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Afghanistan. Forze militari colluse con il narcotraffico?
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Articolo di Alessandro Garzi
4 settembre 2003 18:35
 
I comandanti delle forze armate afghane, sono alle prese con il fenomeno dei militari-trafficanti. Il caso del tenente Mohammad Dost, arrestato con "solo" 167 kg di oppio grezzo, e' stato il primo a saltare alla luce, coperture e giochi sporchi all'interno dell'ambiente militare permettendo.
L'allarme, a parte la moralita' del caso (l'esercito dovrebbe combattere il narcotraffico, non fungere da corriere), riguarda soprattutto il carattere sociale e politico della vicenda, il business dell'oppio e dell'eroina, e la corruzione delle forze armate afghane che ne potrebbe conseguire, sono viste come il "cavallo di troia" di un possibile ritorno sulla scena dei Taliban, o del rafforzamento dei vari signori della guerra che ostacolano in ogni modo, con i propri eserciti privati, la formazione di uno Stato in Afghanistan.
"Un esercito privato di 20.000 uomini -ha detto tempo fa il direttore dell'Unodc Antonio Maria Costa- ha un prezzo. Gli uomini devono essere nutriti ed equipaggiati", e l'oppio e' il modo migliore, in quest'area per farlo.
Nel 2002, il "fatturato" dell'industria dell'oppio afghano e' stato di 1,2 miliardi di dollari, una cifra quasi uguale al totale degli aiuti umanitari che sono arrivati nel Paese lo stesso anno. Un contadino guadagna circa 4000 dollari per il raccolto di un campo di papavero da oppio di dimensioni medie (8/10 di un acro, circa 0,32 ettari). La stessa superficie coltivata a grano renderebbe 500 dollari.
Secondo un portavoce del ministro degli Esteri, "droga e terrorismo sono pericoli di pari valore per il Paese. Immaginiamoci cosa succederebbe un domani se tutti i candidati per le varie cariche politiche fossero coinvolti nei narcodollari, come e' avvenuto in Colombia, Birmania e Thailandia".
 
 
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