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L’eroina dei talebani. Un problema per la guerra afghana
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Articolo di Redazione
30 ottobre 2017 10:37
 
 I laboratori in se’ sono semplici, in capanne o grotte nascoste: un paio di barili vuoti per miscelare, sacchi e galloni di sostanze chimiche (precursori), pezzi di legna da ardere, macchina da stampa, generatore e pompa ad acqua con un tubo lungo per raggiungere un pozzo nelle vicinanze.
Sono i lavori di raffinazione di eroina. La polizia afghana e le forze speciali americane continuano a cercarli in tutto l'Afghanistan. I funzionari e i diplomatici sono sempre più preoccupati del fatto che la proliferazione dei laboratori sia ancora una delle cause più destabilizzanti nella lunga lotta per far cessare la guerra dei talebani.
Il fatto che il Paese abbia costantemente prodotto circa l'85 per cento dell'oppio del mondo, nonostante più di 8 miliardi di dollari spesi dagli Stati Uniti da soli per combatterlo nel corso degli anni, viene accettato con un senso di impotenza tra i funzionari della narcotici.
Per anni, la maggior parte del raccolto sarebbe stato preparato sotto forma di sciroppo di oppio, poco ingombrante e raffinato in altri Paesi. Ma ora i funzionari afghani e occidentali stimano che metà, se non di più, dell'oppio afghano sia trasformato nel Paese, in morfina e in eroina con diversi gradi di purezza.
La raffinazione rende la droga molto più facile da esportare nei mercati di distribuzione in Occidente. E sta aumentando notevolmente i profitti dei talebani, per i quali il commercio di droga costituisce almeno il 60 per cento del loro reddito, secondo i funzionari afghani e occidentali.
"Senza droga, questa guerra sarebbe finita da tempo," ha dichiarato recentemente il presidente Ashraf Ghani dell'Afghanistan. "L'eroina è un elemento guida molto importante di questa guerra".
In un momento in cui i talebani hanno aggredito con notevole impegno i territori sotto il controllo del governo, in particolare nelle regioni che producono oppio, la prospettiva di un aumento dei profitti di droga fa calare le aspettative degli ufficiali americani per convincere i talebani a cercare la pace con il governo afghano.
"Se un comandante talebano analfabeta a Helmand fa un milione di dollari al mese, quanto potrebbe guadagnare in tempo di pace?", ha dichiarato un ex-funzionario afghano.
Un altro ufficiale, il generale Abdul Khalil Bakhtiar, vice ministro dell'Interno dell'Afghanistan, responsabile della polizia antinarcotici, dice che i talebani abbiano usato la crescente insicurezza degli ultimi due anni per insediare laboratori di raffinazione e trasferirli più vicini ai campi di oppio.
Il generale Bakhtiar ha stimato che l'anno scorso nel Paese c’erano 400-500 laboratori, soprattutto nelle regioni controllate o rivendicate dai talebani. Le forze militari da lui dirette ne hanno distrutto oltre 100. Ma poi ha ammesso: "Possono costruire un laboratorio come questo in un giorno".
Zabihullah Mujahid, portavoce dei talebani, ha fatto sapere che il suo gruppo "non ha nulla a che fare" con la produzione di 'eroina ed ha negato che esistano grandi laboratori nelle aree sotto il suo controllo.
I talebani da lungo tempo stanno utilizzando il commercio di oppio per pretendere tasse e garantire cosi’ la sicurezza a produttori e contrabbandieri. Ma sono comunque loro che sono direttamente coinvolti in ogni fase dell'attività di produzione, entrando in conflitto con alcuni dei principali cartelli della regione -e in alcune zone e’ difficile distinguere gli uni dagli altri.
L'economia dell'oppio in Afghanistan è cresciuta fino a circa 3 miliardi di dollari nel 2016, quasi raddoppiando il totale dell'anno precedente e rappresenta circa il 16 per cento del prodotto interno lordo del Paese, secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe e sul crimine (Unodc).
L'aumento della attivita’ di trasformazione in eroina, significa che i talebani sono in possesso di piu’ di 60 miliardi di dollari, che e’ quanto viene stimato a livello mondiale il valore di questo mercato. La domanda di oppio continua ad essere elevata in Europa e in Nord America: il novanta per cento dell'eroina per le strade del Canada, e circa l'85 per cento di quello in Gran Bretagna, puo’ essere ricondotto al mercato dell’Afghanistan, secondo il Dipartimento di Stato degli Usa.
Nonostante la dimensione del problema dell'oppio in Afghanistan, non si sta facendo molto. L'eradicazione o i sequestri di oppio hanno avuto poca considerazione nella nuova strategia dell’amministrazione di Trump per la guerra afghana.
Le varie forze di polizia portano il peso della guerra contro la droga in Afghanistan, ma sono spesso complici nel commercio dello stesso oppio, alimentando reti di corruzione all'interno del governo afghano, sia a livello locale che nazionale.
La lotta per interrompere il flusso di droghe afghane nelle economie occidentali e regionali, nonche’ il denaro per le casse dei talebani, è in gran parte delegata ad una piccola unità di polizia, l'unità nazionale di interdizione, che conta da circa 450 a 600 persone guidate dall’American Special Forces.
"Dobbiamo mettere insieme queste due cose: l'antiterrorismo e l’antinarcotici. E devono andare di pari passo, perché se ne viene meno uno, altrettanto accade per l’altro", ha detto Javid Qaem, vice ministro afghano dei narcotici. Qaem sostiene che la situazione potrebbe migliorare se gli sforzi di eradicazione delle coltivazioni di oppio fossero prese in considerazione nella pianificazione delle operazioni di sicurezza. Ed ha portato l'esempio della provincia di Helmand, dove sono state tentate operazioni di eradicazione, ma solo dopo la raccolta di quest'anno. "Ad Helmand, avevamo l’obiettivo di eradicare tra 2.000 e 3.000 ettari di eradicazione". "Ma non potevamo fare nulla, nessuno di noi, perché Helmand era un campo di battaglia aperto, tutta l'intera provincia".
A livello provinciale, i funzionari dell’antinarcotici si sono mostrati poco affidabili, le loro attivita’ erano spesso sotto il condizionamento dei potenti del luogo, e non erano in grado di reagire ai loro condizionamenti.
Un ex-ufficiale dell’antinarcotici di Kabul, che ha voluto restare anonimo per evitare rappresaglie, ha raccontato come la sua unita’ stava seguendo con un certo impegno una rete di riciclatori di denaro in una provincia ricca di oppio dove stavano aiutando a importare le sostanze chimiche necessarie per raffinare l'eroina. Alla fine hanno avuto prove sufficienti per fare un arresto ad alti livelli, bloccando uno dei capi di questa rete – ed hanno perso solo un importante comandante di polizia che era direttamente entrato per catturare il sospetto. Non ci sono comunque state conseguenze.
In quel contesto, la piccola unità nazionale di interdizione, confinata in una base protetta di montagna a Kabul, è stato uno degli investimenti piu’ proficui per colpire le reti dell’oppio e dell’eroina. E anche questo non ha dato i risultati sperati: il suo comandante in capo è stato sostituito di recente perche’, dopo una specifica indagine nel contesto di un relazione dell'Ispettorato Speciale degli Stati Uniti per la ricostruzione dell'Afghanistan, "probabilmente non era in grado di svolgere il lavoro di intelligence nei confronti dei talebani". Questo ispettorato ha anche un centro di giustizia “one-stop-shop”, in collaborazione con gli inglesi.
Un membro della United States Army Special Forces che lavora con l'unità, e che vuole conservare l’anonimato, ha detto che i loro consulenti hanno collaborato con le forze afghane in circa il 30 per cento delle loro operazioni. Di solito finiscono per essere incursioni in larga scala nelle zone dei talebani, incursioni che richiedono un approccio più articolato. "I talebani hanno i loro finanziamenti dalle tasse sui narcotici, dalla vendita e dal traffico degli stessi". “Si tratta di una priorità: siamo specificamente impegnati per impedire ai talebani di conseguire i loro introiti”. I comandanti dell’unita’ e i loro consiglieri americani, spesso volano anche con sei elicotteri da Kabul, operando di notte. Si fermano diverse miglia dal loro obiettivo per evitare il fuoco talebano, e poi proseguono per la loro strada a piedi. Tuttavia, le incursioni raramente, se non mai, portano ad arrestare qualcuno; i sospetti spesso fuggono non appena sentono i motori degli elicotteri. Le operazioni durano non più di poche ore, e, dopo aver preso atto della situazione, terminano dando fuoco a droghe e attrezzature per produrle.
Ci sono anche altri segnali sul fatto che l’oppio venga trattato all'interno dell'Afghanistan, dicono i funzionari, e questo grazie ai sequestri di droga e alla quantita’ di sostanze chimiche necessarie per i trattamenti.
Negli anni precedenti, le quantità di oppio sequestrate in Afghanistan sembra che abbiano superato, per almeno cinque volte, quelle di morfina ed eroina trasformate. Nel 2015, ad esempio, sono stati sequestrati circa 30.000 chilogrammi di oppio, rispetto a poco più di 5.000 chilogrammi di eroina e morfina insieme.
Ma nel 2017 i numeri dei sequestri sembrano ribaltati: le quantità di eroina e morfina, che richiedono un certo livello di trattamento, sono quasi il doppio di quelle di oppio.
Il governo afghano sostiene che fino ad oggi, in questo anno, ha sequestrato circa 73 tonnellate di precursori chimici necessari per l'elaborazione. In tutto il 2015 erano invece poco più di 1,4 tonnellate di solidi e quasi 5.000 litri di precursori liquidi. Un recente carico di questi precursori, che aveva eluso la dogana e che era stato sequestrato dopo che era stato trasferito su un altro veicolo, avrebbe potuto essere utilizzato per la produzione di 15 tonnellate di eroina.
Pur se i primi dati sono indicativi, il raccolto 2017 del papavero è stato un altro anno record, dicono i funzionari afghani. L'eradicazione e’ stata scarsa, con le forze di sicurezza incapaci di individuare i campi anche a Sarobi, a soli 50 miglia dal palazzo presidenziale di Kabul.
Qaem, il vice ministro, ha detto che proprio mentre le eradicazioni stavano per iniziare nel distretto di Kabul, la direzione stessa del distretto è cambiata. E i lavoratori per queste operazioni era difficile trovarli: dovevano essere portati da altre province, poiché quelli locali non avrebbero distrutto i campi dei loro concittadini. Ma il problema più grande era rappresentato dalle bombe nascoste dei talebani. Ogni giorno, prima che i lavoratori procedessero alla distruzione dei campi, le squadre di sminamento dovevano prima eliminare gli esplosivi presenti negli stessi campi.
"Sembrava facile -era Kabul", ha detto Qaem. "Ma era dura. Era quasi una guerra, ogni giorno. "

(articolo di Mujib Mashal, pubblicato sul quotidiano The New York Times del 30/10/2017)
 
 
 
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