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La vita nel 'narco-Stato del benessere'. Nella Spagna al confine con Gibilterra
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Articolo di Redazione
18 maggio 2018 14:57
 
E’ stata la morte di un bimbo che ha fatto si’ che il ministro dell’Interno spagnolo, Juan Ignacio Zoido, dichiarasse in questa settimana “la guerra al narco”, e che la popolazione di Campo de Gibilterra inondasse le strade di Algeciras chiedendo maggiore sicurezza. La morte lo scorso lunedi’ di Manuel Mancilla, di nove anni, mentre giocava con la barca di suo padre sulla spiaggia di Geteres (Càdiz), dopo essere stato travolto da una delle lance veloci utilizzate dai narcotrafficanti, ha messo in rilievo il grave problema sociale che si sta vivendo in questa zona del sud della Spagna, dove si staglia il pennone di Gibilterra ed e’ separata da soli 14 Km di mare dal Marocco.
Quim, dove la polizia batte record di sequestri e arresti -750 chili di hashish tra gennaio ed aprile di quest’anno e 225 arresti- la gente ha cominciato a dire “basta”.
“la morte di questo ragazzino ha socializato il rischio che si corre, ha messo in evidenza cio’ che la gente pensa su come e’ coinvolta nel narcotraffico, e che puo’ subirne conseguenze dirette”, dice Francisco Mena, prosidente della Coordinamento Antidroga NEXOS, che ha convocato la manifestazione. “Boi diciamo solo ‘No al narcotraffico’, ma la società deve impegnarsi per combattere e respingerlo e creare una regione sana, dobbiamo prendere spunto dall'orgoglio di Campo de Gibraltar per superarlo", ha insistito pochi minuti prima della massiccia protesta (5.000 persone secondo la polizia locale). Ed ha avvertito: "L'unità delle amministrazioni e della cittadinanza è necessaria".
Una giornata normale nei tribunali di La Linea de la Concepción. L'entrata sembra una fiera. Dozzine di gruppi di persone aspettano da diverse ore, mangiando pitas e bevendo bibite, una decisione dei giudici sui loro parenti e amici incriminati. Dieci detenuti per il loro presunto coinvolgimento in diversi depositi di droga per un totale di 10.000 chili di hashish lo scorso aprile, sono da ieri all’esame dei giudici. Tre sono stati rilasciati sotto una pesante cauzione pagata dal ricavato di cio’ che trasportano nei loro sacchetti di plastica. E sette entrano in una prigione inappropriata, con condanne superiori a 4,5 anni, mentre nello stesso tempo, dall'altra parte della baia, ad Algeciras, la polizia piantonava i tribunali. Altri sette arrestati per aggressioni a un gruppo di guardie civili lo scorso sabato -nove agenti del Rapid Action Group (RAG) - sono stati consegnati alla giustizia. Il giudice ha decretato l'incarcerazione incondizionata per tutti loro. Solo poche ore dopo, in concomitanza con il raduno antidroga, la polizia ha messo in atto un'operazione nel popolare quartiere di La Piñera dopo una sparatoria. Un agente è stato ferito dopo esser stato colpito un ginocchio.
"Il nostro territorio non è sottomesso o sopraffatto dalla piaga della droga e da chi ne trae profitto. Ci sono sempre mele marce", si legge nella dichiarazione inviata dal sindaco José Ignacio Landaluce (PP) a metà mattina. "Coloro che insistono sul paragonare Campo di Gibilterra con le altre parti del mondo dove il crimine organizzato è dilagante, mancano non solo di far fede alla realtà, ma provocano direttamente un danno ai residenti difficile da rimediare" ha osservato l'assessore.
Dalle amministrazioni, locali e nazionali, si é voluto separare fin dall'inizio la morte del minorenne dal traffico di droga, per evitare che fosse ulteriormente alimentata un'atmosfera gia’ molto calda. Il ministro Zoido si é affrettato a dire che la barca che lo ha colpito -7,5 metri di lunghezza e 300 cavalli- non aveva nulla a che fare con la droga, ma in seguito si è appreso che, sebbene la lancia non fosse stata usata per balle di carichi di hashish, era stata sequestrato dalla Guardia Civil per il trasporto di taniche di benzina. E il suo pilota, arrestato, aveva precedenti penali.
Ma questo sforzo di nascondere ciò che accade quotidianamente in questa costa, con una maggiore presenza della polizia -hanno rafforzato la zona con gruppi di unità di prevenzione e reazione (UPR) della Polizia Nazionale e della Guardia civile-GAR, dando il massimo di pubblicità a grandi sequestri di droga- si scontra faccia a faccia con una realtà grottesca, frutto di sciatteria e di uno storico abbandono, che è stato denunciato da chi sembra che continui a predicare nel deserto, come il coordinatore del gruppo di associazioni antidroga di Campo di Gibilterra.
"La crisi ha esacerbato il problema della disoccupazione che in questa regione é al 30% (oltre il 70% tra i giovani), per cui per molte famiglie ricorrono alle risorse economiche dal traffico di droga per pagare i loro mutui," dice Mena . "E ci sono molti giovani che crescono avendo come riferimento i leader di quei clan, i Castañas e i Messi; ragazzi senza opportunità, o che per il futuro trovano nel narco l'unica via d'uscita, essendo questo il loro unico mezzo di vita, il loro modus vivendi ", aggiunge un poliziotto nella zona.
Ciò che conta e che si dice sottovoce, é che coloro che combattono il narco "hanno approfittato del vuoto lasciato dallo Stato e sono diventati i protettori di molte famiglie, con le loro cure, dando loro lavoro e soldi quando ne hanno avuto bisogno senza chiedere nulla in cambio ... tranne il silenzio".
Il risultato, secondo le parole di Mena, è "una sorta di narco-esistenza", in cui una minoranza non parla perché é complice o lavora direttamente per la droga, mentre altri stanno zitti "per non mettersi nei guai", per paura di vicino di casa, del collega di lavoro, il padre dei compagni di classe del figlio a scuola ... il traffico di droga, che si mescola con una storia di contrabbando di tabacco e altri prodotti portati da Gibilterra in questa regione, ha distorto la società, che ha costruito un sistema parallelo con le proprie regole, che non sono scritte, ma che tutti conoscono.
Così la grande rivincita del coordinatore dei gruppi antidroga, alla luce dei tragici e recenti fatti, ha assunto un ruolo più importante: "le persone agiscono, osano parlare e raccontare ciò che accade nel proprio ambiente." Clara, del quartiere di La Bajadilla Algeciras, ha riconosciuto ieri la sua paura: "Io non ho una famiglia nella droga, ma i vicini, e questi non hanno altre risorse economiche, devono vivere e dar da mangiare a se stessi e ai loro figli", spiega. "Quello che mi piace di meno è la sfrontatezza con cui queste persone si comportano".

(Articolo di Patricia Ortega Dolz e Jesus A. Canas, pubblicato sul quotidiano El Pais del 18/05/2018)
 
 
 
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