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Bolivia. Il rischio di una dittatura narcosindacale
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Articolo di Donatella Poretti
17 ottobre 2003 21:04
 
"Il tema del gas non e' il vero problema, e neppure da dove farlo uscire. I manifestanti non vogliono il dialogo, vogliono imporre una dittatura narcosindacale, una cosa inaccettabile per la maggioranza dei boliviani". La pesante accusa arriva dal presidente della Bolivia Gonzalo Sanchez de Lozada dopo un mese di scioperi e di manifestazioni che ha lasciato un saldo di 70 morti e piu' di 400 feriti. Alla testa dell'opposizione c'e' Evo Morales, leader dei cocaleros, ma anche indigeno aymara e capo del partito di opposizione Movimiento al Socialismo (Mas), che l'anno scorso era arrivato secondo nella corsa per la presidenza del Paese piu' povero di tutta l'America Latina.
La miccia che ha scatenato questa esplosione di manifestazioni e di violenza e' stata la proposta di esportare il gas boliviano verso gli Stati Uniti e il Messico passando attraverso un porto del Cile. I sentimenti anticileni che risalgono alla Guerra del Pacifico del 1879 si sono uniti a quelli per la "rinazionalizzazione" degli idrocarburi, alle rivendicazioni degli indigeni, dei campesinos e dei cocaleros, ma anche di una parte delle Forze Armate, tutti uniti a questo punto nel chiedere la rinuncia del presidente.
La Paz ieri e' stata lo scenario della manifestazione piu' grossa degli ultimi 20 anni, con 200 mila partecipanti secondo gli organizzatori, 50 mila secondo fonti governative. "Goni se ne vada, se ne vada il gringo!" era il grido con cui venivano chieste le dimissioni di Sanchez de Lozada. Mentre il suo Governo, la sua maggioranza e il suo stesso partito si stanno sfasciando sotto i colpi della piazza e delle morti causate dalla repressione delle forze dell'ordine, l'unico sostegno certo sembra infatti essergli giunto dalla Casa Bianca. "Che un presidente eletto possa essere deposto da proteste della piazza e' un pericoloso precedente per i Paesi dell'area e non e' salutare per una democrazia", ha spiegato ieri Bernard Aronson, sottosegretario Usa per l'America Latina. E dal Dipartimento di Stato si e' levata la voce di Richard Boucher per replicare alle critiche contro la politica antidroga statunitense realizzata nella regione latinoamericana in generale, e nel Paese andino in particolare. "C'e' stato molto denaro speso per la lotta contro la droga, ma molto poco per lo sviluppo e per il reinserimento dei cocaleros senza lavoro", aveva accusato Miguel Diaz, del Centro di Studi Strategici Internazionali (Csis). E Boucher aveva risposto che la poverta' della Bolivia non e' da imputare alle politiche di Washington: "non siamo d'accordo con la tesi che i boliviani starebbero meglio economicamente se gli Stati Uniti importassero piu' droga e questa uccidesse piu' statunitensi".
E il tema della coca e' tra le richieste dell'opposizione. Per la precisione una delle richieste e' la fine delle eradicazioni forzate della foglia di coca.
 
 
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