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Il carcere duro in Brasile e' come i farmaci, con la scadenza
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Articolo di Walter Fanganiello Maierovitch *
26 luglio 2005 14:45
 
Luiz Fernando da Costa e' considerato il piu' grosso trafficante di droghe brasiliano. Chiamato Fernandinho Beira-Mar in omaggio al complesso di favelas che controlla a Vila Beira-Mar, e' condannato a 33 anni di prigione per traffico, nazionale e internazionale di droghe.
Il Governo nordamericano ha gia' richiesto l'estradizione di Beira-Mar per legami con trafficanti colombiani che esportano droga negli Usa. La richiesta nordamericana si scontra con un veto espresso nella Costituzione brasiliana, che non permette l'estradizione dei propri connazionali. Solo i non brasiliani e quelli naturalizzati potrebbero essere estradati per narcotraffico.
Fino a sabato 23 luglio, Beira-Mar scontava la sua pena in regime di "carcere duro", nel penitenziario dello Stato di San Paolo. Nonostante che le sue condanne siano della Giustizia dello Stato di Rio de Janeiro, Beira-Mar era stato trasferito in un altro Stato della federazione brasiliana. A Rio de Janeiro, infatti, e' sempre riuscito a controllare i penitenziari carioca e, grazie ai telefonini cellulari, continuava a comandare il traffico.
Nella mattina di domenica 24, Beira-Mar e' arrivato a Brasilia (la capitale federale), in un aereo speciale. I brasiliani hanno protestato, visto che quando c'era gia' stato, Beira-Mar era riuscito a controllare il traffico via telefonino, nonostante fosse stato isolato in una cella di un carcere della Polizia Federale.
Con una decisione della Giustizia, e' stata decisa la fine del "carcere duro" per Beira-Mar. Questo perche' la legge di esecuzione penale stabilisce un anno come tempo massimo di permanenza nel regime differenziato del carcere duro.
Le forbici e la colla sono bastate al legislatore brasiliano, che da poco ha modificato la Legge di Esecuzione Penale.
Dopo molti dibattiti e audizioni alla Commissione Costituzione e Giustizia del presidente dell'Istituto Brasiliano Giovanni Falcone (IBGF, clicca qui) il legislatore brasiliano si e' risolto a copiare il Codice Penitenziario Italiano, che prevede "carcere duro" per i componenti delle organizzazioni criminali di tipo mafioso.
Si pensava, all'epoca, ai componenti di punta della criminalita' organizzata brasiliana, appartenenti alle organizzazioni del Comando Vermelho, Amigos dos Amigos, Terceiro Comando, Primeiro Comando da Capital de São Paulo, etc. Queste organizzazioni controllavano e comandavano i penitenziari degli Stati di Rio de Janeiro e di San Paolo. Comandavano da dentro le prigioni il traffico di droghe, le estorsioni mediante sequestro di persona, le rivolte con morti e altri gravi crimini.
Pertanto c'era la necessita' che il Brasile potesse contare su una legislazione adeguata e cambiare quella vecchia sulle esecuzioni penali. Si penso', perfino, ad una elaborazione del progetto di un Codice Penitenziario, che il Paese non ha mai avuto.
Ad un certo punto, la gomma brasiliana e' entrata in scena nel Parlamento brasiliano. E questo per cancellare, dalla copiata legge penitenziaria italiana, il tempo indeterminato del "carcere duro". Nel codice peninsulare si parla solamente di "carcere duro" per chi lo merita, indipendentemente dal tempo. Toto' Riina, ad esempio, non ha mai manifestato pentimento e neppure intenzione di dissociarsi da Cosa Nostra e dalla vita criminale. Per questo e' mantenuto in regime di carcere duro, che conta su diversi stadi.
Il legislatore brasiliano ha preferito un criterio obbiettivo, cioe', durata certa e improrogabile di un anno. Beira-Mar deve avere ringraziato. Zitto ha sopportato un anno di regime differenziato. Sbarcando a Brasilia, domenica 24, mostrava un sorriso ironico. Ha preso il sistema brasiliano come un farmaco, con un tempo di scadenza. Come se il tempo, da solo, fosse capace di calmare la pericolosita' di un narcotrafficante potente come Beira-Mar, che ha gia' ordinato l'eliminazione crudele di innumerevoli vittime, via cellulare e dalla cella che occupava nel carcere carioca di Bangu.
Come il ministro della Giustizia fece un accordo con il governatore dello Stato di San Paolo per riceverlo nel carcere statale, Beira-Mar verifico' la sua "devoluzione" essendo terminato il tempo di un anno, ed e' arrivata la decisione della Giustizia per il suo trasferimento carcerario. Il ministro della Giustizia non e' riuscito, in questo tempo, a rispettare la promessa di costruire le carceri federali. Cosi' Beira-Mar torna a Brasilia, da dove era uscito quando si scopri' che aveva telefoni cellulari nella cella.
Ora il legislatore brasiliano dovrebbe essere messo in discussione. Il suo criterio obbiettivo, della certezza del tempo e del disprezzo verso una esperienza italiana che invece ha dato certezze, ha dato a Beira-Mar e ad altri facinorosi la certezza che volevano. Nel sistema del carcere duro italiano, molti condannati sono diventati collaboratori della giustizia, cioe', hanno raccontato, in fase di esecuzione della condanna, il modo di agire di narcotrafficanti e mafiosi. Perfino Giovanni Brusca e' diventato "pentito" (collaboratore della giustizia). Ed era stato Brusca che aveva azionato il sistema per detonare l'esplosivo che aveva fatto saltare in aria i due veicoli dove stavano Falcone, la moglie e i componenti della scorta.
Come si capisce, il legislatore brasiliano sbaglia perfino a copiare.


* 58 anni, gia' segretario antidroga del Brasile, consulente al Tribunale di Giustizia di San Paolo, presidente dell'Istituto Brasiliano Giovanni Falcone di scienze criminali
 
 
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