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 AFGHANISTAN - AFGHANISTAN - Narcotraffico. Nuove critiche della Russia contro la Nato
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25 marzo 2010 19:12
 
Continuano a piovere critiche da Mosca sulla gestione da parte degli Stati uniti e della Nato della lotta al narcotraffico in Afghanistan. Oggi è stato il direttore del Servizio federale per il controllo della droga russo Viktor Ivanov.
"In realtà, sono sorpreso per la loro reazione emotiva" rispetto alla proposta russa di sviluppare una comune politica di contrasto al narcotraffico. "Il portavoce della Nato James Appathurai - ha continuato - ha detto che l'alleanza non può permettere che gente in uno dei più poveri paesi perda la sua fonte di guadagno e non riceva nulla in cambio".
Questa posizione, secondo lo zar della lotta alla droga russo, "per prenderla moderatamente, va contro l'opinione dell'Assemblea generale dell'Onu che ha impegnato tutti i paesi membri di distruggere le coltivazioni di droga nel loro territorio".
Secondo la versione di Ivanov, "la Nato è pronta a distruggere solo quella droga che è coltivata per finanziare le unità talebane", che ha un valore di 70-150 milioni di dollari all'anno. Questo mentre l'Afghanistan è "il nido dell'instabilità e la fonte mondiale di eroina".
Le critiche di Ivanov rappresentano l'ennesima presa di posizione russa contro le politiche antidroga delle forze di stabilizzazione in Afghanistan. Solo una decina di giorni fa aveva parlato l'ambasciatore presso la Nato Dimitri Rogozin.
"Perdiamo ogni anno 30mila vite per il commercio della droga afgana e un milione di persone diventano tossicodipendenti", aveva lamentato il diplomatico russo. "E' - aveva continuato - una guerra non dichiarata contro di noi". Imputabile, questa guerra, agli Usa e alla Nato. "Siamo - accusa Rogozin - ovviamente molto insoddisfatti per la mancanza di attenzione da parte della Nato e degli Stati uniti per le nostre rimostranze".
La preoccupazione di Mosca è fondata. La Russia è invasa da un mare di droga proveniente dall'Afghanistan, che produce secondo i dati Onu oltre il 90 per cento dell'eroina mondiale. Le politiche di sradicamento degli anni passati non sembrano aver ottenuto risultati rilevanti. Anzi, secondo Mosca dall'invasione statunitense del 2001, la produzione afgana è aumentata in maniera esponenziale.
Per quanto le valutazioni fornite da Mosca sull'incremento della produzione afgana di droga - una moltiplicazione di 44 volte dal 2001 - appaiano esagerate, l'agenzia dell'Onu per la lotta alla droga Unodc ha confermato il fatto che, mentre negli anni precedenti al 2001 l'Afghanistan produceva 3-4mila tonnellate di oppio, nel 2008 nel ha prodotte oltre 7mila.
Secondo l'analisi russa, l'eroina dall'Afghanistan si sposta lungo tre percorsi per arrivare ai suoi mercati. "Uno dei principali è quello dei Balcani, che va in Europa attraverso l'Iran e la Turchia. Il secondo è quello del Nord, conosciuto anche come Via della Seta, il quale presenta poche difficoltà nel far filtrare la droga in Russia, apparentemente per il fatto che ci sono frontiere indistinte. Il terzo è il percorso meridionale, che passa attraverso il Pakistan, l'India e poi, via mare, si diffonde in tutto il mondo", ha spiegato recentemente il capo dell'ufficio antidroga russo Viktor Ivanov. La Via della Seta, che interessa Mosca, è seguito dal 10 per cento della produzione afgana. Il principale "hub" del narcotraffico afgano è il Tagikistan, che ha una lunghissima frontiera con l'Afghanistan.
La Russia, insomma, è effettivamente esposta al narcotraffico afgano. Circa il 2 per cento dei russi, secondo le stime, fa uso di droga e il danno per l'economia è di circa 54 miliardi di dollari. Mosca, in questo senso, è furiosa con Washington.
Rogozin ha sostenuto che gli Usa, così solerti a condurre la guerra contro i cartelli della cocaina colombiani, "nel caso dell'eroina che va verso la Russia non stanno praticamente facendo nulla". E questo "non è il modo di trattare amici e partner".
Il portavoce della Nato James Appathurai a Rogozin aveva dato una risposta abbastanza netta. I 120mila soldati Nato presenti in Afghanistan, aveva sostenuto, stanno proprio cercando di sconfiggere i ribelli, che sono all'origine anche del narcotraffico. Per esempio, Appathurai aveva citato l'offensiva nella regione di Marjah, famosa per il suo oppio. Solo rimettendo sotto il controllo del governo le aree dell'Afghanistan che ora non lo sono, si riuscirà a fermare anche l'eroina, aveva chiarito il funzionario dell'alleanza. Quindi, aveva aggiunto, "noi vedremmo positivamente un accresciuto sostegno da parte della Russia per il nostro sforzo e abbiamo fatto delle specifiche richieste alla Russia, che sono allo studio di Mosca".
E su questo punto si apre la seconda faccia del problema, che è quello di scenario. Mosca oggi contribuisce fornendo un corridoio strategico alla Nato e agli Usa, addestramento per le forze antidroga afgane e con alcuni elicotteri, ma è combattuta tra la necessità di garantire la stabilità nel suo "giardino di casa" dell'Asia centrale e le ferite ancora troppo fresche della guerra in Afghanistan degli anni '80, costata almeno 15mila vite ai russi. Questo tema era emerso anche dalle dichiarazioni di Rogozin. "Oggi - afferma polemicamente - noi li stiamo aiutando a combattere gli stessi fanatici che loro avevano sostenuto 20 anni fa".
 
 
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