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 ITALIA - ITALIA - Traffico droghe. Cagliari hub del Mediterraneo
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Notizia 
14 dicembre 2014 17:22
 
Troppi 140 chili di cocaina caraibica per il mercato sardo. Il carico da 21 milioni di euro sequestrato giovedì scorso dalla Finanza al porto canale di Cagliari era però destinato a restare nel territorio nazionale. Ne sono convinti gli investigatori. Probabilmente il container fermo nel piazzale di scarico sarebbe stato sdoganato regolarmente, spacciato per un trasporto di fave di cacao. Oppure, grazie a qualche complice pagato profumatamente, i tre borsoni con i 120 panetti sarebbero usciti clandestinamente dall'area portuale. Una parte (magari una decina di chili) sarebbe stata destinata al mercato cagliaritano in vista delle vacanze natalizie, il resto avrebbe proseguito il viaggio nel resto dell'Isola per poi finire, via mare e via terra, nel Nord Italia.
SCALO STRATEGICO È una delle ipotesi investigative battute dopo il maxi sequestro dei giorni scorsi. Un'operazione che avvalora la tesi che vedrebbe Cagliari come una piattaforma dei traffici di droga nel Mediterraneo grazie alla collaborazione con piccole gang locali ripagate con soldi oppure con droga da spacciare nelle piazze cittadine. Nel dicembre del 2013 un'altra indagine aveva permesso di mettere le mani su 200 chili “parcheggiati" sempre nel porto Canale. E nel 2011, notizia mai trapelata, nello scalo marittimo cagliaritano erano state intercettate ben 23 tonnellate di una sostanza chimica per l'elaborazione di droga sintetica. Un carico destinato al Messico con sosta tecnica a Cagliari.
I LEGAMI COI NARCOS La Sardegna non è in grado di assorbire enormi quantitativi di droga (cocaina in particolare): non solo per i costi (esorbitanti) dell'investimento iniziale ma anche per la necessità di un'organizzazione capace di avere i contatti con trafficanti internazionali e gestire i trasporti a volte molto rischiosi. Per questo nelle inchieste portate avanti dalle forze dell'ordine negli ultimi anni, la cocaina è arrivata nell'Isola (zona Costa Smeralda e sud Sardegna) grazie ai collegamenti di piccoli clan locali con le organizzazioni criminali italiane: calabresi con base operativa nel Nord Italia (soprattutto Milano e hinterland), ancora calabresi, napoletani e laziali presenti nel Lazio e nel Napoletano. Sono loro a far arrivare in Italia i grandi quantitativi di coca soprattutto dal Sud e dal Centro America, attraverso delle tappe in Spagna e Olanda. I trafficanti (e produttori) di cocaina primi al mondo non sono più i colombiani: la leadership è ora nella mani dei messicani.
LE ROTTE Quando la droga tocca il suolo italiano, il trasferimento della cocaina verso la Sardegna avviene nel 90 per cento via mare: camion e tir (con carichi tra i 5 e i 20 chili) oppure auto (per trasporti al massimo di 5 chili) imbarcati su traghetti diretti verso i porti sardi. I corrieri vengono ripagati con poche centinaia di euro ed è più semplice aggirare i controlli antidroga. Più rischioso, e con trasporti al massimo di un chilo, l'utilizzo di “ovulatori" via aereo. Difficilmente Carabinieri, Squadra Mobile e Guardia di Finanza si sono imbattuti in organizzazioni di trafficanti che hanno fatto arrivare centinaia di chili di cocaina direttamente in Sardegna. Lo scenario starebbe cambiando. Forse perché negli altri porti italiani i controlli sarebbero sempre più stringenti. Nell'eterna battaglia tra “guardie e ladri", i trafficanti potrebbero aver deciso di cambiare strategia.
(articolo di Matteo Vercelli, pubblicato sul quotidiani l'Unione Sarda del 14/12/2014)
 
 
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