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 ITALIA - ITALIA - Morte Cucchi. Commissione parlamentare: pestato e disidratato
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17 marzo 2010 16:26
 
Stefano Cucchi, il giovane romano morto il 22 ottobre all'ospedale Pertini di Roma dopo essere stato arrestato e dopo una settimana di agonia, ha subito lesioni, ma la causa diretta del decesso e' stata la disidratazione, che lo ha portato a perdere 10 chili in sei giorni. Con la relazione della commissione d'inchiesta sull'efficacia del servizio sanitario nazionale, che individua cosi' la causa della morte, arriva ad una prima conclusione la vicenda sanitaria e giudiziaria seguita alla morte di Stefano Cucchi.
Secondo il parere di Ignazio Marino, presidente della commissione stessa, 'c'e' la sensazione forte che abbia prevalso la questione degli aspetti cautelativi rispetto a quelli sanitari'.
'Sulla vicenda di Cucchi ci sono state responsabilita' dei medici, nostro compito e' quello di individuarle e di invocare' spiega Marino, una piena attuazione della norma in base alla quale 'chi si trova in stato di detenzione ha gli stessi diritti alla salute di chi non si trova in quelle condizioni'.
Nella relazione approvata all'unanimita' emerge che il decesso di Cucchi sarebbe avvenuto 'qualche ora prima del tentativo di rianimazione, ma non credo - spiega Marino - che l'intento dei medici sia stato quello di falsificare le cartelle'.
Ma nel documento emerge anche un altro particolare importante: una volta ricoverato all'ospedale Sandro Pertini, 'inizio' per protesta a rifiutare, almeno in parte, l'assunzione di cibo e liquidi e di sottoporsi alla terapia endovenosa'.
Una situazione questa, spiega la relazione, che successivamente provocherà un peggioramento del quadro clinico, una drastica perdita di peso (da 52 a 42 kg) e un blocco della funzione renale per mancanza di idratazione.
Per Marino il comportamento del ragazzo era legato 'alla volontà di Cucchi di richiamare su di se' l'attenzione dei suoi legali e del mondo esterno'.
Ma se la commissione attribuisce ai medici la responsabilita' finale di quanto avvenuto, il Segretario generale della Cimo Lazio Giuseppe Lavra risponde che sono forti i dubbi sull'utilita' delle commissioni per accertare la verita'.
'Non abbiamo letto le conclusioni della Commissione, ma si legge sulla stampa che il presidente Marino avrebbe confermato che ci sono 'responsabilita' dei medici, che non monitorarono con attenzione'. Giovera' ricordare all'opinione pubblica che l'indagine e' tuttora in corso. Non si pronuncino sentenze improprie'.

Nella relazione finale vengono indicate 7 criticità legate alla vicenda della morte del giovane.
1) «Nell'opinione dei consulenti tecnici della commissione, le ecchimosi palpebrali sono state probabilmente prodotte da una succussione diretta delle due orbite. Analogamente, le lesioni alla colonna vertebrale sembrano potersi associare ad un trauma recente; sempre ad una lesione è collegabile la frattura al livello del sacro-coccige».
2) «Il medico del carcere invia d'urgenza il detenuto al Pronto soccorso dell'ospedale Fatebenefratellì sull'isola Tiberina. Tuttavia, l'accesso all'ospedale avviene dopo quattro ore, alle 21».
3) «L'ortopedico dell'ospedale Fatebenefratelli è consultato telefonicamente, non essendo di guardia attiva: ciò non sembra consono per un nosocomio sede di Dea di primo livello».
4) «La trasmissione della cartella clinica del detenuto appare problematica sia nel trasferimento tra le diverse strutture ospedaliere, sia nel passaggio di consegna tra un medico e l'altro nell'ospedale 'Sandro Pertini. Nel primo ricovero all'ospedale Fatebenefratelli manca la cartella clinica di accompagnamento dal carcere e mai viene successivamente citata come letta da alcun testimone. La cartella clinica non è ordinata nel diario».
5) «Alla luce dell'anomala procedura di ricovero presso la struttura protetta dell'ospedale 'Sandro Pertinì, è lecito domandarsi se tale percorso sia stato indotto da motivi sanitari o da esigenze organizzative dell'amministrazione penitenziaria. Le motivazioni di tale particolare procedura sono apparse comunque alla commissione lacunose».
6) «Il primario responsabile della struttura protetta dell'ospedale 'Sandro Pertinì non ha mai visitato il paziente. In considerazione dell'aggravarsi del quadro clinico del paziente il 21 ottobre 2009, è stato riferito alla commissione essere stata preparata da un medico una lettera di segnalazione all'autorità giudiziaria, mai inviata in realtà, a causa della morte del paziente. Ciononostante non viene predisposto un monitoraggio continuo delle condizioni del paziente».
7) «È da notare la mancanza di qualsiasi supporto in loco descritto per la rianimazione. L'equipe di rianimatori non viene chiamata. Si riferisce che sarebbe potuta giungere in 5 o 6 minuti».

"Siamo molto soddisfatti" per l'esito della commissione di inchiesta parlamentare. "Siamo soddisfatti perche' la relazione afferma quanto noi abbiamo sostenuto sin dall'inizio: le fratture ci sono, sono recenti e compatibili con il pestaggio". E' il commento a caldo di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, sul voto della commissione parlamentare di inchiesta. "Ora mi auguro che la Procura tenga conto della relazione e che sia riconosciuta la preterintenzionalita' delle guardie carcerarie" nell'aver causato la morte di Cucchi, prosegue la sorella che spiega di augurarsi che "si smettano tutte le altre insinuazioni. Le fratture riportate da Stefano sono recenti e questo e' incontestabile. Spero - dice ancora non comincino a parlare d'altro, come ad esempio di una caduta accidentale. Mi auguro la smettano con l'atteggiamento difensivo nei confronti di chi ha picchiato Stefano, che e' stato vittima di un pieno pestaggio. Questo ormai e' chiaro a tutti".

Dichiarazione di Donatella Poretti, senatrice Radicali-PD:
Il Senato e la commissione sul Ssn ha avuto la forza di approvare una relazione finale dell’inchiesta sull’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza delle cure prestate al Stefano Cucchi, morto per disidratazione. Un detenuto in sciopero della fame e della sete che nella ricerca disperata di vedersi riconosciuto un diritto, quello dell’assistenza del legale di fiducia forse anche per cercare di denunciare chi gli aveva provocato le lesioni traumatiche. Nel suo percorso sanitario Cucchi purtroppo non ha avuto la corretta assistenza sanitaria, questo dovevamo registrare nella commissione. Il Senato e il Governo sara’ bene prendano in considerazione le nostre valutazioni e le problematicita’ del caso singolo e più in generale dell’assistenza sanitaria in carcere.
Tutto il materiale della commissione occorre ora che vengano non solo inviati alla Procura, ma anche desecretati e resi accessibili a tutti nell’ottica della trasparenza e dell’accesso agli atti delle istituzioni.
Dopo mesi dal fatto speriamo che anche la Procura riesca a concludere le sue indagini e a individuare i responsabili di una morte che poteva essere evitata.

L'indagine condotta dalla commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale a proposito della vicenda di Stefano Cucchi 'ha permesso di accertare le criticità del 'sistema' di cure prestate e, in virtú di questi risultati, si sono potute individuare delle proposte concrete affinche' tali episodi non debbano piú ripetersi'. A dirlo e' uno dei due relatori della commissione, Enzo Galioto (Pdl).
'Si è portato a termine un lavoro impegnativo e qualitativamente valido che ha coinvolto per alcuni mesi la Commissione e che ha portato alla elaborazione di un documento condiviso da tutti i componenti. Nel testo abbiamo focalizzato quattro punti inerenti questa drammatica vicenda. Infatti - ha proseguito il senatore Galioto - appurate le cause della morte, si è passati ad una meticolosa ricostruzione delle cure sanitarie prestate al signor Cucchi, dal giorno 15 al 22 ottobre. Cosi' come evidenziato dai periti, e' da escludere che il decesso di Cucchi sia da attribuire alle conseguenze del trauma subito, ma questo è motivo per rivedere e migliorare i rapporti fra l'Amministrazione sanitaria e i detenuti'.

'Ci conforta che anche le conclusioni della commissione parlamentare sul Servizio sanitario nazionale, che ha approvato all'unanimita' il documento finale sull'inchiesta relativa alla morte di Stefano Cucchi, abbia escluso che la sua morte sia da attribuire alle conseguenze di traumi o lesioni ma invece la conseguenza della brusca ed eccessiva perdita di peso in pochi giorni e ad una disidratazione frutto di una volonta' di Cucchi di richiamare su di se' l'attenzione dei suoi legali e del mondo esterno'. E' il commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.
Secondo Capece si tratta di una 'notizia importante, tenuto conto che per settimane il Corpo di Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti erano stati costantemente accusati di violenze continue e sistematiche nei confronti di detenuti, accusati di lavorare in un misto di violenza, indifferenza e cinismo che non ci appartengono affatto, erano 'il mostro' da sbattere in prima pagina'.

'Le conclusioni della commissione d'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi sono drammatiche ed inquietanti. E' purtroppo chiaro che ci troviamo davanti ad un'altra vergogna di Stato. Accertata una parte di verita' e' doveroso ora accertare le responsabilita', individuare e punire i colpevoli. Troppe volte in Italia non c'e' stata giustizia e la memoria delle vittime ha dovuto subire anche l'offesa dell'impunita''. Lo afferma il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi.

"Il quadro che emerge dalla relazione della Commissione parlamentare sul caso Cucchi e' molto preoccupante, ed e' necessario che la magistratura accerti rapidamente le responsabilita'. Su questa vicenda e' doveroso che la Regione si costituisca parte civile". Lo dichiara il consigliere regionale del Pd del Lazio Alessio D'Amato.

'Allo stato niente e' stato ancora appurato. Peraltro, del tutto inverosimili appaiono le valutazioni sulla perdita di peso che il paziente avrebbe accusato durante il periodo di ricovero'. Lo afferma l'avvocato Gaetano Scalise, difensore di Aldo Fierro, responsabile del reparto penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini, uno dei medici indagati per il caso Cucchi.
'Appare davvero sorprendente - prosegue - che i due consulenti, Pascali e Proietti, in corso di indagini cosi' delicate e nell'attesa del deposito da parte dei consulenti tecnici del pm per la perizia medico-legale, abbiano fornito alla stampa, prima ancora di depositare la relativa relazione in Procura, degli elementi cosi' sensibili circa le cause della morte del giovane Cucchi'. 'In base alle notizie diffuse - prosegue Scalise - sono riportate una serie di valutazioni tecniche, proprie dei consulenti della Commissione parlamentare, (sia sulle lesioni riportate dal Cucchi, sia sul trattamento sanitario ricevuto durante il suo ricovero presso l'Ospedale Pertini), come se si trattasse di verita' gia' accertate. Si tratta quindi di valutazioni, che sebbene provenienti da soggetti qualificati, quali sono i periti nominati, devono pur sempre essere considerate quanto meno parziali, se non altro perche' provenienti appunto da consulenti di parte. Non compete certamente ne' alla Commissione parlamentare (che in realta' sembra agire piu' con intenti politici, che tendenti all'accertamento della verita') ne' ai suoi consulenti, accertare eventuali responsabilita' penali in merito alla morte di Cucchi, ma ai soli organi Giudiziari requirenti e giudicanti investiti dalla vicenda'.

"Umanizzazione del Servizio sanitario nazionale" nelle carceri italiane. L'efficienza del Ssn "deve partire dai luoghi spesso dimenticati dalla societa'. Non vi sono condizioni che possono rendere secondaria la tutela della salute". Lo scrive in una nota il senatore Michele Saccomanno, capogruppo del Pdl in Commissione d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale.
Secondo Saccomanno, "la morte di Stefano Cucchi evidenzia delle carenze nel rapporto Ssn-carcere e individua la possibilita' che nella struttura protetta del Pertini, ma non solo, l'attenzione sanitaria sia stata secondaria a quella giudiziaria. La relazione approvata evidenzia il dubbio - prosegue il senatore del Pdl - che il rifiuto dell'acqua da parte di Cucchi sia stato determinato da un possibile abbandono coperto da formalismi giuridici che hanno imbrigliato anche l'attenzione medica".

Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra, ha chiesto di non minimizzare il caso.
"Secondo i risultati della commissione parlamentare d'inchiesta, Stefano Cucchi, ucciso in carcere dopo una settimana di agonia, sarebbe morto per una disidratazione "non monitorata" che lo porto' alla perdita di 10 chili", ha ricordato, "secondo la commissione, dunque, la responsabilita' dei medici, ma la sorella di Stefano giustamente dice: 'Anche i risultati della commissione confermano che fu picchiato'".
Di certo, ha aggiunto, "se Stefano e' morto per disidratazione non c'e' stata la dovuta attenzione da parte della polizia penitenziaria come delle strutture mediche del carcere, che non hanno fornito neanche un minimo di assistenza sanitaria, neppure quella coatta".
Di certo, ha insistito, "non si puo' sminuire il caso: o per percosse o per disidratazione si tratta comunque di un atto di tortura a danno di un ragazzo inerme e dunque di un atto illegale di violazione del corpo di un ragazzo in stato di fermo. Insomma, non vorremmo che venisse sminuito quanto effettivamente avvenuto. Come se, per la morte di Gesu' Cristo, ci raccontassero che e' morto per un colpo di sole".

'A tutti i ruoli istituzionali e' dovuto rispetto e quindi anche a quello di una commissione parlamentare d'inchiesta. E' pero' lecito ricordare che esiste un giudice naturale precostituito per legge, secondo i principi costituzionali'. Lo ha affermato il Segretario generale della Cimo Lazio Giuseppe Lavra.
'Se poi i risultati cui, da notizie di stampa, sembra essere pervenuta la Commissione d'inchiesta sono guarda caso gli stessi che il suo Presidente in sede non istituzionale aveva gia' clamorosamente manifestato - prosegue la Confederazione medici ospedalieri del Lazio - i nostri dubbi sull'utilita' di questo strumento ai fini dell'accertamento della verita' non possono che crescere' prosegue Lavra.
'Non abbiamo letto le conclusioni della Commissione, ma si legge sulla stampa, che il presidente Marino avrebbe confermato che ci sono 'responsabilita' dei medici, che non monitorarono con attenzione'. Giovera' ricordare all'opinione pubblica che l'indagine e' tuttora in corso. Non si pronuncino sentenze improprie'.

'E' importante fare chiarezza sulle responsabilita' mediche in merito alla morte di Stefano Cucchi.
Allo stesso modo si deve far luce sulle violenze inferte al giovane detenuto. Sarebbe inaccettabile se questo episodio, come altri in passato, restasse impunito". Lo ha dichiarato Luigi Nieri, l'Assessore al Bilancio della Regione Lazio ed esponente di Sinistra Ecologia Liberta'.

"Le conclusioni della commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Cucchi confermano che, in quella vicenda, ci sono delle responsabilità che ora tocca alla magistratura penale accertare". Lo dichiara in una nota il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. "Quello di oggi è un pronunciamento importante che non concede ulteriori ritardi all'accertamento della verità".
"Occorre che si sappia al piú presto cosa è accaduto a Stefano nei giorni di ricovero al Pertini e in quelle convulse ore dell'arresto, della detenzione, del processo e delle visite negli ospedali".

 
 
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