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Bolivia. I cocaleiros e i gringos
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Articolo di Wálter Fanganiello Maierovitch
31 ottobre 2003 14:19
 
Come la campagna contro le piantagioni e il consumo della foglia di coca e' terminata con una rivolta

I soldi sono evaporati. Si sono appropriati di una grossa somma, 180 milioni di dollari, come concluderebbe con un suono musicale di sottofondo qualsiasi "cucaracho". E' questo il soprannome dato dai nordamericani ai nati in America Latina e, in particolare, agli immigrati e ai loro discendenti, abitanti dei quartieri di lingua spagnola di New York, Los Angeles e di alcune altre regioni del sud. Quelli dell'America anglosassone, nati negli Usa, hanno finito per essere consacrati col soprannome di "gringos".
E' toccato a Gonzalo Sánchez de Lozada, durante il suo primo mandato come presidente della Bolivia, cioe' dal 1993 al 1997, ricevere i 180 milioni di dollari dei nordamericani. In cambio, ha assunto l'impegno che in Bolivia sarebbero state eradicate le piantagioni di coca, la cui foglia e' la materia prima per la fabbricazione del cloridrato di cocaina.
L'interesse nordamericano era giustificabile. Negli Usa, il mercato della cocaina e' forte. Muove annualmente circa 50 miliardi di dollari. Campioni mondiali del consumo di tutti i tipi di droghe illegali, i gringos sono arrivati a consumare, in un anno, circa 500 tonnellate di cocaina, quantita' sufficiente per distruggere molte narici e produrre migliaia di pietre di crack, invenzione questa degli Usa e il cui nome deriva dal rumore che fa la cocaina pietrificata quando brucia mentre la si consuma.

I dollari non sono arrivati nella poverissima regione boliviana del Chapare, che nella cartina geografica si trova sotto Cochabamba. Un luogo che ha un ruolo fondamentale affinche' la Bolivia occupi il 104mo posto nella classifica mondiale realizzata in base agli indici di sviluppo umano: lo 0,648 boliviano a fronte dello 0,75 del Brasile, che occupa il 69mo posto.
I miserabili contadini del Chapare vivono con meno di 2 dollari al giorno e hanno come unica coltivazione di sussistenza la foglia di coca. O meglio, una coltivazione per la sopravvivenza, poiche' altri prodotti agricoli non trovano spazio per venire venduti nel mercato interno.
I realta', i dollari indirizzati a quel Governo Lozada non volevano dire cooperazione, ma una maniera di intromettersi nella Bolivia passando per quel presidente dal profilo filoamericano, ancora proprietario della maggiore miniera boliviana e che parla spagnolo con un accento inglese a causa della sua educazione avuta negli Usa.
Un esempio per spiegare meglio questa intromissione sull'eradicazione delle piantagioni di coca: sarebbe qualcosa di simile all'offrire delle risorse finanziarie al Governo nordamericano perche' eliminasse, nel suo territorio, i consumi tradizionali del caffe', tabacco, vino, birra e gin.
L'intromissione gringa, all'epoca, non ha tenuto in considerazione studi antropologici e, inoltre, ha disprezzato testimonianze archeologiche, entrambi rivelatori di un fatto incontestabile, che la masticazione della foglia di coca rappresenta un costume dei nativi andini, dal 3000 a.c. (avanti Cristo), cioe' 5003 a.b.p.b.j. (avanti Bush padre e Bush Junior).
La foglia di coca e' da sempre stata il simbolo dell'identificazione culturale dei popoli andini, come si puo' dedurre da letture e ricerche fondamentali come "La Coca e il Mondo Andino", "Le Migliori Tradizioni e Leggende della Bolivia", "La Coca, Produzione e Consumo in Bolivia", rispettivamente di Baldomero Cáceres, Diaz Villamil e Vargas Romero.
Il suo impiego, attraverso la masticazione o l'infusione, ha finalita' terapeutiche, rituali e mistiche. I contadini usano ancora masticare la foglia di coca, per supportare l'altitudine, il freddo, la fame e le fatiche del lavoro.
Gli indios aimara e quéchua sono stati sfruttati come schiavi nei 300 anni di dominazione spagnola e, subito dopo il periodo coloniale, nello sfruttamento delle miniere per il Simon Patiño, noto a livello mondiale come il Re dello Stagno e la cui dimora aristocratica con giardino, la piu' bella di La Paz (sede del Governo), e' stata comprata dal nostro Itamaraty (equivalente della Farnesina italiana, ndr) e utilizzata come residenza ufficiale dell'ambasciatore brasiliano.

La tradizionale masticazione della foglia di coca non ha nulla a che vedere con il consumo ludico-ricreativo del cloridrato di cocaina, prodotto dagli economicamente potenti narcotrafficanti, capaci di contrabbandare i prodotti chimici necessari per la raffinazione della foglia di coca. E i narcotrafficanti, organizzati in sindacati del crimine e in mafie, non si confondono con gli indigenti campesinos del Chapare, organizzati dall'aimara Evo Morales di 43 anni nel sindacato dei Campesinos Produttori di Foglia di Coca della regione del Chapare.
Sono stati ritrovati nella penisola di Santa Helena, nel sudest dell'Ecuador, vasi di ceramica, datati 2100 a.c., utilizzati per conservare foglie di coca seccate al sole per la masticazione. Pertanto, un antico costume andino.
Un altro buon esempio e' fornito dal pezzo in ceramica, elaborato tra il 1600 a.c. e il 1500 a.c., che rappresenta la figura di un masticatore di coca, in stile agreste e con in evidenza le gote rigonfie dove il bolo della fibra di coca rimaneva depositato per essere succhiato per tutto il giorno. Secondo alcuni calcoli, ciascun nativo boliviano mastica al giorno dai 25 ai 75 grammi di foglie di coca.
La masticazione della coca ha preservato i denti dei nativi integri e senza carie, come e' stato dimostrato da studi sui fossili. Senza coca non avrebbero mantenuto i denti, scriveva Klepinger, nel 1977 nel libro "Preistoric Dental Calculus Gives Evidence for Coca".

Lo stimato ricercatore boliviano Vargas Romero ha sottolineato, a sua volta, in un opera pubblicata nel 1986 "che la foglia di coca si e' integrata, nel corso di migliaia di anni, nella vita quotidiana delle popolazioni andine". L'eradicazione delle piantagioni di coca fatta da Lozada ha portato ad una divisione topografica in due parti: coltivazioni legali e illegali.
Al tempo del primo mandato di Lozada e con i 180 milioni di dollari ricevuti, e' stata definitivamente segnata la divisione topografica boliviana: l'area delle coltivazioni di coca permesse e l'area delle coltivazioni proibite, illegali.
Nella regione di Los Yungas di La Paz si e' ammessa la coltivazione della coca per la commercializzazione: la regione forse e' stata scelta in omaggio al nordamericano John Pemberton che lancio', nel 1866, la Coca-Cola, all'epoca ricca di estratto di coca boliviana e di caffeina. E il Chapare si trasformo' in un luogo proibito alle coltivazioni.
Nel primo tentativo di eradicazione venne impiegato l'Esercito e la polizia, e ci furono tragiche violazioni dei diritti umani. La violenza impiegata fini' per portare Evo Morales a fondare il primo sindacato di cocaleros campesinos produttori di foglia di coca.
Grazie al voto popolare, il generale Hugo Banzer Suárez succedette a Lozada nel 1998. Prima, Banzer era stato dittatore e sospettato di avere legami con i narcotrafficanti e anche con l'Operazione Condor, rivolta all'eliminazione fisica dei leader della sinistra, realizzata dalle dittature latinoamericane allineate con il Governo nordamericano.
L'Esercito del Governo Banzer invase il Chapare e uccise i cocaleros nel corso di un fallito tentativo di eradicazioni, mascherato da preparativi per l'introduzione delle coltivazioni agricole sostitutive della coca. Questo venne chiamato Plan Dignitad, in cui Onu e Usa ci hanno infilato piu' di 700 milioni di dollari, in parte sviati dalla corruzione: a La Paz -molto lontana dal Chapare- con il denaro sviato dal Plan Dignitad, e' stata perfino messa in piedi una gigantesca flotta di taxi.

Per i cocaleros del Chapare, il secondo Governo di Lozada stava preparando con la Drug Enforcement Administration (Dea) una nuova eradicazione. Una specie di estensione al Chapare del militarizzato Plan Colombia. Fatta una analogia con il presidente della Colombia, Lozada sarebbe l'Alvaro Uribe boliviano: entrambi a sventolare la bandiera nordamericana della War on Drugs.
La recente rivolta popolare, sostenuta dai cocaleros, ha portato alla presidenza della Bolivia, secondo una soluzione costituzionale, Carlos Mesa, vice e dello stesso partito di Lozada e del defunto Banzer. Un Paese di 8,3 milioni di abitanti, dove il 65% della popolazione e' composto da indios e' governata da una élite che rappresenta appena il 5%, ed e' sempre pronta a consegnare le risorse naturali agli investitori stranieri, come e' successo con la privatizzazione dello sfruttamento del gas naturale nel primo Governo Lozada.
Intanto la Cia si impegna a far passare, ai vicini Paesi sudamericani, la falsa immagine di un Evo Morales come quella di un trafficante di droghe. Non ci sara' da aspettare molto perche' venga etichettato come terrorista. Non c'e' da sorprendersi: chi non sa di che cosa i gringos sono capaci?

L'immagine e l'articolo sono tratti dalla rubrica "Nosso Mundo" che Wálter Fanganiello Maierovitch, gia' segretario antidroga brasiliano, tiene sulla rivista Carta Capital
 
 
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