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Legalizzazione cannabis in Francia. La chiave e' andare in parallelo con la repressione...
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Articolo di Redazione
29 gennaio 2018 12:24
 
 Dopo la pubblicazione di un nuovo rapporto parlamentare che perora l’istituzione di una multa forfettaria per i consumatori di cannabis, l’economista Emmanuelle Auriol, autrice di “Pour en finir avec le mafias – sexe, drogue e clandestins: et si on legalisait?” (edizioni Armand Colin), ritiene che la legalizzazione della cannabis "permetterebbe allo Stato di stabilire il suo monopolio sulla distribuzione, come e’ nel caso del tabacco”, per in seguito poterla meglio regolamentare, con essenzialmente un aumento dei prezzi.

D- Cosa pensa della decisione di optare per una multa forfettaria per i consumatori di cannabis?
R.
Il governo non e’ nella logica della legalizzazione, mentre nel mondo intero si assiste ad un evoluzione delle legislazioni in questo senso. Il fatto che la Francia si muova in merito e’ una buona cosa. Io sono favorevole a questo provvedimento. Oggi il nostro sistema di repressione e’ totalmente inefficace. Siamo uno dei Paesi in cui c’e’ il maggiore consumo di cannabis. Su questo mercato, lasciato ai criminali, la disponibilita’ dei prodotti e’ troppo grande e i prezzi troppo bassi, portando di fatto ad una concorrenza anarchica tra gli spacciatori. Si trova cannabis ovunque, a cominciare dalle nostre scuole e licei. E’ anche la prima sostanza illegale consumata dagli adolescenti. A 16 anni e’ circa il 50% che l’ha provata. Con tali percentuali tutte le famiglie francesi ne sono coinvolte. Di fronte a questo flusso viene opposto un meccanismo repressivo molto costoso e non adatto, mettendo sullo stesso piano gli spacciatori e i loro clienti. La Francia e’ di fatto il campione della repressione inutile. Ci sono ogni anno qualcosa come 200.000 procedimenti giudiziari per violazione della legge sugli stupefacenti, la maggior parte dei quali sono per semplice consumo. La polizia e la giustizia vi dedicano diverse centinaia di migliaia di euro di lavoro. Siccome non si puo’ mettere in galera tutti i consumatori di cannabis, che e’ quanto teoricamente previsto dal codice, la maggior parte degli arresti si limitano ad un semplice riferimento alla legge.
D. La legalizzazione sarebbe piu’ efficace?
R.
Certamente. La proibizione e’ una politica pubblica che mira ad eradicare un mercato impedendo la sua offerta legale. Se la domanda “frustrata” e’ grande, la proibizione fa nascere un mercato nero gestito da criminali. Cosi’ come la proibizione dell’alcool in Usa non riusci’ ad eradicare il suo consumo ma fece crescere l’emergenza del crimine organizzato e della mafia italiana in questo Paese. I proibizionisti non tengono mai in conto questi costi per la societa’. Partono dal presupposto che la giustizia possa andare avanti. Per quel che riguarda la cannabis in Francia e’ urgente che lo Stato riprenda la situazione in mano. La legalizzazione gli permetterebbe di assicurare il suo monopolio sulla distribuzione, come avviene gia’ per il tabacco. Questo permetterebbe di controllare la qualita’ della cannabis venduta, in un contesto in cui oggi i giovani fumano talvolta dei mix che hanno effetti devastanti sulla loro salute. Sarebbe distribuita da dei centri specificamente dedicati, ubicati lontani dalle scuole e dai licei. La vendita sarebbe vietata ai minori. In un primo tempo, lo Stato dovra’ moderare la fiscalita’ in modo che i prezzi non siano troppo alti, avendo come scopo la sparizione del mercato degli spacciatori. Una volta che le reti mafiose saranno scacciate fuori dal mercato, si dovra’ rialzare la fiscalita’ in modo da scoraggiare il consumo. I prezzi alti si traducono in un consumo moderato. Nello stesso tempo, i trafficanti che abbasseranno i loro prezzi riducendo i loro margini per recuperare una parte della domanda, dovranno essere repressi molto duramente. Legalizzazione e repressione non sono cose opposte. Sono al contrario delle politiche pubbliche complementari. Legalizzare e’ prendere il controllo, niente a che fare con il lassismo.
D. I rapporti si susseguono, e mostrano l’inefficacia del nostro sistema repressivo, perche’ i governi non vogliono legalizzare?
R.
La Francia e’ un Paese centralizzato. E’ quindi difficile fare esperimenti. E’, per esempio, difficile legalizzare il consumo della cannabis in una regione, e in funzione del risultato, generalizzare l’esperienza in altre regioni. Questo e’ molto piu’ facile con dei Paesi federali o con delle regioni autonome come in Usa o Svizzera. Ci sono degli Stati americani ferocemente contrari alla legalizzazione ed altri che invece sono favorevoli e che la sperimentano. In Francia, si nota tuttavia un’evoluzione dell’opinione pubblica che per lungo tempo era stata in maggioranza contraria alla legalizzazione, ma che oggi sostiene un’evoluzione della legislazione. Il candidato Emmanuel Macron si era dichiarato favorevole a questa evoluzione durante la campagna presidenziale, prima di fare un voltafaccia per adeguarsi al suo elettorato.
D. La Francia ha anche approvato la penalizzazione dei clienti delle prostitute. Cosa pensa in merito?
R.
Sulla prostituzione. Esistono oggi due tipi di riforme. La prima consiste nel legalizzare la prostituzione e le case chiuse, come hanno fatto per esempio nei Paesi Bassi o in Germania. Contrariamente a quanto si aspettavano i suoi promotori, lungi dal far sparire la prostituzione clandestina, essa e’ esplosa. Questo fallimento della legalizzazione che ha fatto sparire le reti di sfruttatori e’ dovuto alla natura del mercato. Una prostituzione liberamente consentita si traduce immancabilmente in tariffe alte. Non essendo un servizio sessuale una cosa banale, gli uomini e le donne che vi acconsentono lo fanno solo se i guadagni sono sufficientemente alti. Questo significa che c’e' sempre uno spazio, a margine della prostituzione legalizzata, per una prostituzione clandestina curata dalle reti mafiose che fanno cascare i prezzi arruolando delle schiave sessuali. Al contrario del modello tedesco si trova quello svedese, che ha deciso di criminalizzare i clienti delle prostitute, con un invio a casa dei clienti di una lettera, con la pubblicazione sui giornali della loro foto, il tutto con anche procedimenti penali. Questa politica funziona bene perche’ se non c’e’ domanda, non c’e’ offerta. La prostituzione e’ molto diminuita in Svezia. Tra questo sistema repressivo e la legalizzazione attraverso le case chiuse, io penso che esista una via di mezzo.
D. Quale?
R.
Penso che bisognerebbe dare alle prostitute uno statuto di tipo professionale liberale regolamentato, con un ordine che si faccia carico delle questioni specifiche, con tariffe minime, riconversioni, etc.. Queste prostitute avrebbero una carta professionale, come quella dei medici, e sara’ compito dei clienti verificare che quelli e quelle a cui chiedono questi servizi siano legali. I poteri pubblici devono in parallelo sanzionare in modo estremamente duro gli sfruttatori che fanno lavorare delle prostitute clandestine e i clienti di queste ultime, sul modello svedese. Criminalizzare la frequentazione di prostitute clandestine e’ uno strumento ottimale nella lotta contro lo sfruttamento sessuale. Una volta ancora, legalizzazione e repressione vanno di pari passo.

(articolo di Irène Inchauspé, pubblicato sul quotidiano L’Opinion del 29/01/2018)
 
 
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