Non passa giorno che un qualche politico e/o amministratore pubblico, in seguito a fatti delittuosi, non ci ricordi che
“c’è un problema di droga drammatico”. Un giovane morto o finito in ospedale, un regolamento di conti tra bande rivali che per la gestione del territorio di spaccio sottopongono gli stessi a pesanti problemi di ordine pubblico, etc. Storie di ordinaria quotidianità della follia istituzionale che ci obbliga a considerare illecito e/o reato un consumo quotidiano di milioni di persone… in un mondo in cui alcool e tabacco sono legali.
E dopo le dichiarazioni ci sono le azioni: nelle scuole, nei media, nei quartieri. Azioni che sarebbe meglio chiamare reazioni, visto che in genere si esplicitano sempre e comunque dopo un fatto delittuoso. Mancano, quindi, di originalità propositiva.
In entrambi i contesti, dichiarativi ed azionisti, gli attori si beano di quanto sono in grado di dire e di fare. Attori proibizionisti o antiproibizionisti in materia di droghe, poco importa. Comunque attori di una rappresentazione teatrale che da diversi anni da commedia si è trasformata in tragedia. Sì, tragedia perché il pregio di una iniziativa finalizzata ad un risultato non è che questa iniziativa ci sia ma che arrivi, per l’appunto, al traguardo che si era posta.
I traguardi in materia sarebbero due:
- quello degli attori proibizionisti: l’indurimento delle attuali leggi e grossomodo un controllo di polizia in ogni luogo in cui si possa sospettare un consumo di sostanze illegali (non ce ne vogliano i proibizionisti, forse siamo limitati, ma non riusciamo a percepire altri sbocchi a politiche di ordine pubblico in cui le attuali leggi sulle droghe fossero più proibizioniste delle attuali);
- quello degli attori antiproibizionisti: una legalizzazione non meglio identificata ma, visto l’andazzo medio dei politici in materia nel nostro Paese, a seguire di quanto accade nel resto del mondo… arrivando, per l’appunto, sempre dopo e mai prima.
Se questi traguardi non vengono raggiunti, e sono decenni e decenni che vengono perseguiti da entrambi i fronti, ci sembra che ci sia più di qualcosa che non funziona.
I risultati della attuale politica. L’andazzo mondiale, a parte alcun estremismi endemici (tipo Filippine), è verso un “addolcimento” delle leggi punitive in materia. Ragion per cui i proibizionisti si “
accontentano” che non siano rese meno dure le leggi già in vigore, mentre gli antiproibizionisti (giocoforza) si “
accontentano” anche loro che le stesse leggi in vigore non siano rese più dure, ricordandoci
“ad ogni pie’ sospinto” che nel mondo tira aria diversa e che bla bla.
In questo contesto di politiche fine a se stesse, continuano a manifestarsi tutti quegli episodi che, come abbiamo ricordato sopra, portato a dichiarazioni ed azioni….
TUTTE PRETTAMENTE INUTILI!!
Ovviamente non tutti i partiti, gruppi e movimenti politici sono coinvolti in questa inutilità del parlare e dell’agire. Il problema è che chi ha intuito ed agisce, solo ed esclusivamente sul fronte antiproibizionista chè l’altro fronte sembra una campana stonata e ripetitiva, rappresenta la minoranza della minoranza e non riesce mai ad andare oltre i propri numeri e le proprie capacità persuasive (anche con proposte di legge di iniziativa popolare).
Quindi, quelli che dicono di essere antiproibizionisti e che non sono minoranze delle minoranze hanno intenzione di continuare in questa loro inutilità, e contribuire a far sì che ad ogni fatto delittuoso loro stessi (e quelli, dal canto loro, che la pensano diversamente) continuino ad essere dei ridicoli grilli parlanti?