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 USA - USA - Cannabis legalizzata. Trump 'sguinzaglia' le autorità federali contro gli Stati che l'hanno legalizzata
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Notizia 
4 gennaio 2018 17:50
 
L'amministrazione Trump si prepara a smantellare l'ennesimo pezzo dell'eredità di Barack Obama. Il segretario alla Giustizia, Jeff Sessions, oggi dovrebbe fare venire meno la direttiva voluta dal 44eismo presidente americano nell'agosto 2013 e che di fatto spingeva le forze dell'ordine federali ad allentare la presa negli Stati dove la marijuana era legale sia a uso recreativo sia a uso medico; l'obiettivo era spingerle a concentrarsi su crimini come il traffico di bambini. Lo anticipa il Wall Street Journal. La decisione arriva giorni dopo l'entrata in vigore di nuove norme che per la prima volta permettono la vendita di cannabis a uso ricreativo anche in California. Colorado e stato di Washington sono stati i primi a permetterla. Oltre 25 Stati Usa e il District of Columbia consentono la commercializzazione della sostanza per ambo gli scopi. Sessions è convinto che l'uso di marijuana porti le persone a provare droghe più pericolose. Ecco perché vuole rescindere quello che in Usa è noto come il "Cole memo", dal nome dell'allora vice segretario alla Giustizia James Cole. Per quest'ultimo, gli Stati che avevano legalizzato la cannabis e avevano adottato regole stringenti "erano meno propensi" a mettere in pericolo le priorità degli agenti federali, che così lasciavano a quelli locali il compito di monitorare che la commercializzazione della sostanza avvenisse in rispetto delle norme.
Per il segretario alla Giustizia, le guidance di Obama minacciano "lo stato di diritto" mentre il suo dipartimento è chiamato a fare rispettare la legge federale. Stando a Sarah Sanders, portavoce della Casa Bianca, anche il presidente Donald Trump vuole che le norme federali siano fatte rispettare ma non ha precisato quali siano le priorità. Non è ancora chiaro se sta per arrivare una stretta nei distributori di cannabis in Usa o se Trump punti a creare incertezza con l'intento di limitare il boom del settore della cannabis che in Colorado genera un miliardo di dollari l'anno. Certo è che la confusione è destinata a regnare su cosa sia lecito vendere, comprare o possedere in Usa. Stando a Sessions, ora i procuratori federali avranno a loro disposizione "gli strumenti necessari per fermare organizzazioni criminali, bloccare la crisi crescente dell'abuso di droghe e sventare crimini violenti nel Paese".
Per l'ex senatore dell'Alabama, contrario alla legalizzazione della marijuana, si tratta di un cambio di rotta rispetto a quanto affermato un anno fa durante un'audizione al Congresso prevista per la conferma della sua nomina alla Giustizia voluta da Trump. Allora disse: "Non mi impegnerò mai a fare rispettare la legge federale" in questo campo facendo capire di apprezzare l'approccio di Obama.
I titoli di aziende il cui business e' legato alla marijuana stanno, di conseguenza, soffrendo a Wall Street. Scotts Miracle-Gro perde al Nasdaq l'1,4% a 107,22 ma si era spinto fino a 103 dollari non appena sono uscite le prime indiscrezioni. Cannabis Science cede il 25%. Al Toronto Stock Exchange, la canadese Aurora Cannabis lascia sul terreno il 3% e la connazionale CanniMed Therapeutics scivola del 6,3%. Nell'over the counter, titoli che richiamano la marijuana ma le cui attivita' non hanno nulla a che fare con la droga ne risentono pesantemente: Cannabis Strategic Ventures cede il 50%; Cannabis Leaf lascia sul terreno quasi il 30%. 
La  decisione del procuratore generale potrebbe andare a vantaggio dell'industria della cannabis canadese. Lo riferisce il quotidiano "Toronto Star". Se la marijuana continua ad essere illegale a livello federale negli Stati Uniti, ci sara' meno concorrenza con i produttori canadesi che potranno espandersi all'estero senza temere i rivali statunitensi. L'iniziativa di Sessions offrirebbe, inoltre, alle compagnie di cannabis di concentrarsi unicamente sul Canada.
L'attorney del Colorado (la procura generale statale, ndr) ha annunciato che il suo ufficio non cambierà approccio nel proseguire i crimini legati alla marijuana, come chiede il ministro della giustizia Jeff Sessions. Una mossa criticata anche dai deputati degli Stati interessati, secondo cui si tratta di una interferenza negli affari interni e di una iniziativa che ignora altre priorità più pressanti, come la lotta agli oppiacei. 
 
 
 
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