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Traffico droghe. Arrestato in Brasile il poco noto numero uno
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Articolo di Redazione
3 luglio 2017 8:45
 
 Quando i poliziotti, acquattati da due settimane, hanno preso Luis Carlos da Rocha, detto «cabeça branca» (testa bianca), sabato 1 luglio nella sua immensa proprieta’ nel Mato Grosso, nel centro del Brasile, il barone della droga era con la sua donna ed il suo piu’ giovane ragazzo. Malgrado una pistola automatica da 9 mm a portata di mano, l’uomo non ha opposto alcuna resistenza.
“Non e’ considerato come un personaggio violento, E’ un ambasciatore del traffico”, ha spiegato il delegato della polizia federale Elvis Secco, alla testa dell’operazione di polizia chiamata “Spectrum” che ha portato all’arresto del trafficante.
Per le autorita’ brasiliane, l’arresto di Luiz Carlos da Rocha e’ un trofeo. Il risultato di una caccia di piu’ di un anno condotta da 150 poliziotti dispiegati in sei citta’ del Brasile e tre Stati, tra cui quello di Mato Grosso e di Sao Paulo. Sconosciuto al grande pubblico, l’uomo era una “vedetta” per i poliziotti. “Per noi aveva piu’ importanza del colombiano Juan Carlos Ramirez Abadia o “Fernandinho Beira-Mar”. Non c’era nessuno al di sopra di lui”, ha commentato Elvis Secco.
Giocava al grande proprietario terriero
Il nome in codice dell’operazione, “Spectrum”, faceva riferimento all’aria fantomatica di questa leggenda del narcotraffico. Schedato dall’Interpol in America Latina, Luiz Carlos de Rocha era in fuga da piu’ di trenta anni. Irriconoscibile dopo aver fatto ricorso ad una, o anche a diverse, operazioni di chirurgia estetica, l’uomo di circa 60 anni -che sembra ne abbia 40- conduceva una vita apparentemente ordinaria nella piccola citta’ di Sorriso all’interno dello Stato di Mato Grosso. Sotto una falsa identita’, quella di Victor Luiz de Morae, si faceva passare per un grande proprietario terreno. Passo dopo passo, i poliziotti hanno potuto risalire alle sue tracce grazie a degli agenti infiltrati che hanno creato un collegamento con un uomo ormai bruno e “testa bianca”.
Alla testa di una notevole multinazionale della cocaina, lo “Scarface do Brasil” era responsabile, secondo la polizia, del traffico di tre/cinque tonnellate di cocaina. In collegamento coi produttori della Bolivia, del Peru’ e della Colombia, il trafficante si assicurava che la polvere fosse portata in Brasile e nei Paesi consumatori, in Europa e America del Nord.
Con l’aiuto di piccoli aerei, la droga era trasportata fino ad una delle sue “fazendas”, delle grandi fattorie (ne possiede almeno cinque o sei, tutte in Mato Grosso). Da li’ la cocaina era spedita, nascosta in falsi pavimenti di camion, verso gli hub, basati nelle citta’ di Araraquara o Cotia, a qualche ora da Sao Paulo, per essere portata verso Rio de Janiero, l’Europa o gli Stati Uniti, partendo dal porto di Santos.
Considerato come un “cervello”, l’uomo doveva la sua longevita’ alla sua capacita’ di negoziatore che gli ha permesso di restare in buoni rapporti, alla volta, con il Primeiro comando da capital (PCC), banda che regna su Sao Paulo; e il Comando Vermelho di Rio, suo nemico giurato, Abile, ha saputo eludere la guerra mortale che si fanno le due reti. Alla testa di un patrimonio stimato in piu’ di 100 milioni di dollari (87,6 milioni di euro), la polizia sta tentando di trovare le tracce del bottino inghiottito col traffico attraverso paradisi fiscali e societa’ di comodo. Circa due milioni in contanti sono stati gia’ sequestrati, erano meticolosamente nascosti in delle valige della sua residenza di Sorriso.
Una piccola rivoluzione degli inquirenti?
“E’ una buona notizia, degna di elogio, ma non c’e’ niente da congratularsi oltre misura con la polizia. Sono piu’ di 30 anni che “cabeça branca” avrebbe dovuto essere dietro le sbarre”, sottolinea Major Olimpio, deputato federale specialista sulle questioni di sicurezza.
Arrestato tre volte negli anni 1979 e 1980, il “barone della coca” e’ stato condannato a piu’ di 50 anni di prigione ma non e’ mai stato incarcerato, riuscendo sempre a scappare con l’aiuto di una rete ricca di complici.
Questo colpo di filetto si spiega, in parte, grazie ai mezzi piu’ sofisticati di cui dispone la polizia federale. Pedro Abramovay, ex-segretario alla Giustizia sotto il governo di Luiz Inacio Lula da Silva (2003-2010), vuole anche credere ad un cambiamento della mentalita’ degli inquirenti. Cioe’ una piccola rivoluzione. “Questo genere di operazioni e’ molto rara. La maggior parte del tempo, la polizia federale non arresta che persone di seconda tacca, dei piccoli trafficanti delle favelas, perche’ i poliziotti cercano di guadagnare dei premi che vengono assegnati in funzione del numero degli arresti”, precisa colui che e’ anche alla testa del dipartimento dell’America Latina dell’organizzazione Open Society.
Dopo l’arresto di “testa bianca”, la polizia federale ha ricordato di avere, nel corso dell’anno passato, condotto 121 operazioni contro il traffico di droga, mettendo le mani su 250 milioni di real (66,17 milioni di euro) di guadagni illegali e piu’ di 41 tonnellate di cocaina.

(articolo di Claire Gatinois, pubblicato sul quotidiano El Pais del 03/07/2017)
 
 
 
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