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Narcoguerra. In Messico la violenza supera la fiction
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Articolo di Redazione
16 settembre 2017 15:10
 
 Carlos Muñoz Portal e’ morto mentre cercava le migliori immagini del Messico, L’uomo di 37 anni e’ stato assassinato questo lunedi’ in una zona rurale dello Stato di Mexico, una regione violenta nel centro del Paese, mentre cercava ambienti e luoghi per girare la serie televisiva Narcos di Netflix, che e’ ambientata in Messico per la sua quarta serie. Muñoz era un assistente regista esperto nell’individuare luoghi per ambientare film per le grandi produzioni cinematografiche statunitensi che lavorano in Messico. I fatti che hanno portato alla sua morte non sono chiari. Un amico fa sapere che lunedi’ aveva preso la sua auto e stava girando per lo Stato di Messico per prendere alcune foto necessarie alla produzione. Ma, senza sapere il motivo, il corpo di Carlos e’ stato trovato alcune ore dopo dentro la sua automobile, crivellato da diversi colpi di arma da fuoco. L’auto era in una strada sterrata senza nome nella comunita’ di San Bartolo Actopan, nel municipio di Temascalapa, nel nordest dello Stato di Messico, vicino alla frontiera con Hidalgo. In quel luogo, il piu’ popoloso del Paese, si registra il piu’ alto tasso di omicidi. Lo scorso mese di luglio sono stati registrati 182 casi, una percentuale del 12,2 ogni 100.000 abitanti. Le autorita’ hanno avuto problemi nel ricostruire il crimine. “Vista la scarsa presenza di popolazione, non abbiamo testimoni”, dice un portavoce della Procura dello Stato di Messico. Un amico di Muñoz, che preferisce rimanere anonimo per rispetto della sua famiglia, suppone che la presenza di uno straniero con una telecamera sia stata ritenuta pericolosa da parte di alcuni abitanti del luogo, terrorizzati dalla insicurezza diffusa della regione. “Qualcuno ha pensato che stava raccogliendo informazioni ed hanno cominciato a seguire la sua auto”, dice. “L’auto della vittima era incastrata in un terreno di nopali”, conferma l'amico, per cui le autorita’ pensano si sia trattato di un’aggressione. “Non sappiamo se era ad Hidalgo o nei paraggi dove lo hanno seguito o se era nello Stato di Messico o stava per lasciare Hidalgo”.
Muñoz, originario di Puebla ha cominciato la sua carriera dopo aver frequentato la facolta’ di Comunicazioni all’Universita’ delle Americhe, era da piu’ di dieci anni che lavorava nell’industria cinematografica. Il suo primo lavoro, trovando ambienti e luoghi, e’ stato nel 2003 per “Man of fire”, il film che il defunto Tony Scott aveva girato nella capitale messicana insieme a Denzel Washington. Dopo questo ha partecipato a diversi progetti che poi sono stati girati in Messico: "Apocalypto", di Mel Gibson; "No se aceptan devoluciones", di Eugenio Derbez; "Sicario", di Denis Villeneuve; la quarta parte di "Rapido e Furioso" e parte degli episodi della serie “Mozart in the jungle”, di cui e’ protagonista Gael Garcia Bernal.
Carlos ha anche lavorato in “Spectre”, la piu’ recente impresa di James Bond che comincia con una impressionante sequenza del giorno dei morti nello Zocalo di Citta’ del Messico. Muñoz ha condiviso un'immagine della sua squadra nell'aprile 2015 di fronte a una delle grandi cattedrali ritratte da Sam Mendes. “Dream team”, la chiamo’ il regista messicano.
Netflix ha diffuso un comunicato breve dopo l’assassinio del suo partner. “Siamo consapevoli della morte di Carlo Munoz Portal, un lodevole ricercatore di luoghi e ambienti, e porgiamo le nostre condoglianze ai suoi famigliari. I fatti in cui cio’ e’ accaduto non sono noti e le autorita’ stano continuando le loro indagini”. La compagnia Usa e’ molto impegnata per la realizzazione della quarta serie di Narcos. La fiction incentrata sulla storia della cocaina, e’ cominciata con il ritratto del capo Pablo Escobar per poi concentrarsi sul Cartello di Cali’. Andando verso nord, la produzione si occupera’ prossimamente del Cartello di Juarez, un’organizzazione guidata a Amado Carillo, piu’ conosciuto come “El Senor de lo cielos”, il cui protagonista della fiction televisiva sara’ l’attore messicano José Maria Yazpik.
Alcuni professionisti dell’industria cinematografica temono che l’assassinio di Munoz mandi via dal Messico la produzione di Netflix, fonte di lavoro per centinaia di persone. “Gli statunitensi hanno cancellato in vari anni molti grandi progetti in Messico a causa della violenza. Si sono trasferiti in Australia, Colombia, Sudafrica, Canada e Cuba.. Non possiamo concederci il lusso che migliaia di persone perdano il proprio lavoro per 6 mesi”, ha detto al quotidiano El Pais un assistente di direzione che ha chiesto di non essere citato per nome.
La maggior parte di coloro che ricercano i luoghi, lavorano come Carlos. Sono freelance armati unicamente di una telecamera. I produttori, in questo caso Redrum, pagano il compenso, il noleggio dell’auto e danno loro una cifra forfettaria per coprire le spese di vitto e carburante. Queste persone lavorano da sole, cariche di immagini. Gl amici della vittima pensano: “Come mai andava da solo, senza protezione e nessun tipo di sicurezza?”.

(articolo di Luis Pablo Beauregard, pubblicato sul quotidiano El Pais del 16/09/2017)
 
 
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