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Argentina. Droghe e lavoro: quali conseguenze e quali misure preventive
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Articolo di Donatella Poretti
29 luglio 2003 17:20
 
Il quotidiano argentino "Clarín" pubblica un'anticipazione del rapporto "Droghe nei luoghi di lavoro", che uscira' integralmente tra tre mesi. Il rapporto, frutto di cinque anni di lavoro, si basa sul controllo di 5 mila lavoratori della capitale e del Gran Buenos Aires, di questi, 700 -cioe' il 14%- sono consumatori di droghe, soprattutto cocaina e marijuana.
"Noi stessi avevamo fatto una inchiesta simile nel 1987 e il consumo non arrivava al 3%", chiarisce il dottor Roberto Pinto, presidente dell'Accademia Argentina di Medicina del Lavoro e della Societa' Argentina di Medicina del Lavoro, che ha diretto l'indagine. In altre parole il numero si e' quadruplicato.
La percentuale fra l'altro coincide con un lavoro simile realizzato nel 2000 dall'Universita' del Salvador: delle 8.000 persone prese in esame, con piu' di 18 anni e che lavoravano nella capitale e nel Gran Buenos Aires, 1.111 (pari al 13,98%) consumavano droghe.
Non esiste un consumatore ideale, il consumo e' diffuso a tutti i livelli dal semplice operaio al dirigente di una multinazionale, non esiste neppure una differenza tra il settore pubblico e il privato. Il consumo e' generalizzato. Una causa che potrebbe invece vedere unite tutte queste persone secondo gli specialisti e' lo stress quotidiano, la competitivita' eccessiva e le cattive condizioni di lavoro. Le conseguenze non si riflettono solo sulla salute del consumatore, ma anche sul lavoro stesso.

Secondo l'inchiesta argentina le 700 persone monitorate facevano registrare un assenteismo, o incidenti sul lavoro, maggiori di 5 volte rispetto a quelli dei non-consumatori di droghe, ed erano persone 18 volte piu' ritardatarie all'arrivo al lavoro, 7 volte piu' sanzionate disciplinarmente; e per contro, con un 35% in meno del rendimento e un 10% in piu' di erogazioni sanitarie. Questi numeri fra l'altro coinciderebbero con un rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro dove veniva evidenziato come il 70% dei consumatori di droghe e alcol ha un lavoro, ma questi lavoratori sono 4 volte piu' assenteisti, 4 volte piu' incidentati, 15 volte piu' ritardatari, 5 volte piu' sanzionati disciplinarmente e con un 30% in meno di rendimento.
Se le conseguenze -secondo gli specialisti- sono perdite di memoria, alternanza di aggressivita' e depressione, emotivita' eccessiva che porta a discussioni e pianti senza motivi, in alcuni posti di lavoro, la situazione potrebbe essere pericolosa. Come nei casi in cui si maneggiano armi, sostanze chimiche pericolose, o nei casi di chi lavora negli ospedali o di chi si trova alla guida di veicoli, per terra o per cielo. "Nessun medico puo' chiedere ad un impiegato di fare le analisi perche' sospetta che consumi droghe, e anche se lo verificasse, il segreto professionale impedisce di denunciarlo all'impresa", spiega il dottor Pinto che cita il lavoro che viene fatto negli Stati Uniti come unica possibilita' di azione. Negli Usa "c'e' un problema enorme. E cosi' lo percepiscono. Per questo stanno lavorando insieme imprese, universita' e organismi del Governo. Io stesso ho partecipato alcuni anni fa a riunioni delle imprese del Gruppo Antinarcotici (tra le altre Ibm, Goodyear, Gm, Mobil Oil, ecc), l'Universita' John Hopkins, la Polizia antidroga, la Dea (Drug Enforcement Agency) e il Nida (National Institute of Drug Abuse). Questi ci hanno dato molte informazioni, su cui ci siamo basati per realizzare questo rapporto", spiega il dottor Pinto. In pratica le imprese offrono assistenza con programmi di disintossicazione e aiuto, ai lavoratori con dipendenze da alcol o droghe, garantendo il non licenziamento. E' di interesse delle stesse aziende investire in questi programmi per evitare perdite milionarie.

In Argentina, dove non ci sono statistiche ufficiali sul consumo di droghe da almeno cinque anni, e dove quest'anno si registra il minimo storico di finanziamento al Sedronar, la Segreteria di Lotta alle Tossicodipendenze, con solo 9 milioni d pesos (2.790.000 euro), a cercare di portare avanti programmi di riabilitazione e trattamento sono per il 90% le Ong.
Una di queste e' la Fondazione Manantiales che dal 1998 porta avanti il "Programma di prevenzione in ambito lavorativo" grazie ad un accordo con il Programma delle Nazioni Unite per il Controllo Internazionale degli Stupefacenti. Funziona cosi': la fondazione sottoscrive un impegno con diverse imprese perche' specialisti tengano dei corsi tra impiegati. "In queste riunioni vediamo chi ha problemi con droghe o alcol e si inizia un trattamento con loro. Questo' e' positivo per l'impresa, perche' cosi' cura i suoi impiegati, e per loro, che si sentono protetti", spiega Leandro Pavón, direttore alle Relazioni Istituzionali della Fondazione. "Con questo programma l'azienda evita incidenti e aumenta la produttivita' del personale. E si impegna a non allontanare i dipendenti con questi problemi".
 
 
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