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Cannabis terapeutica. Cassazione condanna malato che autocoltivava
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Articolo di Fabio Valcanover *
10 luglio 2017 14:12
 
 Il 28 aprile la VI Sezione della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso da me proposto nell’interesse di un sessantatreenne di Trento condannato per la coltivazione di tre piante di canapa destinate all’uso terapeutico.
Resi pubblica la notizia prima dell’udienza della Suprema Corte di Cassazione.
In primo grado – ricordo – l’uomo era stato assolto in base alle valutazioni – riportate in sentenza: “…le piante sono solo tre; e come si è visto gli effetti della loro assunzione avevano natura e finalità terapeutica, e non stupefacente in senso proprio”.
La Procura interpose appello ritenendo non condivisibile il riconosciuto uso terapeutico della cannabis coltivata dall’uomo; per precisione, le parole utilizzate nell’atto di appello sono: “… pare del tutto incomprensibile, quantomeno al PM appellante, l’indicazione per cui gli effetti dell’assunzione delle tre piante avevano ‘natura e finalità terapeutica, e non stupefacente in senso proprio’…”.
La Corte di Appello di Trento aveva riformato la sentenza di primo grado riconoscendo rilevanza penale nella condotta del sessantatreenne che difendo.
Per dolerci del mancato riconoscimento della causa di giustificazione dell’esercizio di un diritto (art. 51 cp) nella condotta dell’uomo, abbiamo presentato ricorso per Cassazione.
Come anticipato, la Cassazione ha respinto il ricorso con una sentenza le cui motivazioni non risultano ancora depositate.
Ciò nonostante lo scorso 10 maggio è stato notificato l’ordine di carcerazione: il sessantatreenne ha già presentato richiesta di misure alternative.
Nel frattempo l’uomo, che dovrebbe curarsi con la cannabis per l’inefficacia delle terapie convenzionali, affronta nuove difficoltà: reperire il Bediol prescritto dai medici dell’A.P.S.S. è assai difficile checchè se ne dica a Palazzo Thun.
Come ho già scritto – e dovrebbero sapere in Azienda Sanitaria – dall’Olanda le forniture di Bediol non arriveranno per un po’… sino ad ottobre.
Per l’uomo, condannato e in attesa della decisione del Tribunale di Sorveglianza, l’alternativa sarebbe quella ventilata nei motivi di appello: cercare la cura nel mercato illegale…
Ci siamo rivolti, quindi, al Presidente della Repubblica per chiedere la grazia, con istanza invita oggi. Qui il testo

* legale del foro di Trento, collaboratore Aduc
 
 
 
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