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Legalizzazione droghe e libertà di informazione ed espressione. Il caso Saviano/Meloni
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Articolo di Vincenzo Donvito
23 giugno 2018 9:27
 
 "Il primo atto che Fratelli d'Italia presenterà in commissione di Vigilanza Rai sarà un'interrogazione per chiedere conto ai vertici di viale Mazzini dello scandaloso monologo recitato da Roberto Saviano, in prima serata e senza contraddittorio, a favore della legalizzazione della droga". Lo ha scritto su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. "Ricordiamo al 'guru' Saviano, e ai dirigenti del servizio pubblico che hanno consentito questa porcheria - aggiunge - che l'istigazione all'uso di sostanze stupefacenti in Italia è un reato punibile con la galera. Pretendiamo una immediata presa di posizione da parte dei vertici dell'azienda e una puntata 'riparatrice': sia dato il medesimo spazio concesso a Saviano a chi ogni giorno combatte ogni droga. Chiediamo inoltre di sapere se a Roberto Saviano sia stato riconosciuto un compenso per questa indegna apparizione". 
Questo è un lancio dell'agenzia stampa Askanews di ieri 22 giugno.
Lo riportiamo integralmente perche' ci possa aiutare a riflettere sulle difficoltà delle battaglie in corso sulla libertà di espressione e sulla legalizzazione delle droghe. Chi le ha pronunciate, ovviamente, non sa cosa sia la libertà d'espressione, e valuta il sistema pubblico di informazione radiotelevisiva come un feudo delle maggioranze (l'uso della democrazia per stabilire un regime dittatoriale, una contraddizione anche in termini). La richiesta poi di avere altrettanto spazio, oltre che pretestuosa è ridicola, visto che tutti i giorni, in Rai, vengono fornite notizie e commenti sugli effetti dell'attuale legislazione punizionista in materia di droga. Ogni tanto viene trasmesso qualcosa di diverso, ma ecco che chi si ritiene il padrone dell'informazione avanza la pretesa riparatrice: "ti faccio dire ciò che vuoi, ma subito occorre che ci sia altrettanto spazio per  chi sostiene il contrario", questo sembra sostenere la nostra ex-ministra.  Che è proprio il contrario della libertà di espressione e di informazione. Certo, se ci fossero solo posizioni legalizzatrici in materia di droga, con censura di quelle punizioniste, la Meloni avrebbe ragioni da vendere. Ma non è così. E' stata fatta informazione, questa volta legalizzatrice. Quando e se qualcuno avrà da dire altro col taglio punizionista, bene, se ne parlerà. Questa, cioé dovrebbe essere la prassi di un servizio pubblico di informazione, e non che i legittimati -come la nostra ex-ministra- si debbano sentire chiamati a gridare allo scandalo.
La questione, quindi, piu' che di opinioni e posizioni sulle droghe, è sostanzialmente di libertà d'espressione e di informazione.
 
 
 
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