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Bolivia. Dietro tutto, la coca
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Articolo di Alessandro Garzi
23 ottobre 2003 20:09
 
La fuga dell'ex presidente boliviano Gonzalo Sánchez de Lozada (detto "Goni") negli Stati Uniti, potrebbe essere, secondo Eduardo Gamarra, direttore del Caribbean and Latin American Center alla Florida International University di Miami, un "segnale di allarme" dato alla politica antidroga di Bush.
Sarebbero state, infatti, le eradicazioni, e non il gas, la "vera" ragione, o comunque una parte importante delle ragioni, che hanno costretto alle dimissioni l'ex presidente. La politica antidroga Usa nell'America Latina, potrebbe, secondo Gamarra, favorire una maggiore instabilita' nella regione andina, dove il sentimento antiamericano e' in crescita man mano che procedono le riforme economiche incoraggiate da Washington. La situazione colombiana ha inoltre dato piu' forza a quello che gli Usa considerano, nella circostanza, il loro nemico numero uno: Evo Morales, leader, neanche a dirlo, dei coltivatori di coca, secondo alle elezioni presidenziali dello scorso anno.
A Washington, la politica antidroga in Bolivia (e precedentemente quella in Peru'), era stata considerata un successo, ma, ultimamente, nella zona si sono verificati troppi segnali che suggeriscono un aumento dello scontento verso "gli americani", cominciando dal ritorno sulle scene dei guerriglieri (o terroristi, dipende dai punti di vista, ndr) di Sendero Luminoso, la cui presenza, dice Micheal Shifter, che segue la situazione andina per Inter-American Dialogue, una struttura che ha sede nella capitale statunitense, sarebbe fortissima nelle zone di produzione di coca. La politica di eradicazione della coca, senza nessun tipo di flessibilita', secondo Shifter, "rende piu' facile l'avvicinamento di sempre piu' persone verso i gruppi di protesta violenti, e verso la guerriglia".
La situazione boliviana, e' uno dei risultati del "successo" ottenuto dalla politica di Washington nelle eradicazioni in Colombia, con l'esportazione in Bolivia ed in Peru' sia di un numero crescente di coltivazioni di coca, sia della crescita dei gruppi armati.
I contadini ai quali vengono distrutti i campi di coca, se si volesse mantenere una politica "saggia", dovrebbero essere messi in grado di produrre altri beni. Ma gli Usa hanno investito nell'area andina 211 milioni di dollari negli ultimi dieci anni (un'inezia rispetto all'ammontare del Plan Colombia) per progetti di raccolti alternativi. Lo scorso anno, durante la sua visita a Washington, "Goni" chiese a Bush 150 milioni per fronteggiare l'emergenza. Ne ottenne 10, che bastarono per fronteggiare una crisi a febbraio.
"L'ammontare di questi aiuti -dice Jeffrey Sachs economista e direttore del Earth Institute alla Columbia University e per lungo tempo consigliere del Governo boliviano- e' irrisorio e non e' proporzionato con il necessario. Gli Stati Uniti hanno fatto costantemente richieste a nazioni povere, senza alcun senso della realta' e senza alcun piano per poter risollevare le loro economie".
La Bolivia, al momento, e' guidata dal debole Governo di Carlos Mesa, che si trova stretto tra due fuochi. Da un lato, se vuole evitare di fare la stessa fine del suo predecessore, dovra' venire a patti con i coltivatori di coca guidati da Evo Morales, che stanno insistendo per "cambiare le leggi sulla coca, che gli Usa vogliano o meno", e dall'altra, appunto, gli Usa, che hanno fatto tutto il possibile, in questi anni, pur di screditare Morales (con il risultato, secondo Gamarra, di catapultarlo ancora di piu' al centro della scena politica). Venire a patti con i coltivatori potrebbe significare per Mesa mettere a repentaglio l'assistenza internazionale della quale il Paese ha bisogno.
Nonostante quello che e' accaduto, comunque, l'amministrazione Bush sembra voler proseguire nelle politiche antidroga (che hanno avuto in Bolivia il significato di "militarizzazione e repressione", negli ultimi anni). Secondo l'ambasciatore Usa in Bolivia, David N. Greenlee, infatti le politiche statunitensi "sono state positive".

La vignetta e' stata tratta dal sito di Indymedia Bolivia
 
 
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