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 ITALIA - ITALIA - Legalizzazione cannabis. Serpelloni/DPA: non metterebbe in difficolta' le mafie
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16 gennaio 2014 9:28
 
''Legalizzando la cannabis in Italia non si mettono in crisi le mafie, perché al massimo si inciderebbe sul 20-25% dei profitti che la criminalità organizzata ottiene dalla vendita di sostanze stupefacenti. La gran parte dei loro introiti derivano invece da cocaina, eroina e metanfetamine''. Ne è convinto il direttore del dipartimento politiche antidroga, Giovanni Serpelloni, che interviene nel dibattito politico e stigmatizza la possibilità di rendere legale la cannabis in Italia. Le mafie, sottolinea, ''potrebbero comunque continuare a vendere cannabis ai minorenni o abbassare i prezzi e venderle a più buon mercato''. Parlando a margine di un convegno all'ospedale Bambin Gesù di Roma, Serpelloni ha affermato che ''la legalizzazione delle droghe, anche della cannabis porta invece all'aumento dei consumi e quindi degli incidenti stradali e sul lavoro, dei deficit cognitivi nei ragazzi e del calo del quoziente intellettivo della popolazione''. Secondo il direttore del dipartimento di neuroscienze e neuroriabilitazione del Bambin Gesù, Federico Vigevano, ''il primo contatto con la droga può avvenire già all'età di 10-12 anni; il 20% degli studenti delle scuole medie e superiori è già entrato in contatto con la cannabis e il problema più importante è che un terzo degli adolescenti con patologie psichiatriche fa uso continuo di droghe''. Per prevenire l'uso della droga e individuare precocemente le condizioni comportamentali, le situazioni familiari a rischio e i soggetti particolarmente vulnerabili in età prepuberale, il Bambin Gesù ha presentato oggi un progetto di collaborazione con il Dpa: Early Detection and Intervention. ''Secondo analisi cliniche - ha detto Vigevano - i bambini iperattivi, con un atteggiamento oppositivo provocatorio e, in alcuni casi i dislessici, hanno probabilità maggiori di sviluppare dipendenze. E dal primo contatto con la droga e la presa in carico passano mediamente 6 anni. L'obiettivo del progetto è formare gli operatori sanitari affinché si possa prevenire il fenomeno e limitare i danni individuando le condizioni psicopatologiche a rischio e intervenendo tempestivamente sui bambini e le famiglie già prima della pubertà''.
 
 
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