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 ITALIA - ITALIA - Marijuana. Dpa: la riprovazione sociale fa diminuire i consumi
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25 maggio 2011 17:41
 
La marijuana è la sostanza stupefacente più consumata negli Stati Uniti e nel mondo. Numerosi studi hanno evidenziato i fattori di rischio che possono determinare il consumo di tale droga: tuttavia, un ruolo determinante nelle abitudini di consumo di marijuana nei giovani sembrerebbe essere rappresentato anche dal livello di approvazione o di disapprovazione della società. E' il risultato dello studio condotto su 986.003 adolescenti, che hanno partecipato alle indagini 'Monitoring the Future' realizzate negli Stati Uniti dal 1976 al 2007, che è stato presentato questa mattina a Palazzo Chigi dai sottosegretari Gianni Letta e Carlo Giovanardi e dal capo del Dipartimento politiche antidroga Giovanni Serpelloni.
"Abbiamo scelto di presentare lo studio americano - ha spiegato Serpelloni - perché dimostra che un livello elevato di disapprovazione del consumo di marijuana durante l'adolescenza determina una minore probabilità di farne uso. A livello di popolazione, sono state create due variabili che indicano la proporzione di studenti che disapprovano il consumo di marijuana ogni anno e all'interno di ogni gruppo di nascita. I risultati hanno evidenziato che il ruolo significativo nella previsione del rischio di consumare marijuana è proprio rappresentato dal livello di disapprovazione. Questo non fa che confermare la nostra volontà di proseguire nella azione di contrasto alla droga per tutelare e salvaguardare la salute dei nostri ragazzi".
Nel corso della conferenza è stato proiettato un video che ha mostrato le lesioni gravissime nei confronti di chi fa uso di cocaina, che ha subito delle lesioni estetiche e funzionali capaci di distruggere e corrodere le strutture interne del volto.
Il Dipartimento ha presentato le linee di indirizzo relative al consumo di Cocaina e le lesioni distruttive facciali, indirizzate agli specialisti otorinolaringoiatri e realizzate in collaborazione con molte delle unità operative di otorinolaringoiatra italiane e che verranno divulgate in collaborazione con Ministero della Salute e le Società italiana di otorinolaringoiatria.
E' stato inoltre evidenziato il proseguimento di una collaborazione inter-governativa iniziata oltre un anno fa con il NIDA (National Institute on Drugs Abuse): "Si tratta - ha sottolineato Giovanardi - di un coinvolgimento reciproco nello scambio dei know-how acquisiti in campo scientifico e di valutazione dei trattamenti cui sono sottoposti i soggetti con dipendenza da sostanze, in altre parole, stiamo parlando di un mutuo arricchimento che può portare dei vantaggi all'interno del sistema nazionale e regionale delle dipendenze".

Secondo l'Ascia (Associazione sensibilizzazione canapa autoprodotta), l'on. Giovanardi e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, hanno di nuovo parlato di marijuana e di ...cocaina, confondendo, come oramai è d'uso, la cioccolata con ...altre cose!
Inutile ricordare ulteriormente che se fino al 2006 la cannabis figurava nella tabelle delle droghe leggere, un motivo ci dovrà pur esser stato, se non altro in nome del buon senso.
Ma è impensabile far germogliare il seme del dubbio quando non c'è la predisposizione a rivedere le proprie convinzioni e si prosegue armati solo di discutibili certezze.
Nella conferenza stampa è stato fatto notare come dalla disapprovazione sociale nasca un rifiuto spontaneo all'uso della marijuana e noi ci stupiamo di come ancora possa far notizia la scoperta dell'acqua calda.
La disapprovazione sociale porta naturalmente a guidare la convenzione degli usi e dei costumi della società, altrimenti saremmo forse una massa di depravati senza regole morali ed etiche, quindi non ci meravigliamo dei risultati mostrati in conferenza stampa, sarebbero risultati identici anche se, invece di cannabis, si fosse parlato di caffè, alcol o tabacco.
Un po' di storia a questo punto non fa male e confidiamo che sia utile anche all'on Giovanardi.
Nei confronti della canapa la disapprovazione sociale risale al 1937, quando in virtù di una massiccia campagna denigratoria (portata avanti dalla catena editoriale Hearst che iniziava a sfruttare la deforestazione per produrre carta e dalla società chimica Du Pont che produceva le componenti chimiche per ottenere cellulosa), la canapa assunse il nome messicano di "marijuana", volendo metterla in cattiva luce nei confronti dell'opinione pubblica, dato che in quel periodo il Messico era un paese nemico con il quale gli USA avevano appena terminato una guerra di confine.
Come non disapprovare una pianta e i suoi consumatori quando i nemici ne esaltavano addirittura l'uso nella celeberrima "Cucaracha"?
E quindi la innocua e portentosa canapa dai mille usi divenne la pianta proibita e gli interessi dei vari Hearst e dei vari Du Pont sparsi in tutto il mondo capitalistico fecero propria la sua demonizzazione e la imposero in tutti i Paesi industrializzati!
E a questo punto poniamo il solito quesito: quanto la disapprovazione sociale è dovuta a vere cause di criminalità o emergenza sanitaria dovuta all'uso di cannabis e quanto invece viene ancora abilmente manovrato nell'opinione pubblica affinché le industrie del petrolio e della carta, quelle farmaceutiche e la criminalità organizzata possano continuare a trarre beneficio dalla disapprovazione sociale nei confronti della cannabis?

 
 
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