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Italia. Storie di proibizionismo: narcotrafficanti "bipartisan"
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29 ottobre 2008 11:37
 
Ex fiancheggiatori dei terroristi neri dei Nar di Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini in combutta con noti affiliati alla Mala del Brenta di Felice Maniero e alla banda della Comasina di Renato Vallanzasca. Tutti insieme al vertice di una organizzazione che gestiva un vasto traffico di droga sull'asse Veneto-Lombardia-Emilia. Un 'connubio' preoccupante scoperto dal Ros dei carabinieri che la notte scorsa ha portato in carcere 23 persone su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Venezia e che ha messo sull'avviso gli inquirenti su una possibile ripresa dell'eversione nera. Dalle indagini finora non sono emersi elementi che confermino i sospetti, ma gli investigatori vogliono comunque vederci chiaro. Sospetti legittimi di fronte a nomi come quelli che si sono trovati davanti gli investigatori. A cominciare da quello che e' considerato il capo dell'organizzazione, Angelo Manfrin, 64 anni, condannato nel '90 dalla Corte d'Assise d'Appello di Venezia per associazione per delinquere in concorso con Cavallini, Fioravanti e Francesca Mambro e altri della banda responsabile, tra l'altro, dell'omicidio dei carabinieri Enea Codotto e Luigi Maronese, uccisi a Padova nel 1981. O come Roberto Frigato, altro esponente della destra eversiva ordinovista, e come Fiorenzo Trincanato, il fiancheggiatore dei Nar coinvolto nell'inchiesta sull'omicidio dei due carabinieri a Padova e arrestato nel '94 nelle indagini sull'evasione di Maniero, capo della Mala del Brenta. Nell'operazione 'Testuggine' (20 ordini di custodia cautelare per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti emessi dal Gip di Venezia ed eseguiti in Lombardia, Veneto e Liguria, tre arresti in flagranza di reato, 39 perquisizioni e altrettanti indagati) figura anche il nome di Antonio Colia, ex braccio destro di Vallanzasca e perfino un 'nostalgico' delle Br. 'Il fatto che questa gente gravitasse nell'area della destra eversiva ci mette sull'avviso - spiega il capo della Dda di Venezia Vittorio Borraccetti - L'inchiesta prosegue perche' vogliamo capire il senso della presenza di questi personaggi. Al momento siamo di fronte ad un gruppo che operava nel narcotraffico, ma cercheremo di capire se il ricavato di questa attivita' fosse destinato anche ad un impiego di carattere eversivo. Si tratta solo di un' ipotesi che in questo momento non e' sorretta da elementi specifici'. Il comandante dei Ros dei carabinieri gen.Giampaolo Ganzer - che alla fine degli anni '70 e i primi anni '80, quando i Nar imperversavano, era un giovane capitano - al momento si sente di escludere una ripresa dell'eversione di destra, 'perlomeno per come l'abbiamo conosciuta in passato'. Le indagini tuttavia vanno avanti proprio perche' - fa notare Ganzer - 'il numero di questi personaggi, le modalita' operative 'compartimentate' tipiche delle formazioni terroristiche e il materiale sequestrato impongono approfondimenti su possibili finalita' eversive'. Le indagini sono partite nel 2006 dai carabinieri di Verona che avevano notato una certa 'effervescenza' di questi vecchi personaggi. La loro intuizione ha portato cosi' a scoprire il vasto traffico di droga (un giro di cocaina da 15 kg alla settimana) con 'basi' a Rovigo, Verona, Padova, Ferrara, Modena e Milano. Sono stati individuati anche i circuiti finanziari per riciclare il denaro (verso la Svizzera) e la base operativa di Manfrin in un appartamento di Novara. Secondo i carabinieri, Manfrin gestiva il traffico direttamente con la famiglia calabrese dei Morabito, che importava cocaina dal Sudamerica.    
 
 
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