A me hanno sempre fatto schifo anche i rave party
esattamente come le sostanze stupefacenti però vedo e leggo
che c'è molto interesse a questi eventi che hanno generato
dei morti giovani, dalle indagini si legge che dichiarano di
non ricordarsi niente che non hanno notato niente di strano
e nel frattempo prendono sotto le persone con le loro auto
che hanno sempre a disposizione per questi raduni cd
gruppali demenziali come quelli che fanno le messe nere di
notte facendo orge e quant'altro di deviato.
Sono branchi di gente fallita che vive con la testa fra le
nuvole ridendo quando devono essere seri e fanno le persone
seriose quando devono ridere, ogni tanto qualcuna
rimaneincinta per sbaglio o per distrazione e poi li senti
inveire contro la società le loro famiglie e quant'altro,
fanno festini privati con le stesse finalità non finalità
e poi?
In italia fanno finte guerre alle cd droghe finte guerre
alla devianza finte guerre alla corruzione ecc ecc eccc e
poi?
E si meravigliano del fatto che c'è un filone di persone
che li hasempre guardati dall'alto al basso snobbandoli pur
trovandoseli sempre fra i piedi perché sono cd cerca guai
cerca lite.
A me fanno vomitare
18 luglio 2010 19:27 - lucillafiaccola1796
Ho fatto una ricerca su come vengono trattati i contribuenti
italiani fin dagli albori della Sostituzione. Ve lo
copioincollo... è successo solo 50 anni fa... mica tanto
poi...la strategia è sempre quella. Imparate e siate sempre
presenti a Voi Stessi. Non cadete nella loro trappola.
Proibiscono per invogliare ed esercitare il potere di
repressione verso chi dà loro il mantenimento con le
"decime". Tenete presente che fanno tutte le parti in
commedia: zio e satana, giorno e notte, più e meno, destra
e sinistra, ecc. ecc. ecc. Illuminati...il sole x 24
ore...
I MORTI DI REGGIO EMILIA - I morti del luglio 1960 Scheda a
cura di Girolamo De Michele
http://www.reti-invisibili.net/reggioemilia/
Il 7 luglio 1960, nel corso di una manifestazione sindacale,
cinque operai reggiani, tutti iscritti al PCI, sono uccisi
dalle forze dell'ordine. I loro nomi, immortalati dalla
celebre canzone di Fausto Amodei "Per i morti di Reggio
Emilia": Lauro Ferioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi,
Marino Serri, Afro Tondelli. I morti di Reggio Emilia sono
l'apice - non la conclusione - di due settimane di scontri
con la polizia, alla quale il capo del governo Tambroni ha
dato libertà di aprire il fuoco in "situazioni di
emergenza": alla fine si conteranno undici morti e centinaia
di feriti. Questi morti costringeranno alle dimissioni il
governo Tambroni, monocolore democristiano con il
determinante appoggio esterno dei fascisti del M.S.I. e dei
monarchici, e apriranno la strada ai futuri governi di
centro-sinistra. Ma soprattutto, contrassegneranno in modo
repentino un radicale mutamento di clima politico nel paese:
l'avvento della generazione dei "ragazzi con le magliette a
righe". Sino a quel momento i giovani erano considerati come
spoliticizzati, distanti dalla generazione dei partigiani e
orientati al mito delle "tre M" (macchina, moglie,
mestiere): la giovane età di tre delle cinque vittime
testimonia invece la presa di coscienza, in forme ancor più
radicali della generazione che aveva resistito negli anni
Cinquanta, di un nuovo proletariato giovanile. Di questo
mutamento di clima - dalla disperata tristezza per il
revanchismo fascista alla rinascita della speranza dopo i
fatti di luglio - sono testimonianza la poesia di Pasolini
"La croce uncinata" (aprile 1960) e l'articolo "Le radici
del luglio" (Vie nuove, 29 ottobre 1960). Il contesto
storico-politico Il 25 marzo 1960 il presidente della
Repubblica Giovanni Gronchi conferisce l'incarico di formare
il nuovo governo a un democristiano di secondo piano,
Fernando Tambroni, avvocato quasi sessantenne ed esponente
della sinistra democristiana, attivo sostenitore di una
politica di "legge ed ordine". La sua designazione segna un
punto di svolta all'interno di un'acuta crisi politica, con
pesanti risvolti istituzionali. La politica del centrismo è
ormai esaurita, ma le trattative con il Partito Socialista
di Pietro Nenni per la formazione di un governo di
centro-sinistra non sembrano in grado di partorire la svolta
politica, auspicata e preparata dall'astro nascente della DC
Aldo Moro, che nell'ottobre 1959 aveva aperto ai socialisti
affermando il carattere "popolare e antifascista" della DC
in occasione del congresso democristiano svoltosi a Firenze.
Il governo Tambroni ha al suo interno una forte presenza di
uomini della sinistra democristiana, ma ottiene la fiducia
alla camera solo grazie ai voti dei fascisti e dei
monarchici. La direzione della DC sconfessa l'operato del
gruppo parlamentare, e tre ministri (Sullo, Bo e Pastore)
aprono una crisi che si conclude col rinvio alle Camere del
Governo, con l'invito del presidente Gronchi a sostituire i
tre ministri riottosi. In questo modo Gronchi esplicitava la
proposta politica di un "governo del Presidente" che cercava
spregiudicatamente i suoi consensi in aula con chiunque
fosse disponibile ad appoggiarlo: una soluzione autoritaria,
come lo era del resto la proposta di un "gollismo italiano"
caldeggiata da Fanfani, volta a sminuire le prerogative del
Parlamento davanti al rischio di un ingresso dei socialisti
nella maggioranza. Degna di nota la presenza nel governo di
due uomini del "partito-Gladio": Antonio Segni (agli Esteri)
e Paolo Emilio Taviani, (oltre all'immancabile Giulio
Andreotti, Oscar Luigi Scalfaro e Benigno Zaccagnini) Da
Genova a Reggio Emilia Nel giugno il MSI annuncia che il suo
congresso nazionale si terrà a Genova, città medaglia
d'oro della Resistenza, e che a presiederlo è stato
chiamato l'ex prefetto repubblichino Emanuele Basile,
responsabile della deportazione degli antifascisti
resistenti e degli operai genovesi nei lager e nelle
fabbriche tedeschi. Alla notizia Genova insorge. Il 30
giugno i lavoratori portuensi (i cosiddetti "camalli")
risalgono dal porto guidando decine di migliaia di genovesi,
in massima parte di giovane età (i cosiddetti "ragazzi
dalle magliette a righe"), in una grande manifestazione
aperta dai comandanti partigiani. Al tentativo di sciogliere
la manifestazione da parte della polizia, i manifestanti
rovesciano e bruciano le jeep, erigono barricate e di fatto
si impadroniscono della città, costringendo i poliziotti a
trincerarsi nelle caserme. In piazza De Ferrari viene acceso
un rogo per bruciare i mitra sequestrati alle forze
dell'ordine. Il prefetto di Genova è costretto ad annullare
il congresso fascista. In risposta alla sollevazione
genovese Tambroni ordina la linea dura nei confronti di ogni
manifestazione: il 5 luglio la polizia spara a Licata e
uccide Vincenzo Napoli, di 25 anni, ferendo gravemente altri
ventiquattro manifestanti. Il 6 luglio 1960 a Roma, a Porta
San Paolo, la polizia reprime con una carica di cavalleria
(guidata dall'olimpionico Raimondo d'Inzeo) un corteo
antifascista, ferendo alcuni deputati socialisti e
comunisti. Il 7 luglio La sera del 6 luglio la CGIL
reggiana, dopo una lunga riunione (la linea della CGIL era
sino a quel momento avversa a manifestazioni politiche)
proclama lo sciopero cittadino. La polizia ha proibito gli
assembramenti, e le stesse auto del sindacato invitano con
gli altoparlanti i manifestanti a non stazionare. Ma l'unico
spazio consentito - la Sala Verdi, 600 posti - è troppo
piccolo per contenere i 20.000 manifestanti: un gruppo di
circa 300 operai delle Officine Meccaniche Reggiane decide
quindi di raccogliersi davanti al monumento ai Caduti,
cantando canzoni di protesta. Alle 16.45 del pomeriggio una
violenta carica di un reparto di 350 celerini al comando del
vice-questore Giulio Cafari Panico investe la manifestazione
pacifica: "Cominciarono i caroselli degli automezzi della
polizia. Ricordo un'autobotte della polizia che in piazza
cercava di disperdere la folla con gli idranti", ricorda un
testimone, l'allora maestro elementare Antonio Zambonelli.
Anche i carabinieri, al comando del tenente colonnello
Giudici, partecipano alla carica. Incalzati dalle
camionette, dalle bombe a gas, dai getti d'acqua e dai
fumogeni, i manifestanti cercano rifugio nel vicino isolato
San Rocco, "dove c'era un cantiere, ricorda un protagonista
dei fatti, Giuliano Rovacchi. Entrammo e raccogliemmo di
tutto, assi di legno, sassi...". "Altri manifestanti,
aggiunge Zambonelli, buttavano le seggiole dalle distese dei
bar della piazza". Respinti dalla disperata sassaiola dei
manifestanti, i celerini impugnano le armi da fuoco e
cominciano a sparare: "Teng-teng, si sentiva questo rumore,
teng-teng. Erano pallottole, dice Rovacchi, e noi ci
ritirammo sotto l'isolato San Rocco. Vidi un poliziotto
scendere dall'autobotte, inginocchiarsi e sparare, verso i
giardini, ad altezza d'uomo". In quel punto verrà trovato
il corpo di Afro Tondelli (1924), operaio di 35 anni. Si
trova isolato al centro di piazza della Libertà. L'agente
di PS Orlando Celani estrae la pistola, s'inginocchia,
prende la mira in accurata posizione di tiro e spara a colpo
sicuro su un bersaglio fermo. Prima di spirare Tondelli
dice: "Mi hanno voluto ammazzare, mi sparavano addosso come
alla caccia". Partigiano della 76a Sap (nome di battaglia
"Bobi"), è il quinto di otto fratelli, in una famiglia
contadina di Gavasseto. Sposato, è segretario locale
dell'Anpi. Davanti alla chiesa di San Francesco è Lauro
Farioli, 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un
bimbo. Lo chiamavano "Modugno" grazie alla vaga somiglianza
con il cantante. Era uscito di casa con pantaloni corti, una
camicetta rossa, le ciabatte ai piedi: ai primi spari si
muove incredulo verso i poliziotti come per fermarli. Gli
agenti sono a cento metri da lui: lo fucilano in pieno
petto. Dirà un ragazzo testimone dell'eccidio: "Ha fatto un
passo o due, non di più, e subito è partita la raffica di
mitra, io mi trovavo proprio alle sue spalle e l'ho visto
voltarsi, girarsi su se stesso con tutto il sangue che gli
usciva dalla bocca. Mi è caduto addosso con tutto il
sangue". Intanto l'operaio Marino Serri, 41 anni, partigiano
della 76a brigata si è affacciato piangendo di rabbia oltre
l'angolo della strada gridando "Assassini!": cade
immediatamente, colpito da una raffica di mitra. Nato in una
famiglia contadina e montanara poverissima di Casina, con
sei fratelli, non aveva frequentato nemmeno le elementari:
lavorava sin da bambino pascolando le pecore nelle campagne.
Militare a 20 anni, era stato in Jugoslavia. Abitava a
Rondinara di Scandiano, con la moglie Clotilde e i figli. In
piazza Cavour c'è Ovidio Franchi, un ragazzo operaio di 19
anni. Viene colpito da un proiettile all'addome. Cerca di
tenersi su, aggrappandosi a una serranda: "Un altro,
racconta un testimone, ferito lievemente, lo voleva aiutare,
poi è arrivato uno in divisa e ha sparato a tutti e due".
Franchi è la vittima più giovane (classe 1941, nativo
della frazione di Gavassa): figlio di un operaio delle
Officine Meccaniche Reggiane, dopo la scuola di avviamento
industriale era entrato come apprendista in una piccola
officina della zona. Nel frattempo frequentava il biennio
serale per conseguire l'attestato di disegnatore meccanico,
che gli era stato appena recapitato. Morirà poco dopo a
causa delle ferite riportate. Ma gli spari non sciolgono la
manifestazione: sono proprio i più giovani - tra i quali è
Rovacchi - a resistere: "La macchina del sindacato girava
tra i tumulti e l'altoparlante ci invitava a lasciare la
piazza, che la manifestazione era finita. Ma noi non avevamo
alcuna intenzione di ritirarci, qualcuno incitava
addirittura alle barricate. Non avremmo sgomberato la piazza
almeno fino a quando la polizia non spariva. E così fu.
Mentre correvo inciampai su un corpo senza vita, vicino al
negozio di Zamboni. Era il corpo di Reverberi, ma lo capii
soltanto dopo". Emilio Reverberi, 39 anni, operaio, era
stato licenziato perché comunista nel 1951 dalle Officine
Meccaniche Reggiane, dove era entrato all'età di 14 anni.
Era stato garibaldino nella 144a Brigata dislocata nella
zona della Val d'Enza (commissario politico nel
distaccamento Amendola). Nativo di Cavriago, abitava a
Reggio nelle case operaie oltre Crostolo con la moglie e i
due figli. Viene brutalmente freddato a 39 anni, sotto i
portici dell'Isolato San Rocco, in piazza Cavour. In realtà
non è ancora morto: falciato da una raffica di mitra,
spirerà in sala operatoria. Polizia e carabinieri sparano
con mitra e moschetti più di 500 proiettili, per quasi tre
quarti d'ora, contro gli inermi manifestanti. I morti sono
cinque, i feriti centinaia: Zambonelli, riuscito a entrare
nell'ospedale, testimonia di "feriti ammucchiati ai morti,
corpi squartati, irriconoscibili, ammassati uno sull'altro".
Drammatica anche la testimonianza del chirurgo Riccardo
Motta: "In sala operatoria c'eravamo io, il professor
Pampari e il collega Parisoli. Ricordo nitidamente quelle
terribili ore, ne passammo dodici di fila in sala
operatoria, arrivava gente in condizioni disperate. Sembrava
una situazione di guerra: non c'era tempo per parlare,
mentre cercavamo di fare il possibile avvertivamo,
pesantissimi, l'apprensione e il dolore dei parenti". La
caduta del governo Tambroni Nello stesso giorno altri
scontri e altri feriti a Napoli, Modena e Parma. Il ministro
degli Interni Spataro afferma alla Camera che "è in atto
una destabilizzazione ordita dalle sinistre con appoggi
internazionali". Invano il presidente del Senato Cesare
Merzagora tenta una mediazione, proponendo di tenere le
forze di polizia in caserma e invitando i sindacati a
sospendere gli scioperi per "non lasciare libera una
moltitudine di gente che può provocare incidenti": la
polizia continua a sparare ad altezza d'uomo. A Palermo la
polizia carica con i gipponi senza preavviso, e quando i
dimostranti rispondono a sassate, gli agenti estraggono i
mitra e le pistole e uccidono Francesco Vella, di 42 anni,
mastro muratore e organizzatore delle leghe edili, che stava
soccorrendo un ragazzo di 16 anni colpito da un colpo di
moschetto al petto, Giuseppe Malleo (che morirà nei giorni
successivi) e Andrea Gangitano, giovane manovale disoccupato
di 18 anni. Viene uccisa anche Rosa La Barbera di 53 anni,
raggiunta in casa da una pallottola sparata all'impazzata
mentre chiudeva le imposte. I feriti dai colpi di armi da
fuoco sono 40. A Catania la polizia spara in piazza
Stesicoro. Salvatore Novembre di 19 anni, disoccupato, è
massacrato a manganellate. Si accascia a terra sanguinante:
"mentre egli perde i sensi, un poliziotto gli spara addosso
ripetutamente, deliberatamente. Uno due tre colpi fino a
massacrarlo, a renderlo irriconoscibile. Poi il poliziotto
si mischia agli altri, continua la sua azione". Il corpo
martoriato e sanguinante di Salvatore viene trascinato da
alcuni agenti fino al centro della piazza affinché sia da
ammonimento. Essi impediscono a chiunque, mitra alla mano,
di portare soccorso al giovane il quale, a mano a mano che
il sangue si riversa sul selciato, lentamente muore. Le
autorità imbastiranno successivamente una macabra montatura
disponendo una perizia necroscopica al fine di "accertare,
ove sia possibile, se il proiettile sia stato esploso dai
manifestanti". Altri 7 manifestanti rimangono feriti. Il 9
luglio imponenti manifestazioni di protesta a Reggio Emilia
(centomila manifestanti), Catania e Palermo rilanciano la
protesta. Tambroni arriva a collegare le manifestazioni a un
viaggio di Togliatti a Mosca, affermando che "questi
incidenti sono frutto di un piano prestabilito dentro i
palazzi del Cremlino". Ma il governo è ormai nell'angolo:
il 16 luglio la Confindustria firma con i sindacati
l'accordo sulla parità salariale tra uomini e donne, il 18
viene pubblicato un documento sottoscritto da 61
intellettuali cattolici che intima ai dirigenti
democristiani a non fare alleanza con i neofascisti. Il 19
luglio Tambroni si reca dal presidente Gronchi, il 22 viene
conferito ad Amintore Fanfani l'incarico di formare un
governo appoggiato da repubblicani e socialdemocratici. Nel
1964 si svolge a Milano il processo a carico del
vice-questore Cafari Panico e dell'agente Celani. Il 14
luglio la Corte d'Assise di Milano, presidente Curatolo,
assolve i responsabili della strage: Giulio Cafari Panico,
che aveva ordinato la carica, viene assolto con formula
piena per non aver commesso il fatto; Orlando Celani, da
più testimoni riconosciuto come l'agente che con freddezza
prende la mira e uccide Afro Tondelli, viene assolto per
insufficienza di prove.
18 luglio 2010 1:08 - shugar
forti con i deboli e deboli con i forti. Una delle
innumerevoli pezze giornalistiche per distogliere l'opinione
pubblica dalle ruberie e porcherie sistematiche messe in
atto da certi elementi e' appunto l'invocazione continua
della proibizione e del rigore a tutti i costi. Lo facessero
con loro mettendo in galera evasori, corrotti e corruttori,
bancarottieri vari ecc. e lasciassero in pace i poveri
diavoli e creassero i presupposti che eventi come i rave si
possano svolgere nella piena legalita' e sicurezza come
all'estero
13 luglio 2010 18:17 - nikodb
"" da una parte studiano questo rave party detection,
dall'altra stringono sempre piu per ottenere le leggi
bavaglio..
da una parte cercano di nascondere gli orrori dei nostri
governanti, andando a pararsi il culo con le leggi sulla
privacy,
dall'altra ti spiano pure i messaggini in stile controllo
totalmediatico alla Orwell..
significa che i rave party e tutto il movimento fa veramente
paura al sistema di controllo..
credo che la droga sia solo il pretesto per poterci
controllare, ma loro temono il fatto che i giovani riescano
a "creare" un qualcosa che va oltre il controllo
sistemico.
Perchè se LORO stanno facendo i salti mortali per fregare
la magistratura creandosi le leggi ad Oc in modo da non
essere controllati, intercettati..
Significa che hanno parecchio da nascondere, ma parecchio
parecchio..
non certo 2 cannoni,
Trans cocaina e viagra,sono il loro peccato piu
leggero...
e stanno facendo di tutto per nascondere i loro peccati
e allora perchè devono permettersi di intercettare un
telefono di un ragazzo che manda info per un semplice
party?
tra l'altro è una cosa che gia si fa..sono anni che cercano
di intercettare i party tramite internet...vedi goabase
supersgamato, oggi facebook..etc etc..
La loro non è prevenzione per il consumo di droga..a loro
interessa reprimere i giovani che vogliono CREARE qualcosa
che va contro il sistema..
è questo che mi fa veramente incazzare
QUESTI ******* ***** ** ***TANA!
ora aggiungo qualche parola-TAG sperando che qualche motore
di ricerca della polizia del Controllo mediatico possa
rintracciare
RAVE PARTY, DROGA, INFO,STRADA,
ora misero sbirro della postale che stai leggendo, spero tu
possa ragionare su quello che ho scritto...
Tu che sei solo una pedina non ti sembra strano che tu debba
lavorare ore per rintracciare una semplice festicciola di
giovani che vogliono semplicemente divertirsi per un week
end ,in location fuori dalle palle e dal casino creato dalla
nostra società?
Sono quei 50/100grammi di hashish su 500 persone che rendono
questo movimento pericoloso?
o quei 10/20 grammi di altre sostanze (sempre su una media
di 500persone?)
è veramente questo?
spero tu possa ragionarci un po su, perche la cosa è
veramente triste..
perchè ai piani alti di chi ti comanda, fanno cose molto
piu illegali delle nostre,
talmente illegali da cercare di cambiare il presente e il
passato legislativo in modo da pararsi il culo!
Noi continueremo a divertirci nei boschi e nei
capannoni,perchè non sarà un governo catto-fascio-mafioso
a fermarci!
I nostri bassi continueranno a rimbalzare fra vallate,senza
timori..
perchè non abbiamo sensi di colpa! ""
CIT.: Annx
13 luglio 2010 16:08 - psyenrico80
però...l'intelligenza di chi spara ste cazzate è ai minimi
storici. ogni estate si riparte con l'emergenza rave.
proibire proibire e basta!!
non frega a nessuno se chi fa danni per le strade o che
finisce in ospedale magari sia uscito da un bar del paese
dove abita avendo bevuto qualche birra, l'importante è
demonizare quei luoghi (rave) dove non si fanno gli
interessi economici dello stato. pultroppo i luoghi che non
rendono economicamente devono essere proibiti perchè se no
che esempio si da alla gente se ci si può divertire anche
in posti diversi da discoteche, bar ecc???
ma sbaglio o in questi giorni il "super" governo sta
cercando in tutti i modi di far passare una legge che in
pratica inpedisce o limita le intercettazioni?? non è
proprio il berlusconi che dice che non si può essere spiati
in continuazion e?? ma interrcettare conversazioni su siti o
sms non è violazione della privacy comunque??
forse allora il concetto è che se ti intercettano per gravi
reati (di cui qualche politico è accusato) non puoi esser
incriminato mentre se organizzi una festa puoi esser spiato
e poi perseguitato??
solite leggi al'italiana fatte per difendere politici,
polizziotti e criminali.
mah..non capisco!