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 ITALIA - ITALIA - Tossicodipendenti. Sappe: no al carcere
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Notizia 
10 ottobre 2012 11:19
 
'Il Sappe e' impegnato per incrementare l'utilizzo del ricorso alle misure alternative al carcere delle persone tossicodipendenti recluse. Per questo giudichiamo importanti e positivi gli sforzi che sta compiendo nell'analoga direzione il ministro per la Cooperazione, Andrea Riccardi'. E' quanto afferma Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria.
'Nelle carceri italiane -sottolinea il leader del Sappe- piu' del 25% circa dei detenuti e' tossicodipendente e anche il 20% degli stranieri ha problemi di droga. Se per un verso e' opportuno agire sul piano del recupero sociale, e' altrettanto necessario disporre di adeguate risorse per far fronte alla possibilita' che all'interno del carcere entri la droga'.
'Alcuni recenti fatti di cronaca -prosegue il sindacto dei baschi azzurri- hanno dimostrato che e' sempre piu' frequente il tentativo, anche da parte dei detenuti appena arrestati o di familiari e amici di ristretti ammessi a colloquio, di introdurre sostanze stupefacenti all'interno degli istituti penitenziari'.
'Spesso -fa notare Capece- e' la professionalita' della polizia penitenziaria a consentire di individuare i responsabili e di denunciarli all'autorita' giudiziaria, ma cio' non e' sufficiente. Nonostante l'Italia sia un Paese il cui ordinamento e' caratterizzato da una legislazione all'avanguardia per quanto riguarda la possibilita' che i tossicodipendenti possano scontare la pena all'esterno, i drogati detenuti in carcere sono tantissimi'.
'La legge -ricorda ancora- prevede che i condannati a pene fino a sei anni di reclusione, quattro anni per coloro che si sono resi responsabili di reati particolarmente gravi, possano essere ammessi a scontare la pena all'esterno, presso strutture pubbliche o private, dopo aver superato positivamente o intrapreso un programma di recupero sociale. Nonostante cio' queste persone continuano a rimanere in carcere'.
'Riteniamo sia invece preferibile -conclude Capece- che i detenuti tossicodipendenti, spesso condannati per spaccio di lieve entita', scontino la pena fuori dal carcere, nelle comunita' di recupero, per porre in essere ogni sforzo concreto necessario ad aiutarli ad uscire definitivamente dal tragico tunnel della droga e, quindi, a non tornare a delinquere. I detenuti tossicodipendenti sono persone che commetto reati in relazione allo stato di malattia e quindi hanno bisogno di cure piuttosto che di reclusione'.
 
 
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