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Argentina. Il dibattito sulla depenalizzazione della droga
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Articolo di a cura di Donatella Poretti
10 settembre 2004 19:11
 
Sul quotidiano argentino Clarín interviene oggi la senatrice Diana Conti (Frepaso, Frente País Solidario), che recentemente ha depositato un progetto di legge per la depenalizzazione del possesso di stupefacenti.
La legge e il consumo di droga
La sensazione di insicurezza e l'incremento di modalita' criminali aberranti come il sequestro, la violenza sessuale e il furto con omicidio, stanno legittimando un allarme popolare e le richieste ai tre poteri dello Stato.
Secondo un rapporto dell'Istituto di studi comparati in scienze penali e sociali, il 56% delle cause nei tribunali penali federali sono per infrazioni alla legge sugli stupefacenti. Durante il periodo 2002-2003, del totale delle cause portate in tribunale, sono arrivate a sentenza l'1,37% e a condanna lo 0,52%. Nessuna condanna c'e' stata per organizzazione o finanziamento del traffico di droghe, neppure per casi di immagazzinamento di stupefacenti. Il narcotraffico resta impunito.
Decongestionare il sistema penale dalle cause di minore importanza o trattabili con altre modalita', sarebbe anche una proposta per migliorare la sicurezza.
Secondo questo ordine di idee, cosi' come sosteniamo il principio di opportunita' che permetta ai procuratori di desistere da quelle azioni penali e dai processi rispettando le priorita' delle vittime, proponiamo ora di depenalizzare il possesso di stupefacenti per consumo personale.
Nell'ultimo Governo e' stata di fatto penalizzata la detenzione di droga per proprio consumo, violando l'articolo 19 della Costituzione Nazionale. Questo non e' stato utile neppure per ridurre il consumo di stupefacenti nel Paese. Il suo aumento e' notorio.
Visto che trasformare in reato l'indesiderabile abitudine di drogarsi non e' stato efficace per la riduzione del fenomeno, vale la pena aprire un serio dibattito che affronti la dipendenza come una malattia, e il consumo sporadico come una abitudine non auspicabile, rispondendo a questa problematica con altri settori dello Stato che possano affrontarla con maggiore efficacia, attraverso le politiche sanitarie, educative e sociali.
Un dibattito serio che ci impedisca di pretendere che il sistema penale sia uno strumento per perseguire coloro che sono diversi o pensano in maniera differente, annullare coloro che hanno stili di vita che non condividiamo, portare a rinchiudere quelli che ci rovinano il nostro paesaggio mostrandoci la debolezza della condizione umana o le cattive abitudini di vita.
Un dibattito rigoroso e scientifico, con un forte impegno etico, che collochi il sistema penale come pilastro non esclusivo di una politica criminale dello Stato, e non come un mero servitore del controllo sociale.
 
 
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