In tribunale a fine udienza dopo che la GIP era uscita fuori
dai suoi limiti entrando nel merito suggeriva di obbligare
la mia asl a rifornirmi di Bedrocan a sue spese e non più
alle mie.
Essendo praticante prima e malato poi le commento Più che
Fumus bonis iuris questo qual mio procedimento lo definisco
Erbas bonis Iuris.
E adesso secondo giro di calcio nel culo con cambio di
agenti e solo giudici un minimo conscii.
Sera della tragedia giapponese a me mi hanno recluso per 36
ore in carcere poiché mi curavo con la cannabis per sm da 7
anni e ancor non ci credo.
12 febbraio 2010 10:04 - hunter_
Pescara. «Per i farmaci derivati dalla cannabis il problema
vero è quello del costo di quelli prodotti solo
all’estero che può aumentare anche di 10 volte».
Francesco Crestani è presidente dell’Act,
l’Associazione per la cannabis terapeutica.
Il problema dei medicinali derivati dalla marijuana e usati
per fini terapeutici (soprattutto per lenire i dolori in
certe patologie) è tornato d’attualità dall’altro
ieri. Cioè da quando si è appreso che Elisabetta Pierazzi,
un giudice del tribunale di Avezzano, ha pronunciato, il 2
febbraio scorso, un’ordinanza con cui afferma il diritto
alla somministrazione gratuita di cannabinoidi a un malato
di sclerosi multipla in condizioni di particolare indigenza.
E’ il primo caso in Italia.
«La decisione assunta», ha spiegato il giudice «è
funzionale a trattare gravi patologie, in quanto altri
medicinali usati dal paziente non sono risultati idonei. Il
medicinale è somministrato a pagamento e non viene prodotto
in Italia. Viene importato di volta in volta in piccole
quantità. Quindi deve essere somministrato a pagamento, con
costi elevatissimi».
Francesco Crestani, medico, di Rovigo, guida l’Act (nata a
Parma nel 2001) e ha un’esperienza, in questa materia che
risale almeno al 2001.
«L’ordinanza di Avezzano è giusta. Ho trattato
personalmemnte un caso simile a quello di Avezzano, nel
2001», racconta. «Avevo prescritto un farmaco derivato
dalla cannabis a una paziente di San Donà del Piave con un
tumore incurabile. I famigliari di questa donna ricorsero
anche loro al giudice chiedendogli di ordinare alla Asl di
importare quei farmaci. Purtroppo, in quel caso si mise di
mezzo la burocrazia. Fatto sta che i farmaci arrivarono
troppo tardi, quando la malata era ormai in coma
irreversibile».
La situazione è migliorata ora?
«Diciamo che la situazione si è un po’ sbloccata. C’è
una legge italiana del 1997 che prevede la possibilità di
importare farmaci che non esistono sul mercato nazionale.
Questo vale per qualsiasi tipo di farmaco, non solo per i
derivati dalla cannabis».
C’è una peculiarità che riguarda questi farmaci?
«Dal punto di vista teorico non c’è alcuna differenza
normativa rispetto ad altri medicinali che non si trovano
sul mercato italiano»
Perché allora sono così rare le pronunce che autorizzano
la loro somministrazione gratuita?
«Va detto che la situazione in Italia è un po’ a macchia
di leopardo. Varia, cioè, da Asl ad Asl. Per esempio,
alcune Asl, come quella di Bolzano, hanno deciso di
importare quel tipo di farmaci in via ordinaria. Altre Asl
si trovano, invece, in difficoltà dal punto di vista
burocratico».
Cosa va modificato in questa materia in Italia?
«Probabilmente bisogna intervenire sulla questione delle
spese di importazione. Per esempio, un farmaco che
all’origine costa 50 euro può arrivare a costare anche
500 euro, con l’importazione in Italia».
La gratuità del farmaco è al centro dell’ordinanza di
Avezzano: per ottenerla bisogna ricorrere a un giudice?
«Sì. Se, poi, è il medico curante di base a fare la
richiesta, il paziente se lo deve pagare di tasca sua, il
farmaco. Diverso è il caso che la somministrazione avvenga
in un reparto ospedaliero. In quel caso la spesa spetta alla
Asl. Attualmente non ci sono molti casi di questo tipo. Ma
il campo di applicazione di questa pratica è, in potenza,
molto vasto».
Giuliano Di Tanna
http://ilcentro.gelocal.it/
9 febbraio 2010 18:39 - lucillafiaccola1796
Eh curativa fino agli anni 30 poi annoi... annoi... se la
so' cuccata tutta l'oro ed ai malati non è restato
ninente....
LA "Giudice" non so il femminile di giudice Elisabetta
Pierazzi onora tutto il genere femminile.... BRAVA e
CORAGGIOSA..... speriamo che non debba soffrire della sua
Giustezza!!!!!!
Le auguro ogni bene....!
9 febbraio 2010 14:37 - pino9908
Una pianta curativa fino agli anni 30 non può diventare
droga per legge! La legge provveda a riassegnarle il posto
giusto!