Honduras, Ricardo Maduro, e piu' tardi al guatemalteco Oscar Berger, che si sono riuniti il primo aprile a Tegucigalpa per il primo "Vertice anti-maras".

Prima guerriglieri, figli di immigrati e poi "mareros"
I "maras" hanno cominciato a comparire nel decennio degli anni 90, dopo che i processi di pace tra le guerriglie di sinistra e il Governo di El Salvador (1992) e in Guatemala nel 1996.
Il fenomeno si e' esteso all'Honduras, dove non c'e' stata guerra civile, ma erano comunque presenti le cause che avevano dato origine ai conflitti armati in America Centrale: poverta', emarginazione, disoccupazione e mancanza di servizi di educazione e di sanita' pubblica, oltre alla conseguente disintegrazione familiare, derivata da questa situazione.
Le principali Pandillas, la MS e la M-18, sono considerate le piu' pericolose della regione e i loro tentacoli si estendono al Messico e agli Stati Uniti.
Entrambe sono nate a Los Angeles, California, composte da figli di immigrati che non avevano potuto integrarsi socialmente, o che si erano sentiti marginalizzati negli Stati Uniti.
Tra le "maras" vige un "codice etico" simile a quello della mafia italiana: i suoi membri vi trovano protezione e chi entra non ne esce, se non da morto. I "mareros" hanno sviluppato un'estetica trash di tatuaggi a volte enigmatici o cabalistici, dove i numeri 13, 18 o 3 sono preponderanti.

Maras, Al Qaeda o drogati?
Il 29 giugno del 2004, il ministro alla Pubblica Sicurezza dell'Honduras per rafforzare la politica di repressione aveva avvertito sulla presenza di un terrorista della rete di Al Qaeda in territorio honduregno, ventilando l'ipotesi di stabilire un'alleanza con le "maras".
Nell'ottobre del 2004 il vicepresidente del Guatemala assecondo' questa tesi. Mentre il presidente Berger ha detto che i "pandilleros" "sono utilizzati dal narcotraffico e sono grossi consumatori di droghe e per questo fanno rapine, squartano. Sono un pericolo latente".
Secondo l'incaricato governativo per i diritti umani in Honduras, Ramon Custodio, la politica di repressione e l'ipotizzato legame con i gruppi terroristi e' un metodo, perche' i governanti sanno che "con questo discorso vendono bene la loro immagine all'ambasciata americana". Un modo di richiamare l'attenzione di Washington per ottenere maggiori finanziamenti per i corpi di polizia.

La sola repressione non paga
"Uno Stato di diritto non puo' basare la sua risposta alla criminalita' con la vendetta; rispondere alla violenza con maggiore violenza. Questo significherebbe abbassarsi al livello del reato che si pretende di combattere", ha avvertito Custodio.
Per parte sua l'Universidad Centroamericana (UCA) ha certificato come i Governi di destra abbiano fallito nella lotta contro la delinquenza e la violenza. "Gli studi e le analisi che sono stati fatti, sia per il piano "Mano dura", come per quello "Super Mano Dura", oltre a richiamare l'attenzione sulle sue conseguenze negative nel piano giuridico e del rispetto dei diritti umani, hanno anticipato il loro fallimento piu' strepitoso", ha segnalato l'UCA.
L'universita' ha ricordato come El Salvador registra un aumento degli omicidi e, secondo dati della polizia, tra gennaio e febbraio 2005, 552 salvadoregni sono morti a seguito della violenza. La media di omicidi al giorno in El Salvador e' di 9,3, altissima in un Paese con 6,5 milioni di abitanti.
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS