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 ITALIA - ITALIA - Repressione e droga. Magistrati ed esperti a convegno
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10 giugno 2011 20:27
 
Le azioni repressive non hanno portato ad una soluzione delle problematiche legate alla droga che invece hanno bisogno di politiche alternative, di prevenzione e di trattamento dopo il reato. E' quanto e' emerso oggi a Roma nel corso del convegno 'Droghe e tossicodipendenza. Il proibizionismo alla prova dei fatti', in cui esperti e magistrati di Paesi europei e sudamericani, invitati da Magistratura democratica, Forum Droghe e Gruppo Abele, si sono confrontati sui temi del consumo e del commercio di sostanze stupefacenti, in relazione alle critiche e al sollecitamento a un cambio di rotta da parte di organismi internazionali, tra cui in parte l'Unodc (United Nations Office Drugs and Crime) e la Commissione globale per le politica sulla droga.
'Le critiche espresse dalla commissione internazionale - ha spiegato Luigi Marini, presidente di Magistratura democratica - richiede di aprire un tavolo con gli operatori e di abbandonare una visione che criminalizza in maniera indifferenziata tutte le sostanze e tutte le forme di contatto con la droga, rendendosi conto che il 50% delle 65.000 persone in carcere e' legato alla droga e che questo indica un percorso che non puo' essere proseguito'. 'Bisogna intervenire su due spazi di intervento - ha aggiunto Grazia Zuffa della fondazione Fuoriluogo - le convenzioni su cui e' basato il sistema internazionale sul controllo, anche se datate, lasciano autonomia alla legislazione internazionale e quindi si puo' pensare a riforme mirate alla depenalizzazione del consumo, all'introduzione di pene alternative per il piccolo spaccio e di strategie socio-sanitarie di riduzione del danno. Nel contempo, si deve continuare a mettere in crisi l'approccio repressivo delle Nazioni Unite, facendo emergere le contraddizioni con le altre carte improntate sullo sviluppo e sulla promozione dei diritti umani'. Tra le misure alternative, la comunita' di recupero e' stata indicata come una soluzione che permette di affrontare costi minori rispetto a quelli dei detenuti in carcere e di poter quindi utilizzare una parte di fondi per investire su nuove soluzioni.
Il rischio di uno svilimento del ruolo processuale del pm, 'passivo ricettore di notizie di reato gia' preconfezionate', e la tendenza a indirizzare i programmi investigativi verso obiettivi immediati come arresti e sequestri 'anziche' verso componenti piu' sofisticate delle strutture criminali che regolano il narcotraffico', richiedono una riflessione sulle caratteristiche operative e funzionali del sistema giudiziario, secondo Giovanni Melillo, procuratore aggiunto del Tribunale di Napoli. Sull'eventuale legalizzazione di droghe leggere, infine, Magistratura democratica descrive un'Italia che non apre alcuno spiraglio. Ma 'il fatto che le Nazioni Unite stiano correggendo il tiro - ha precisato Marini - mette i nostri politici di fronte a qualcosa che non potranno continuare a ignorare: se mettiamo insieme un lavoro dal basso e una nuova politica internazionale le cose possono cambiare'.
 
 
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