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 MESSICO - MESSICO - Legalizzazione droghe. Apertura del candidato presidenziale favorito
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10 maggio 2018 7:41
 
Il candidato favorito alle presidenziali messicane, Andres Manuel Lopez Obrador, e' disponibile ad aprire un dibattito sulla legalizzazione delle droghe. "Il caso della legalizzazione delle droghe e' un tema che va discusso", ha detto il leader del Movimento di rigenerazione nazionale (Morena) nel corso di un dibattito su "pace e giustizia a Citta' del Messico". "Perche' non trattare il tema? E perche', se poi fosse una scelta conveniente, non farlo approvare dal governo ascoltando le voci di tutti?", ha detto "Amlo" citato dal quotidiano "El Universal". Quello delle droghe e' un argomento particolarmente sensibile in un paese in cui il traffico degli stupefacenti e' ritenuto causa preponderante degli alti indici di violenza. "C'e' chi sostiene che e' per questo che abbiamo alti indici di violenza, per il proibizionismo", ha detto l'aspirante alla presidenza. C'e' chi ritiene che "per la salute, piu' del consumo di alcune droghe, e' piu' dannoso l'alcolismo, il tabagismo e che proibire questo tipo di stupefacenti porti a piu' violenza. E' un tema che si sta valutando e su cui molti stanno riflettendo", ha detto Lopez Obrador. 
Nel 2017 il paese ha registrato uno tra i piu' alti livelli di violenza degli ultimi anni. Lo scorso dicembre il Sistema nazionale della sicurezza pubblica (Snsp) messicano censiva il numero record di 23.101 denunce per omicidi dolosi nei primi 11 mesi del 2017, 692 in piu' delle 22.409 morti violente registrate nel 2011. Si tratta della cifra piu' alta degli ultimi venti anni e fissa la media di omicidi al giorno a quota di 69. Su questo fronte, il 2017 si e' chiuso con numerosi altri primati negativi: sono stati battuti per tre volte i record mensili di omicidi e in 21 stati della federazione il tasso registrato a novembre e' superiore a quello di tutto il 2011. Il 66 per cento degli omicidi, 15.353 casi, sono stati compiuti con arma da fuoco, l'11 per cento (2.638) con "armi bianche" mentre del restante 22 per cento non esistono indicazioni precise.
Le elezioni generali messicane si terranno il 1 luglio del 2018. Il voto, organizzato dall'Istituto nazionale elettorale (Ine), servira' per eleggere le principali cariche della federazione. Il voto piu' importante e' quello relativo al presidente della Repubblica, il cui mandato dura 5 anni e dieci mesi e non e' rinnovabile. Essendo una elezione a turno unico, il vincitore - che prendera' il posto di Enrique Pena Nieto -, sara' colui che prendera' un voto in piu' degli altri candidati. Dalle urne usciranno anche i nomi dei 128 senatori, membri della camera alta del Congresso dell'unione messicana (Parlamento). I senatori, in carica per sei anni, sono eletti in modo diretto nel numero di tre per ogni stato del Messico. A questi se ne aggiungono 32 eletti attraverso un collegio unico nazionale. Infine vengono designati i 500 deputati della camera bassa, in carica per tre anni, 300 dei quali eletti con maggioranza semplice e 200 con voto proporzionale. Compresa quella di nove governatori statali, sindaci e parlamentini locali in totale si rinnoveranno 3.416 cariche elettive. Il nuovo governo entrera' in carica il successivo primo dicembre. 
Alla poltrona piu' ambita, quella della presidenza della Repubblica, concorrono cinque candidati. Il favorito dei sondaggi e' quindi il leader del Movimento di rigenerazione nazionale (Morena), Lopez Obrador, alla guida della coalizione "Uniti faremo la storia", cartello che comprende anche il Partito del lavoro (Pt) e Incontro sociale (Es). Gia' due volte candidato alla presidenza della Repubblica, "Amlo" si presenta come elemento di rottura rispetto al tradizionale dualismo tra Pan e Pri, partito quest'ultimo che ha quasi sempre guidato il paese, e piu' in generale una lotta alle gerarchie consolidate e alla corruzione politica. "Andiamo a pulire il governo dalla corruzione, da cima a fondo, come si fa sulle scale", ha detto il leader presentando il "Progetto di nazione 2018-2024 per lo sviluppo del Messico". Un piano di governo che tra le altre cose prevede uno stanziamento del 4,1 per cento del Prodotto interno lordo alla spesa per infrastrutture e per lo stato sociale. Agganciato all'ispirazione di sinistra del movimento, il testo parla di una redistribuzione delle risorse e una riforma del fisco con meno pressione e che consenta un aumento della spesa corrente. Hanno fatto rumore alcune delle sue promesse elettorali: ridare ai messicani la piena titolarita' dei diritti sugli idrocarburi ipotizzando l'azzeramento di tutti i contratti con il capitale straniero sin qui permessi dalla riforma energetica o rivedere i piani per la costruzione del nuovo mega aeroporto di Citta' del Messico. 
 Il governo uscente scommette tutto sull'ex ministro delle Finanze Jose' Antonio Meade. Il suo nome e' alla testa della coalizione "Tutti per il Messico" che oltre al governativo Partito della rivoluzione istituzionale (Pri) contempla il partito Verde ecologista per il Messico (Pvem) e la lista civica di Nuova alleanza (Na). Meade non e' iscritto al partito e non e' mai stato sostanzialmente coinvolto in problemi giudiziari. Elementi questi ritenuti vincenti su uno scenario elettorale dominato dall'insofferenza nei confronti dei partiti e della corruzione nella politica. Nella sua squadra elettorale compare l'ex ministro dell'Interno, Miguel Angel Osorio Chong, a lungo considerato l'altro pezzo forte a disposizione del governo per contrastare la corsa di "Amlo". Meade non sembra pero' aver sin qui mostrato capacita' di rincorsa sugli altri contendenti. Le ragioni della ventilata debacle di Meade sono in parte spiegate dal fatto che - come testimoniano diversi sondaggi - buona parte dell'elettorato ritiene che mandare via il Pri dal governo sia la vera priorita' di questo turno elettorale. 
Il leader conservatore Ricardo Anaya e' corre a nome della coalizione "Por Mexico al frente", cui aderiscono oltre al Partito di azione nazionale (Pan) anche la formazione di sinistra Partito della rivoluzione democratica (Prd) e il Movimento cittadino (Mc). Ritratto come politico molto dinamico e in grande ascesa, Anaya e' stato frenato dalle polemiche nate per alcuni casi di presunta corruzione. Voci che, secondo molti osservatori, finiscono per aumentare il margine di vantaggio per Lopez Obrador. Le presidenziali di luglio 2018 saranno le prima cui potranno partecipare nomi di indipendenti. Si tratta di una novita' permessa dalla riforma del sistema elettorale varata nel 2012 e le conseguenti leggi del 2014. Il primo dei due nomi non appoggiati dai partiti e' quello di Zavala, moglie dell'ex presidente Felipe Calderon, uscita dal Pan in rottura con le ambizioni presidenziali di Anaya. Ultimo, in ordine di sondaggio, il governatore uscente dello stato di Nuevo Leon, Jaime Rodriguez Calderon, il cui soprannome - "El Bronco" - rimanda ai suoi modi ruvidi, parte del motivo della sua popolarita'. 
(agenzia Nova)
 
 
 
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