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Italia. Storie di guerra alla droga: un caso di tossicodipendenza in carcere
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Notizia 
1 aprile 2009 11:13
 
Sono stati gli agenti di polizia penitenziaria a sventare un tentativo di suicidio all'interno della sezione G 9 del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso.
L'episodio, reso noto dal Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio Angiolo Marroni, e' avvenuto nella tarda serata di lunedi'.
Protagonista del gesto, un italiano di 32 anni, C. C., in carcere per diversi reati, per alcuni dei quali e' in attesa di giudizio, che ha cercato di impiccarsi con i lacci delle scarpe. Secondo quanto hanno ricostruito i collaboratori del Garante, l'uomo - che ha problemi di tossicodipendenza e disagio psichico - e' anoressico e negli ultimi tre mesi in carcere ha perso 20 chili arrivando a pesarne, oggi, 56. Da circa tre mesi l'uomo, per affrontare i suoi problemi aveva chiesto l'aiuto degli psicologi che tuttavia, in questo lasso di tempo, lo hanno potuto incontrare una volta sola visto l'elevato carico di lavoro. Per questi motivi l' unica sua fonte di sollievo era la terapia farmacologica che stava seguendo. Ieri sera, intorno alle 20.00, il tentativo di impiccarsi utilizzando i lacci delle scarpe. L'intervento tempestivo degli agenti di polizia penitenziaria, subito allertati dagli altri detenuti presenti, ha salvato la vita dell'uomo, ora ricoverato nel centro clinico del carcere. "Solo grazie all' intervento degli agenti, di cui mi preme sottolineare la grande professionalita', ha impedito che un altro detenuto, dopo quello dello scorso marzo a Velletri, si togliesse la vita in carcere - ha commentato il garante Angiolo Marroni. - Purtroppo questo avvio di 2009 sembra ricalcare quanto accaduto lo scorso anno, quando i morti dietro le sbarre furono 18. Il sovraffollamento, la mancanza di strutture e soprattutto di uomini denunciato da piu' parti anche ad altissimi livelli istituzionali, non fanno che ingigantire le problematiche del carcere. Ieri sera, ad esempio, c'erano in servizio 5 agenti a controllare oltre 400 detenuto. Tutto cio' non fa che mettere con le spalle al muro chi tali problemi e' costretto a subirli: detenuti, operatori e agenti di polizia penitenziaria".
 
 
 
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