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Italia. Approvate le nuove norme antidroga
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Notizia 
26 gennaio 2006 18:51
 
Una tabella unica per le sostanze stupefacenti, che non fa distinzione tra droghe leggere e pesanti; pene da 6 a 20 anni per i reati di spaccio e traffico di qualunque tipo di sostanza; possibilità per chi è condannato a pene inferiori ai 6 anni di usufruire di misure alternative al carcere; sanzioni amministrative per i consumatori; certificazione dello stato di tossicodipendenza non più appannaggio esclusivo dei servizi pubblici. Sono i punti di maggior rilievo delle nuove norme in materia di droga, contenute nell'emendamento al decreto sulle Olimpiadi sul quale oggi il Senato ha votato la fiducia.
In un'unica votazione l'aula del Senato ha votato l'emendamento sostitutivo riguardante la droga e la fiducia posta su di esso e il decreto sulle olimpiadi nel suo complesso. I voti a favore sono stati 148, i no sono stati 82.

IL TESTO
Il testo -che costituisce l'articolo 4-bis dell'emendamento, suddiviso in 23 sezioni- prevede la reclusione da 6 a 20 anni e la multa da 26 mila a 260 mila euro per chi "coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa, consegna" sostanze comprese nella Tabella I (nella tabella II ci sono i farmaci), che per l'appunto include tutte le droghe, dall'eroina alla cannabis , dalla cocaina all'Lsd all' ecstasy. La legge attualmente in vigore, la 309, divide le sostanze in più tabelle, prevedendo sanzioni più leggere per i derivati della cannabis. Le stesse pene, da 6 a 20 anni, sono previste anche per chi acquista o detiene sostanze stupefacenti o psicotrope che per quantità - se superiore ai limiti massimi, che saranno indicati con un successivo decreto del Ministero della salute - o "per modalità di presentazione" o per "altre circostanze" appaiono destinate a un uso non personale. La legge dà al giudice la possibilità di stabilire se si tratta di consumo o di spaccio, alla luce non solo dei limiti quantitativi stabiliti in seguito da decreto, ma anche in considerazione di altri elementi indiziari. L'emendamento prevede poi, come già esiste, l'eventualità che, trattandosi di "fatti di lieve entità", le pene applicate possano scendere: da uno a sei anni di carcere e dai 3 mila ai 26 mila euro di multa. Il tossicodipendente che ha commesso reati, per i quali è stato condannato a una pena inferiore a 6 anni, può usufruire di misure alternative al carcere, cioé può sottoporsi a un programma terapeutico presso un servizio pubblico o una struttura privata autorizzata. Se l'imputato non intende farlo, il giudice può applicare la pena alternativa del "lavoro di pubblica utilità", che "può essere disposto anche nelle strutture private autorizzate". Il lavoro di pubblica utilità, però, "può sostituire la pena per non più di due volte". Allo stesso modo, in caso di condanna a pena detentiva di una persona tossicodipendente che abbia in corso un programma terapeutico, il giudice può disporre gli arresti domiciliari, controllando che il programma venga eseguito. Arresti domiciliari anche a un tossicodipendente già in carcere, che intenda sottoporsi a un programma di recupero. Chi detiene un quantitativo di droga nei limiti di quello che sarà definito uso personale, invece, sarà sottoposto a una serie di sanzioni amministrative: quelle immediate sono il ritiro della patente e il fermo del ciclomotore. Ci sono poi sanzioni di media entità, che vanno dalla sospensione della patente, del passaporto o del porto d'armi alla sospensione del permesso di soggiorno per motivi di turismo se si tratta di cittadini stranieri extra Ue. In caso di recidività, le sanzioni più gravi: obbligo di presentarsi almeno due volte a settimana presso il locale ufficio della polizia; obbligo di rientrare a casa entro una certa ora e di non uscirne prima di un'altra; obbligo di comparir in un ufficio si polizia negli orari di entrata e di uscita da scuola; divieto di frequentare determinati locali pubblici e di allontanarsi dal Comune di residenza; divieto di condurre qualsiasi veicolo a motore. Il tossicodipendente, inoltre, sarà invitato a seguire un programma terapeutico predisposto da un Sert o da un privato autorizzato: se accetta, e se il programma ha un "esito positivo", gli potranno essere revocate le sanzioni. Altra novità rispetto alla normativa vigente, è la possibilità, per una persona tossicodipendente, di avere la sospensione della pena se ha concluso con esito positivo un programma terapeutico presso una struttura sanitaria pubblica o privata autorizzata. Inoltre, il tossicodipendente condannato a pena inferiore a 6 anni - e non più 4 come oggi - può chiedere, qualora abbia in corso un programma terapeutico, di essere affidato in prova a un servizio o a una comunità terapeutica per proseguire il trattamento. La funzione della certificazione, infine, finora appannaggio esclusivo dei servizi pubblici, per la prima volta può essere delegata al privato sociale, in presenza di particolari requisiti che sono: livello di eccellenza connesso all'accreditamento e il rapporto di convenzione con il Servizio sanitario nazionale.

I COMMENTI
I giovani di Alleanza Nazionale sono "entusiasti" per "l'approvazione del provvedimento che concretizza una battaglia storica per il bene delle giovani generazioni": questo il primo commento di Giovanni Donzelli, presidente nazionale di Azione Universitaria (An), sul voto di fiducia riguardo alle nuove disposizioni in materia di droghe. "Il Paese sentiva il bisogno di norme che portassero le giovani generazioni a riflettere attentamente sulla pericolosità di certe sostanze che, la malavita dal punto di vista del traffico e una certa demagogia di sinistra sotto il profilo culturale, hanno portato nella vita dei nostri ragazzi già in tenera età". "Finalmente la figura delle comunità di recupero viene valorizzata e riconosciuta all'interno di un sistema che da un lato deve informare e prevenire e dall'altro ha il dovere di aiutare e salvare chi, vittima delle droghe, stava rinunciando a vivere una vita libera". "Dopo l'abolizione della leva obbligatoria si realizza così un altro percorso storico della giovane destra italiana e si risponde alle richieste della stragrande maggioranza dei giovani che, senza sit-in, nella vita di tutti i giorni sono contrari all'uso di stupefacenti". "Prendiamo atto dei malumori della sinistra che forse preferirebbe continuare nella sua demagogica e anacronistica difesa dello spinello. Noi preferiamo educare le giovani generazioni a vivere la vita trovando lo sballo non nelle droghe ma in valori positivi come l'amicizia, lo sport pulito, la solidarietà, la famiglia e siamo orgogliosi di questa normativa, che realizza un piccolo passo nella speranza di quella società senza droga sognata da un grande uomo come Vincenzo Muccioli".

"La legge Fini anti droga e antispaccio è la conditio sine qua non per far uscire dal tunnel della tossicodipendenza chi vi è entrato e per non farvi entrare altre persone". Lo sostiene il senatore Michele Bonatesta (An), commentando le norme sulla droga che sono state appena approvate dal Senato. "L'orizzonte del provvedimento è ampio: si vuole alzare la guardia nella lotta alla droga, coniugando la repressione dello spaccio, oggi impossibile, con una forte politica di prevenzione, basata sulla riaffermazione dell'illiceità del drogarsi, e una seria opera di recupero, fondata sul potenziamento del ruolo strategico delle comunità e sull'allargamento delle possibilità, per il tossicodipendente che compia reati connessi al suo stato, di accedere a misure alternative al carcere". "Il tutto, ovviamente partendo dallo spazzare via distinzioni scientificamente infondate e socialmente devastanti tra droghe leggere e pesanti, perché la droga è una, senza aggettivi, e tutta va combattuta. Non esistono le droghe innocue e magari utili a socializzare e ricrearsi. La droga, direttamente o indirettamente, può danneggiare la salute e la personalità di chiunque. Per questo, se la droga non fa distinzioni tra persone, noi non vogliamo fare distinzioni tra droghe". "Con questa normativa scegliamo di lottare con tutti i mezzi contro la droga e la sua cultura, e non di istituzionalizzarla. Il no all'obiettivo rinunciatario e complice della riduzione del danno e il sì a quello volitivo e morale della sua eliminazione, dimostrano come la nostra impostazione filosofica e il nostro approccio culturale al problema tossicodipendenza siano antitetici a quelli dell'opposizione". "Per noi la droga non va accettata e con essa non ci si può convivere: va invece combattuta e sconfitta. Qui emerge tutta la differenza che esiste tra la destra e la sinistra. Una differenza che si può fotografare con la seguente immagine: c'é uno che si sta sparando, noi cerchiamo di dissuaderlo e di togliergli la pistola, loro gli danno una pistola asettica e un proiettile sterilizzato".

"La nostra sfiducia è costituzionale, istituzionale e politica. Diciamo no al decreto sulla droga nella convinzione che questo provvedimento farà molto male ai nostri giovani". Lo afferma in una dichiarazione il senatore della Margherita Mario Cavallaro. "Siamo davanti a uno scempio. La maggioranza ha frantumato la funzione di garanzia della presidenza delle Camere che fa purtroppo ossequio a questo strappo di regole costituzionali. Porre la fiducia su norme penali scritte dal governo, che nessuno conosce in maniera dettagliata, equivale ad espropriare il Parlamento da una materia di grandissimo rilievo costituzionale". "C'é molta amarezza per i toni e i metodi usati. Eravamo pronti a collaborare, la Cdl non ha voluto. Ha ignorato che dietro questo provvedimento ci sono sensibilità, persone con problemi e sofferenze. Ha ignorato gli appelli di esperti, comunità, gruppi, operatori che quotidianamente lavorano sul campo. E preferisce approvare questo testo anche senza alcuna copertura finanziaria, dimostrando così di volere un nuovo manifesto solo per becera campagna elettorale. Ma questo provvedimento non risolverà nulla. Non la dipendenza dalle droghe di tanti giovani, non il traffico malavitoso delle sostanze stupefacenti e neanche i problemi elettorali della Casa delle Libertà".

L'unione ha rivolto al governo accuse e menzogne infondate e "tossiche" sulla legge antidroga. Lo afferma in una dichiarazione il senatore Riccardo Pedrizzi, presidente nazionale della Consulta etico-religiosa di AN. "La legge Fini anti droga e antispaccio è in grado di qualificare, assieme a quella sulla procreazione medicalmente assistita, l'intera legislatura di governo della Cdl. Ed è proprio su questi temi, sui valori, dove è in gioco la visione del mondo e della vita, la concezione dell'uomo e della società, che il Centrodestra deve marcare una differenza chiara e netta rispetto al Centrosinistra". "Quelle dei falsi profeti del 'vietato vietare' sono solo mistificazioni propagandistiche, menzogne 'tossiche' spacciate a profusione. Perché la legge Fini individua il nemico nella droga, e non nel drogato. E contro il nemico droga si schiera senza se e senza ma. Per costoro, evidentemente, la droga, che uccide l'uomo nel corpo e nello spirito, non è un nemico".

"Non esiste la libertà della droga. Esiste la libertà dalla droga. Non esiste il diritto di drogarsi. Esiste il diritto di uscire dalla droga: ed è quello che tutela questa legge". Così il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano risponde alle critiche rivolte alle nuove norme sulla droga approvate al Senato. "Le accuse rivolte dalla sinistra al ddl Fini sulla droga appena approvato dal Senato si commentano da sé. Con cinque spinelli si va in carcere per venti anni? E' falso. Sarà posto un limite di quantità oltre il quale la detenzione è penalmente illecita; questo limite sarà certamente superiore ai cinque spinelli; oltre questo limite la previsione immediata è della reclusione da 1 a 6 anni, con la possibilità di applicare ogni tipo di benefici e di sanzioni alternative al carcere, incluse le sanzioni sostitutive". "E' falso che ci siano drog he dannose e droghe innocue: si ha idea di quanto sono devastanti 'canne' come quelle che circolano oggi, con il 20% di principio attivo?". Secondo il sottosegretario all'Interno, dunque, la nuova legge non è contro la libertà bensì è per la libertà di non drogarsi.

Marco Perduca, Segretario della Lega Internazionale Antiproibizionista e membro della Direzione della Rosa nel Pugno ha commentato: "In una dichiarazione rilasciata poco fa a margine di un convegno il Ministro Fini ha sostenuto che non puo' esistere il "diritto di drogarsi" e che sia "innegabile che chi assume delle sostanze stupefacenti crea dei danni ed e' giusto che lo Stato sanzioni amministrativamente il consumo personale". Ammesso, e comunque non concesso, che non possa esistere la facolta', regolamentata per legge, di assumere sostanze che possono produrre effetti psico-fisici di vario tipo " e il fumatore Fini dovrebbe ben saperlo - quanto oggi e' stato adottato dal Senato rappresenta l'ultimo esempio di un'impostazione filosofica generale della Casa delle Liberta' per cui il cittadino deve essere tutelato soprattutto da se' stesso perche' considerato incapace di intendere cio' che e' "bene" o "male" e volere scegliere liberamente cio' che ritiene piu' opportuno per la propria esistenza. Fini ha inoltre aggiunto che "nessuno finira' in galera per uno spinello" proprio perche' il Governo "vuole distinguere l' uso personale dallo spaccio" e che "e' arrivato il momento di fare un'inversione di tendenza rispetto alla filosofia che dopo quello sciagurato referendum aveva ispirato alcuni". Fini sa bene che la filosofia che aveva ispirato il referendum radicale del 1993 - unico caso al mondo di modifica per decisione popolare di legge sulla droga - era quella antiproibizionista per cui si vuole passare da un controllo (fallimentare) attraverso la proibizione delle "droghe" a una regolamentazione attraverso la legalizzazione: impostazione recentemente riaffermata nel progetto di legge presentato dall'onorevole Buemi della Rosa nel Pugno. Fini ben sa inoltre che l'esito del referendum non e' mai stato applicato appieno (come sistematicamente avviene in Italia a seguito di modifiche legislative) ma che comunque ha consentito, tra le altre cose, di diminuire le morti per overdose nonche' evitare sanzioni penali per migliaia di italiani colpevoli di aver ingerito sostanze ritenute pericolose. Se e quando queste modifiche Fini-Giovanardi verranno applicate si passera' a un regime degno della peggiore repubblica sovietica dove lo stato Padre che impone "modelli di vita" (anche ultraterrena) sara' anche padrone delle scelte di ingestione dei propri cittadini/figli".

"Quello che sta accadendo in queste ore in parlamento è incredibile" e' il primo commento dei Giovani Comunisti. "Questo governo ha dato ancora una volta la prova di fregarsene delle regole democratiche e civili del nostro Paese. Si è inserito un emendamento in un decreto legge che non centra nulla con la materia in questione. Questo governo deve spiegarci cosa hanno in comune la sicurezza delle olimpiadi e una normativa in materia di droghe. Questo è un vero e proprio scempio giuridico. Dopo avere ingnorato i consigli e gli appelli del mondo scientifico e degli operatori,ci troviamo di fronte ad una norma penale inserita in decreto legge votato con la fiducia. Questo provvediemento è inutile e dannoso. Inutile perchè non risolverà per nulla il problema delle dipendenze, dannoso perchè metterà in carcere migliaia di giovani. Ancora una volta questa maggioranza mostra i muscoli verso i più deboli mentre si mostra clemente nei confronti dei potenti. Ci appelliamo al presidente Ciampi affinchè si rifiuti di promulgare questo decreto che non ha assolutamente i requisti di urgenza, necessità e pertinenza. Noi continueremo la battaglia all'interno del Paese contro questo provvedimento scandaloso e chiediamo all'Unione di mettere nell'agenda politica in caso di vittoria l'abrogazione dell'intera normativa Fini-Giovanardi".

"Oggi a Palazzo Madama si è scritta una delle pagine più luttuose e delittuose della storia del Senato della Repubblica Italiana: 148 senatori eletti dai cittadini hanno approvato un provvedimento che letteralmente uccide la giustizia e la legalità nel nostro Paese. Ma in queste ore, prima che il provvedimento arrivi a Montecitorio, dobbiamo chiederci chi sono i mandanti di questi 148 sicari", cosi' Marco Contini, Segretario di Antiproibizionisti.it. "Ciò che è certo e che, dal Presidente del Consiglio - primo firmatario del provvedimento, che ha deciso di porre la fiducia sulla votazione - ai suoi ministri, che non hanno mosso un dito per impedire che ciò avvenisse (nemmeno chi come il ministro Martino ha sempre sostenuto di essere antiproibizionista); dai liberali (o presunti tali) della Cdl e di Forza Italia -che in blocco si sono schierati con Berlusconi- a Piero Fassino, che irresponsabilmente ha acconsentito al prolungamento dei lavori parlamentari per altre due settimane; tutti i parlamentari e le forze politiche, anche di opposizione, che per mesi hanno taciuto sulla gravità di questo provvedimento di legge: tutti, insieme, hanno concorso a questo scempio nei confronti dello Stato di diritto".

Vediamo un "caso tipo" dopo la "legge criminogena": Franco Corleone, responsabile del Forum droghe e ex sottosegretario alla giustizia delinea una "storia usuale" che avremo "ora dopo la legge da macelleria voluta da Giovanardi" . "La cosa più probabile: il figlio o il nipote di un senatore della Casa delle Libertà (sic!) all uscita da una discoteca o in un giardino pubblico o in una piazza verrà fermato dalla polizia e trovato in possesso di un pezzo di fumo. Sarà fermato e denunciato per possesso e detenzione di sostanza stupefacente. Essendo in flagranza di reato sarà arrestato e processato per direttissima". Il giudice "se ritiene il fatto di lieve entità comminerà una pena da 1 a sei anni di carcere. Se invece ritenesse che il pezzo di fumo è di quantità elevata la pena è da sei a venti anni. Per evitare il carcere il malcapitato oltre che sputare in faccia al padre che ha votato la legge del macellaio Giovanardi, potrà dichiararsi tossicodipendente e chiedere di essere ammesso ai lavori di pubblica utilità (variante dei lavori forzati) in una comunità a caso (mettiamo San Patrignano)". "Non è chiaro come sarà calcolato il tempo di detenzione alternativa; se la pena in carcere sarà di due anni, il lavoro essendo previsto per sei ore al giorno, il malcapitato dovrà stare nella comunità otto anni. Se l interpretazione sarà più benevola starà i due anni previsti ma sottoposto a un trattamento di riabilitazione psicologico, psichiatrico, di disintossicazione e sottoposto a controlli delle urine e altre piacevolezze. Ovviamente gli sarà ritirata la patente e il passaporto. Però potrà pentirsi e andare in televisione e raccontare come si sta bene nell'universo concentrazionario", conclude.

"La legge sulla droga approvata oggi in prima lettura è indubbiamente uno dei provvedimenti che qualifica in positivo la presenza della destra politica al governo, nel Parlamento e nel Paese". Così il presidente dei senatori di An, Domenico Nania, commenta l'approvazione della nuova normativa in materia di stupefacenti da parte del Senato. "Noi pensiamo che bisognava cambiare rotta nella lotta al fenomeno droga in tutte le sue sfaccettature e le nuove norme vanno in maniera decisa verso questa direzione. Desidero sottolineare come questa legge apra prospettive nuove per la prevenzione ed il recupero mentre mira a colpire e punire più severamente lo spaccio. E su questi aspetti non mancherà alla Cdl e ad An la capacità di spiegarne contenuti e finalità alle famiglie e particolarmente ai giovani".

"La legge Fini anti droga e antispaccio è la conditio sine qua non per far uscire dal tunnel della tossicodip endenza chi vi è entrato e per non farvi entrare altre persone". Lo sostiene il senatore Michele Bonatesta, della direzione nazionale di AN. "L'orizzonte del provvedimento è ampio: si vuole alzare la guardia nella lotta alla droga, coniugando la repressione dello spaccio, oggi impossibile, con una forte politica di prevenzione, basata sulla riaffermazione dell'illiceità del drogarsi, e una seria opera di recupero, fondata sul potenziamento del ruolo strategico delle comunità e sull'allargamento delle possibilità, per il tossicodipendente che compia reati connessi al suo stato, di accedere a misure alternative al carcere. Il tutto, ovviamente, partendo dallo spazzare via distinzioni scientificamente infondate e socialmente devastanti tra droghe leggere e pesanti, perchéla droga è una, senza aggettivi, e tutta va combattuta. Non esistono le droghe innocue e magari utili a 'socializzare' e 'ricrearsi'".

"La legge sulla droga approvata oggi in prima lettura è indubbiamente uno dei provvedimenti che qualifica in positivo la presenza della destra politica al governo, nel Parlamento e nel Paese". Così il presidente dei senatori di An, Domenico Nania, commenta l'approvazione della nuova normativa in materia di stupefacenti da parte del Senato. "Noi pensiamo che bisognava cambiare rotta nella lotta al fenomeno droga in tutte le sue sfaccettature e le nuove norme vanno in maniera decisa verso questa direzione. Desidero sottolineare come questa legge apra prospettive nuove per la prevenzione ed il recupero mentre mira a colpire e punire più severamente lo spaccio. E su questi aspetti non mancherà alla Cdl e ad An la capacità di spiegarne contenuti e finalità alle famiglie e particolarmente ai giovani".

"In Parlamento, fanno tanto (e in tanti) i moralisti sulla droga. Ma se va un cane poliziotto a Montecitorio, prima gli va in tilt il naso, e poi si arrende...". Lo dice il dirigente della Rosa nel Pugno Daniele Capezzone.

"Con l'approvazione della legge Fini sulle droghe leggere e pesanti, entrambe pericolose e nocive, si incoraggia il percorso di recupero dei tossicodipendenti e si punisce in modo più severo lo spaccio". Lo afferma in una dichiarazione il senatore Giovanni Collino, responsabile enti locali di An. "Non si tratta di un provvedimento repressivo, come la sinistra superficialmente vuole far credere, ma di una legge rigorosa che favorisce la prevenzione e il reinserimento sociale. Drogarsi non è un diritto, ma un reato contro se stessi e la società. L'approvazione del ddl Fini sulla droga rappresenta un altro successo della destra di Governo, ed aiuterà anche gli amministratori locali ad attuare sul territorio le politiche di prevenzione sociale".

"Sono molto lieto che con l'intervento dei suoi rappresentanti in aula, in Senato, l'Udc abbia compiutamente dimostrato di essere a favore della nuova disciplina contro le droghe, perché vi è da parte nostra una rigorosa preferenza per il valore dell'essere, dal concepimento alla morte, contro la cultura dell'avere, che talvolta si ammanta di cedevole buonismo distinguendo, ad esempio, tra droghe leggere e droghe pesanti ed ignorando di conseguenza la profonda sofferenza dei tossicodipendenti e delle loro famiglie". Lo ha detto il Presidente dei senatori dell'Udc, Francesco D'Onofrio, in riferimento al voto con il quale oggi il Senato ha dato via libera alla nuova disciplina di contrasto alla droga.

"Abbiamo votato contro le norme sulle tossicodipendenze inserite all'ultimo momento in un decreto perché le riteniamo ingiuste, autoritarie e ispirate ad un principio di repressione indiscriminata. Non c'é equità in queste disposizioni che puniscono con pesanti sanzioni penali comportamenti diversissimi tra loro". Lo dichiara il senatore Massimo Brutti, responsabile Giustizia dei Democratici di Sinistra. "Le sostanze stupefacenti che incidono sullo stato psichico, alterandolo, possono avere effetti diversi. Ma non sta scritto da nessuna parte che un giovane che consumi cannabis sia destinato ad assumere droghe più pesanti. Al contrario, proprio questa pessima legge potrà spianare la strada al passaggio da una sostanza ad un'altra. Saranno queste norme che, contro ogni evidenza scientifica, mettono sullo stesso piano comportamenti differenti punendoli allo stesso modo, a favorire il passaggio dalle droghe leggere alle droghe pesanti".

Un appello affinché "la politica e le istituzioni dichiarino lo 'stato d'emergenza per la droga e si mobilitino per concordare piattaforme comuni di lavoro su più fronti dando segnali concreti di attenzione al problema" é stato lanciato oggi dall'on. Giorgio Bornacin (AN) dopo l'allarmante rapporto dell'Osservatorio Epidemiologico Nazionale che pone la Liguria al primo posto tra le regioni a più largo consumo di droghe. "Di droga si muore. Ormai lo sanno anche i sassi! Oggi non è più come 20 o 30 anni fà quando non si avevano ancora ben chiari gli effetti devastanti delle droghe sui giovani e, forse, si aveva anche paura o riluttanza a parlarne. Oggi la vera battaglia si deve combattere a livello politico e istituzionale, mettendo in campo determinazione e impegno unanime, lasciando da parte le differenze ideologiche e il 'becerume' partitocratico". "La proposta che rivolgo, in maniera bipartisan, è che ogni partito e ogni schieramento esprima nel proprio programma elettorale a chiare lettere il proprio no alla droga!".

"E' una buona legge perché tiene in considerazione i più deboli, cioé chi fa usa di droghe, e considera le drog he un danno e un male. Attenzione, dunque, ad alzare il livello dello scontro su un tema così delicato. Sì alle critiche, ma senza usare toni impropri". Così il segretario della Dc Gianfranco Rotondi commenta il voto, al Senato, che ha dato il via libera alla nuova disciplina sulla droga.

Il Cartello "Non incarcerate il nostro crescere" -che riunisce oltre quaranta organizzazioni nazionali dei servizi pubblici e del privato sociale, dei sindacati, dell'associazionismo, degli operatori della giustizia esprime il proprio allarme per l'approvazione oggi in Senato delle nuove norme sulla droga, e preannuncia "azioni di disobbedienza civile". "Ancora una volta -rileva il cartello- si è dimostrata l'assoluta inaffidabilità del ministro Carlo Giovanardi, a cui é stata assegnata la delega sulla droga, e che si era impegnato più volte pubblicamente a non far approvare le nuove norme per decreto legge e con l'imposizione della fiducia". Ecco quali sono, secondo il cartello, alcune "gravi conseguenze" che questo provvedimento avrà sui cittadini e sul sistema dei servizi qualora diventasse legge dello Stato: la possibilità per le strutture private di certificare lo stato di tossicodipendenza, comporterà che "l'organizzazione che prende in carico la persona tossicodipendente è la stessa che decide chi si trova in tale situazione, di fatto contravvenendo a un'elementare regola di distinzione tra chi certifica e chi prende in carico: insomma, un chiaro conflitto di interessi. Chi tutelerà, in questo caso, l'interesse pubblico e il controllo della spesa?". Il fatto che la legge demandi alle Regioni la definizione dei criteri che disciplineranno tale facoltà da parte dei privati è, poi, "causa di un'ulteriore contraddizione: tutta la materia sanitaria è infatti stata demandata, con la riforma del titolo V della Costituzione, alle Regioni e, dunque, lo Stato con tale provvedimento legifera fuori dalle sue competenze; sono le Regioni che, nel caso, dovrebbero decidere se concedere ai privati una tale facoltà e non semplicemente come farlo". Un altro elemento critico è, secondo il cartello, l'aver rinviato a un momento successivo la definizione delle quantità sopra le quali potrebbe scattare l'accusa di spaccio, cosa che "comporterà innanzitutto un periodo di grande discrezionalità, in cui ogni magistrato potrà decidere come meglio crede. Una volta approvata la tabella, invece, emergerà il problema opposto: anche se le quantità definite devono essere intese come indice di reato, è probabile che verranno applicate come una soglia oltre la quale far scattare automaticamente l'accusa di spaccio". Infine, "la scelta di mettere a punto una sola tabella, con criteri rigidi, in cui far rientrare tutte le sostanze stupefacenti, dà un segnale deleterio e pericoloso ai nostri giovani: per gli adulti e per le istituzioni tutte le droghe sono uguali, tutte saranno punite allo stesso modo, anche se non sono tutte pericolose allo stesso modo". L'unico aspetto del provvedimento che viene valutato positivamente è "l'attenuazione dei terribili effetti che alcune parti della legge Cirielli avrebbero avuto sui tossicodipendenti. La Cirielli, infatti, avrebbe riportato in carcere migliaia di persone in sospensione di reato, che stanno seguendo programmi di recupero in strutture pubbliche o private". Il Cartello si impegna pertanto ad "attivare le Regioni, le cui prerogative sono state chiaramente lese" e a "iniziare a elaborare azioni di disobbedienza civile nei confronti di una legge ingiusta che, per cecità elettorale, minerà gravemente interventi educativi, di presa in carico e trattamento rivolti a persone che vanno aiutate e accompagnate e non stigmatizzate e condannate".

Sandro Del Fattore e Giuseppe Bortone, della Cgil nazionale, giudicano "assai grave e scorretta" la metodologia usata dal governo per far approvare dal Parlamento il cosiddetto stralcio Giovanardi sulle droghe. "I 106 articoli del ddl Fini erano stati duramente criticati da operatori, consumatori, forze politiche, e unitariamente da Cgil, Cisl e Uil osservano i due dirigenti sindacali ma il governo li ha riassunti e camuffati, salvaguardando gli aspetti peggiori del testo e inserendoli in qualità di emendamento in un decreto che non ha nessun rapporto con il tema droghe". "Questa inqualificabile operazione viene oggi coronata dall'uso ingiustificato della fiducia, mentre nel merito aggiungono Del Fattore e Bortone bisogna dire con chiarezza che c'é la prospettiva su vasta scala di una carcerazione e di una reclusione in comunità coercitive, sia per i semplici consumatori che per i tossicodipendenti: poiché il testo che si sta approvando equipara di fatto il consumo e lo spaccio, le sostanze cosiddette pesanti e quelle leggere". "Le carceri già scoppiano e non è affidandosi ad esse e alle comunità coercitive che si risolve il problema, semmai lo si aggrava precisano bisognerebbe piuttosto sostenere, in primo luogo sul piano delle risorse, gli operatori di frontiera che operano su questo difficile terreno all'interno del servizio pubblico (Sert) e del privato sociale che col pubblico collabora". "Anche questa collaborazione è minacciata dal decreto: affidando infatti la certificazione della tossicodipendenza anche ai privati, contro il parere di gran parte dello stesso privato sociale che opera in questo campo, si spinge questo delicato settore del nostro welfare verso una prospettiva di concorrenza selvaggia. E quest'ultima concludono i due sindacalisti rischia di avere conseguenze catastrofiche per il lavoro degli operatori e per i diritti degli utenti".

"La nuova formulazione degli articoli relativi alla detenzione 'immodica' di droghe proibite e all'abolizione di ogni distinzione fra droghe diverse, trasformerà, ope legis, i consumatori in spacci atori, comporterà una inversione dell'onere della prova nel processo penale e asservirà l'intero sistema giudiziario ad una funzione del tutto impropria, quale è quella di 'lottare' contro una piaga sociale, anziché di punire i comportamenti delittuosi". Lo affermano Benedetto Della Vedova e Carmelo Palma, presidente e segretario organizzativo dei Riformatori Liberali. Per Della Vedova e Palma "non è meno grave il fatto che l'emendamento ripristini i capisaldi di una disciplina già sperimentata nel nostro paese con clamoroso insuccesso all'inizio degli anni 90 con la legge 'Jervolino-Vassalli'; allora la 'linea dura' ebbe come conseguenza che le morti e le patologie 'droga-correlate' aumentarono esponenzialmente, mentre si accresceva progressivamente l'abbandono o l'allontanamento dei tossicodipendente da tutti i centri di cura". 'C'é un'abissale differenza e un'obiettiva contraddizione fra il modo in cui la Cdl, e in particolare Forza Italia, tenta di inserire, fra gli strepiti della sinistra, un argine di diritti e garanzie all'arbitrarietà del sistema penale e il modo in cui questa maggioranza affronta il cosiddetto 'problema droga'. Se, per fare un esempio, la 'Pecorella' nasce dall'esigenza di assicurare un trattamento equo agli imputati, l'emendamento del Governo al decreto omnibus approvato dal Senato si trasformerà in uno strumento arbitrario di criminalizzazione di massa dei tossicodipendenti e di imbarbarimento della legge penale".

"Dopo anni di tacita tolleranza ed ipocrita acquiescenza verso la droga finalmente un provvedimento che ristabilisce con chiarezza che drogarsi è illecito". Silvano Moffa, sottosegretario alle Infrastrutture e responsabile del programma di An, commenta così il primo sì del Senato all'emendamento Fini sugli stupefacenti. "La legge Fini vuole riaffermare con forza questo principio e si propone, pur senza inutili interventi repressivi, di tutelare la vita e la salute. In questi ultimi anni, infatti, la mancanza di una legislazione univoca ed in grado di affermare con forza il valore della vita - continua Moffa - ha provocato danni ai giovani, poiché è stato combattuto soltanto lo spaccio e non il consumo, come se fosse 'quasi normale' far uso di droghe. Fino ad oggi anche la detenzione di quantitativi non irrilevanti di stupefacenti, se non accompagnata da gesti univoci di cessione a terzi, è stata penalmente irrilevante". "Questa legge cambierà radicalmente le cose poiché la contrarietà sarà sia verso il semplice uso, per il quale sono previste sanzioni amministrative e non il carcere, come qualcuno tenta di far credere, che verso la detenzione di droga. Questa legge, inoltre, chiarisce in modo oggettivo ed univoco la differenza tra consumatore e spacciatore".

"Le legge sulla droga approvata in Senato è uno dei provvedimenti più qualificanti di tutta l'azione di Governo dell'ultimo decennio": lo afferma Luca Volonté, capogruppo Udc alla Camera. "Il provvedimento dà piena attuazione alla mozione parlamentare, il cui primo firmatario era Rocco Buttiglione, approvata a larga maggioranza nel Marzo del 1997. Inoltre il testo su cui il Governo ha posto la fiducia al Senato, è frutto del confronto e del lavoro comune di questi anni, coordinato dal Ministro Giovanardi, con tutte le associazioni che si occupano della grave piaga delle tossicodipendenze. Questa norma apre fortemente nei confronti della prevenzione e del recupero mentre colpisce giustamente lo spaccio. Ne andiamo fieri perché il provvedimento conferma il forte impegno dei Cristiano Democratici nell'ultimo decennio".

I 150 operatori delle comunità dell'associazione Saman esprimo "assoluta contrarietà" all'impostazione delle nuove norme in materia di droga, che, dicono, "parifica, dietro le sbarre di un carcere, tutti coloro che a diverso titolo consumano sostanze differenti". Lo rende noto Achille Saletti, presidente delle comunità terapeutiche Saman. "La demagogia, unitamente alla furbizia elettorale squalificano ulteriormente questa destra, forcaiola nei confronti dei più deboli, che si è dimostrata, in questi anni, del tutto incapace di governare un fenomeno che coinvolge centinaia di migliaia di persone". "Ipotizzare che il carcere guarisca o che le comunità riescano a curare chi non vuole farsi curare, rappresentava una pia illusione 20 anni or sono, mentre oggi si traduce solo in un atto di profondo disprezzo nei confronti della vita umana". Le comunità terapeutiche Saman, distribuite in otto regioni, prendono in carico ogni anno più di 800 tossicodipendenti e ne ospitano circa 400.

"La nostra posizione contro ogni droga è nota. Quindi, plaudiamo all'iniziativa della maggioranza che in extremis è riuscita a portare a casa un provvedimento condivisibile. Contro ogni droga ogni provvedimento restrittivo è il benvenuto". Così Alessandra Mussolini, segretario nazionale di Azione Sociale e leader di Alternativa Sociale, commenta l'approvazione da parte del Senato della nuove norme contro la droga.

"Una legge ottenuta con una forzatura del regolamento e con un'incursione nelle norme sul finanziamento delle Olimpiadi è già solo per questo una vergogna". Il coordinatore politico dei Verdi, Paolo Cento, si dice "preoccupato per la prepotenza della destra che non esita a criminalizzare i consumatori di cannabis per comportamenti che non hanno alcuna rilevanza penale". "Scambiano il futuro di migliaia di persone appartenenti trasversalmente ad ogni ceto sociale, per qualche manciata di voti. L'Unione deve prepararsi a dare battaglia alla Camera contro questo scempio della civiltà".

I giovani del Prc intendono continuare la battaglia nel Paese contro le nuove norme in materia di droga e chiedono all'Unione di mettere nell'agenda politica, in caso di vittoria, l'abrogazione dell'intera normativa Fini-Giovanardi. "Quello che sta accadendo in queste ore in Parlamento è incredibile: questo governo ha dato ancora una volta la prova di fregarsene delle regole democratiche e civili del nostro Paese. Si è inserito un emendamento in un decreto legge che non ha niente a che fare con la materia in questione". "Dopo avere ignorato i consigli e gli appelli del mondo scientifico e degli operatori ci troviamo di fronte ad una norma penale inserita in decreto legge votato con la fiducia. Questo provvedimento è inutile e dannoso. Inutile perché non risolverà per nulla il problema delle dipendenze, dannoso perché metterà in carcere migliaia di giovani. Ancora una volta questa maggioranza mostra i muscoli verso i più deboli mentre si mostra clemente nei confronti dei potenti". I giovani del Prc, quindi, si appellano al presidente Ciampi "affinché si rifiuti di promulgare questo decreto che non ha assolutamente i requisiti di urgenza, necessità e pertinenza" e annunciano che continueranno la battaglia nel Paese "contro questo provvedimento scandaloso".

L'Unione degli studenti esprime la "massima preoccupazione" per l'approvazione al senato del ddl Fini sulle droghe. "Stigmatizziamo totalmente -affermano gli studenti in una nota- oltre al merito anche il metodo, un decreto inserito nelle norme in materia di olimpiadi e sul quale è stata posta la fiducia, strumento parlamentare non accettabile quando la posta in gioco è l'incarcerazione coatta di migliaia e migliaia di giovani, visto anche che rispetto alle proposte di modifica giunte dalla maggior parte delle comunità e degli enti locali si è contrapposto un cocciuto rifiuto". Per l'Uds "restano pericolosi e inaccettabili tutti i punti salienti della legge, in particolare: equiparazione ai fini giudiziari tra sostanze leggere e pesanti, quantità minima consentita ridicolmente bassa oltre la quale si è considerati spacciatori, innalzamento sproporzionato delle sanzioni penali connesse all'uso di sostanze stupefacenti". "Inoltre ribadiamo allarmati il rischio concreto di carcere per un enorme numero di studenti che abitualmente fanno uso di cannabis (sono quantificabili in 2 milioni)". Alla luce di tutto ciò gli studenti annunciano a breve azioni di protesta diffuse in tutta Italia. L'Uds, inoltre, predisporrà un prontuario "da utilizzare in caso di perquisizioni selvagge e caccia allo spinello, al quale verrà data la più ampia diffusione nelle scuole".

"Ormai in Italia c'é una situazione in cui non ci sono più le libertà personali, per farsi uno spinello bisogna andare in Olanda". Così Emma Bonino, esponente radicale, commenta l'approvazione al Senato del provvedimento sulla droga voluto dalla Cdl. "Ormai per abortire con la RU486 bisogna andare in Svezia, per i Pacs in Francia, per la procreazione assistita in Spagna e per esercitare la ricerca in America. Viene da chiedersi se in Italia è rimasta la libertà di respirare".

"Non la legge perfetta ma sicuramente un miglioramento della situazione precedente": don Pierino Gelmini, fondatore della Comunità Incontro di Amelia, commenta con favore l'approvazione da parte del Senato del maxiemendamento contro la droga. Secondo il sacerdote l'abolizione della distinzione tra stupefacenti pesanti e leggeri "non vuol dire fare di tutt'erba un fascio". "Significa invece considerare che ogni droga è una droga a sé e va considerata perciò nei suoi effetti. La divisione tra pesanti e leggere è artificiale e non adatta al problema". Riguardo alla nuova normativa riguardante le pene, don Gelmini sottolinea come sia "interessante che non c'é un inasprimento quanto una chiarificazione". "Perché dando delle tabelle si fa una scelta che pur impopolare permette al giudice di determinare in maniera precisa dove intervenire in un modo e dove in un altro. Comunque per chi incorre nella sanzione penale c'é più spazio non solo perché vengano allungati i tempi (da quattro a sei anni) di detenzione fruibile come periodo di recupero, ma anche perché quando uno é in recupero non torna in carcere e perché se anche ha finito il suo programma mentre la pena continua può proseguirla nell'ambito della struttura che lo ospita". Il fondatore della Comunità Incontro sottolinea infine che il suo commento "non è di tipo politico sull'opportunità o meno di varare la normativa in questo momento, ma è puramente sul merito del testo".

"Per i giovani la legislatura si chiude nel peggiore dei modi. Dopo cinque anni in cui i loro problemi sono stati completamente ignorati, ora, con un blitz vergognoso, si capovolge l'impostazione delle politiche contro la dipendenza": così l'ex ministro della Sanità Rosy Bindi commenta l'approvazione delle nuove norme sulla droga. "Alle strategia di recupero e reinserimento sociale dei tossicodipendenti si sostituisce una risposta autoritaria e punitiva. Ci vuole una gran faccia tosta a parlare di valori e invocare il dialogo quando con il voto di fiducia questa maggioranza si è resa responsabile dell'ennesimo atto di arroganza istituzionale". "Se pensano di esibire qualche medaglia elettorale si sbagliano. Le norme approvate oggi, osteggiate dalla stragrande maggioranza degli operatori e delle comunità di recupero - conclude - sono del tutto inadeguate, e lo capiranno ben presto le vittime della droga e le loro famiglie. Le accuse rivolte al centrosinistra sono immorali. La droga infatti, lo sanno bene anche quelli che hanno votato la fiducia, non si sconfigge riempiendo le carceri di giovani tossicodipendenti".

"Con l'approvazione di questa legge, se diminuirà il numero delle persone che vanno in galera per il consumo di sostanze stupefacenti allora sarà una buona legge, altrimenti sulla problematica non si sarà fatto alcun passo avanti". Lo ha affermato Massimo Barra, presidente nazionale della Croce rossa italiana in relazione alle nuove norme in materia di droga contenute nell'emendamento al decreto sulle Olimpiadi sul quale oggi il Senato ha votato la fiducia. Intervenendo a margine di un convegno a Cagliari sulle tossicodipendenze e il potere delle istituzioni, Barra ha sottolineato di "non voler parlare della legge poiché come Cri non intendo interferire sulle problematiche politiche. La Croce Rossa è neutrale e sta dalla parte dei più vulnerabili". Barra ha concluso auspicando un "approccio umanitario al problema della droga per ridurre i danni individuali e collettivi della società. Nessuna politica sanitaria si può proporre come obiettivo di aumentare i danni rispetto al consumo di stupefacenti".

Oggi in carcere ci sono 60 mila detenuti: un anno di applicazione delle nuove norme in materia di tossicodipendenza farà lievitare il numero di 20-30 mila unità, rendendo la situazione esplosiva: è questa la previsione di Franco Corleone, presidente di "Forum droghe", che definisce quello approvato oggi al Senato uno "sciagurato decreto legge". "Giovanardi e Fini continuano a mentire negando l'evidenza. Una sola tabella comprendente canapa e tutte le altre sostanze produrrà un inasprimento delle pene per decine di migliaia di consumatori. Se ciò accadrà, gli autori di questo atto criminogeno saranno chiamati a rispondere della criminalizzazione di un'intera generazione di giovani". "Se si verificheranno casi di suicidi per vergogna e debolezza sapremo di chi sarà la responsabilità morale".

Con l'approvazione in aula al Senato del progetto di legge sulla droga "si apre una nuova stagione sul fronte della lotta agli stupefacenti". Lo afferma il sottosegretario all'Istruzione, Maria Grazia Siliquini. "Una svolta storica, voluta soprattutto da Alleanza Nazionale, che consentirà di diffondere tra i giovani una nuova cultura della vita. L'eliminazione della differenza tra droghe leggere e pesanti, la volontà di voler punire con severità gli spacciatori e l'introduzione dei programmi terapeutici per sostenere chi intende uscire dal tunnel oscuro sono la manifestazione evidente di una chiara politica per arginare la piaga della droga, che è portatrice di criminalità ed emarginazione sociale. Ora sarà assai importante potenziare gli strumenti informativi a favore dei giovani, messi a disposizione dalla Pubblica Amministrazione, soprattutto nel settore dell'istruzione e della formazione, per evitare i pericoli che si incontrano già con l'uso personale delle cosiddette drog he leggere, anche in considerazione dell'alta diffusione di queste negli istituti scolastici".

La FICT, Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche, manifesta la propria netta contrarietà alle modalità con cui sono state imposte agli Operatori del settore e a tutto il Paese le modifiche alla Legge 309/90 note come 'stralcio Giovanardi' approvate oggi dal Senato. "Inserire queste norme sulle Dipendenze da sostanze stupefacenti all'interno del maxiemendamento delle Olimpiadi invernali e approvarlo con 'voto di fiducia' senza dibattito alcuno è una scelta che ci amareggia profondamente in quanto svaluta tutto il lavoro svolto e rende inutile il dibattito ed il confronto emerso dalla IV Conferenza di Palermo, comprese le proposte della FICT".

"Il governo italiano è fuori dall'Europa: lo stralcio Fini sulle droghe è in contrasto con tutte le legislazioni dei paesi europei, col piano di adozione adottato dalla Commissione e con le indicazioni del Parlamento di Strasburgo": lo ha dichiarato Giusto Catania, eurodeputato di Rifondazione Comunista e relatore al Parlamento Europeo della Strategia Anti droga adottata nel dicembre 2004. "Anche stamattina a Bruxelles, in occasione dell'incontro tra la Commissione Europea e la società civile il commissario Franco Frattini ha mostrato un approccio diverso alla questione delle droghe, ponendo molta attenzione al contrasto del narcotraffico, in contrasto col Governo italiano per il quale la priorità è rappresentata dalla guerra ai consumatori. Lo stralcio Giovanardi è assolutamente aberrante: solo i dogmatici possono affermare che le droghe sono tutte uguali e che producono gli stessi effetti; solo una banda di ignoranti può inserire nella stessa tabella la marijuana e la cocaina; solo un governo repressivo e criminale può mandare in galera fino a vent'anni chi si fuma uno spinello".

Le nuove norme sul consumo di stupefacenti e sulla difesa personale "segnano una grave regressione della civiltà giuridica di un paese democratico". Lo scrive 'Il Socialista Lab', periodico diretto dal leader socialista Gianni De Michelis. A proposito della nuova disciplina sul consumo di droga, "trofeo parlamentare di An", "é stata seguita una strada impropria nel senso che la norma è stata inserita in un maxi-emendamento del decreto riguardante la sicurezza per le Olimpiadi invernali. Una legge in materia non può essere avallata di soppiatto. Verranno magari perseguiti i consumatori più sprovveduti, ed è opportuno che lo siano, ma non con sistemi indiscriminati, mentre chi controlla il traffico continuerà più o meno come prima, nonostante l'inasprimento delle pene". Tale normativa, aggiunge, "aumenterà la ricchezza dei trafficanti, perché il rischio farà salire il costo della dose; aprirà le porte delle carceri a centinaia di sciagurati che andrebbero curati prima ancora che perseguitati". Il giornale diretto da De Michelis interviene poi sull'approvazione della legge, "di cui si è gloriata la Lega Nord", che "consente anche l'uso delle armi contro la delinquenza che viola il domicilio privato, minacciando persone e beni". Si tratta di una disciplina, osserva, "più pericolosa che protettiva", che "spinge i delinquenti a presentarsi con le armi nelle loro irruzioni in ville, case e negozi, sapendo che corrono il pericolo di essere accolti a pistolettate, e non c'é dubbio che i delinquenti sono più pronti e meglio addestrati dei comuni cittadini nell'uso delle armi".

Un decreto lontano dalla realtà e dalle persone: Acli, Agesci, Cisl ed Exodus criticano duramente, in una nota congiunta, i contenuti e le modalità con cui si sta portando a compimento il disegno di legge Fini sulle tossicodipendenze. Quella punitiva, dicono, non può essere l'unica risposta a fronte di un problema - quello della droga - molto complesso e con implicazioni diversissime. Promozione, prevenzione ed inclusione sono questioni determinanti che rimangono inevase. Appare inoltre incomprensibile la scelta di includere un emendamento così importante e delicato all'interno di un decreto legge - quello sulle olimpiadi di Torino - dedicato ad un tema del tutto estraneo. Per Don Antonio Mazzi (Exodus), Gigi Bonfanti (Cisl), Luigi Bobba (Acli) e Chiara Sapigni e Marco Sala (Agesci), il decreto sulle tossicodipendenze appena approvato al Senato è "lontano dalla realtà e lontano dalle persone". "Siamo in una realtà - affermano nella nota congiunta - in cui le persone, soprattutto i giovani, che ogni giorno incontriamo nelle nostre attività, sempre più spesso hanno a che fare con le droghe in contesti e per motivi diversissimi tra loro, in cui solo facendosi carico della fatica di accompagnare e rafforzare si può essere di aiuto". Oltre a ciò, sottolineano, "le politiche di inclusione, familiari, di promozione sociale sono in grave crisi, anche a causa dei pesanti tagli 2005/2006 alla spesa sociale". "Di fronte a tutto ciò - denunciano - ci viene proposto un decreto che parla di punizione, di ampliamento delle risposte di tipo carcerario, affermando che 'tutte le droghe sono uguali e tutti i ragazzi che detengono droghe sono uguali '. Ci viene presentato un decreto che non si preoccupa del fatto che le Regioni e la grande maggioranza di operatori pubblici e privati, volontari, sindacalisti, studiosi, farmacologi si siano opposti a questa impostazione e abbiano chiesto di aprire un dibattito più aperto e profondo". Il decreto "non parla di promozione, prevenzione, inclusione ma affida a un successivo decreto la decisione su quale persona dovrà finire in carcere e quale avrà pene amministrative. La discussione è tutta incentrata sulle sostanze, restando lontana dalla vita delle persone e lontana dalla realtà". "Da sempre ci siamo opposti al disegno di legge Fini ma oggi la nostra contrarietà è ancora più netta per le modalità con cui è stato proposto", con il dibattito limitato dalla richiesta del voto di fiducia e un decreto presentato agli sgoccioli di legislatura, "non rendendo merito di tutto il lavoro che in questo settore quotidianamente tante persone realizzano".

Un provvedimento "incosciente": così il deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli definisce l'emendamento sulle droga approvato oggi al Senato. Un provvedimento che "mostra, ancora una volta, la scarsa cultura del diritto di una maggioranza di destra che, al di là dell'ideologia sbandierata, non esita a dare prova di spirito illiberale". "Io credo che questa materia così delicata andrebbe trattata più seriamente e non in un modo affrettato e schizofrenico. Se questa sciagurata operazione si trasformerà in legge, il nostro Paese dovrà pagare per Fini (elettorali) un grosso prezzo in termini di giustizia penale e sociale". "Qui non si tratta di una scelta tra proibizionismo e antiproibizionismo ma di pura follia elettorale. Davvero una bella giustizia quella barattata dal leader di An in cambio del sostegno incondizionato dato alla cascata di provvedimenti piovuta, in questi cinque anni, in Parlamento, per assicurare a Berlusconi e company una sorta di impunità di fatto". "Spiace davvero constatare che tutti quei provvedimenti ad personam siano stati ben studiati, mentre questo emendamento che rischia di far finire molti innocenti in prigione per il possesso di qualche spinello, sembri fatto senza alcuna seria elaborazione e senza alcuna coscienza".

"Con la sostanziale equiparazione tra droghe pesanti e leggere e la fissazione di criteri massimamente restrittivi per la modica quantità, il centrodestra ha realizzato un autentico capolavoro". Lo afferma Luigi Manconi, responsabile nazionale diritti civili dei Ds. "Una norma dove l'analfabetismo scientifico si coniuga magnificamente con una concezione autoritaria e punitiva dell'esistenza e dove la teoria della 'cura coatta' alimenta un circuito clientelare, fatto di mance e di rapporti di scambio con le 'comunita' amiché ". "A pagare il conto di questo disastro saranno, ancora una volta, i tossicodipendenti".

"Il provvedimento sulla droga che la maggioranza ha approvato al Senato è un atto importante, nel quale l'Udc ha creduto molto sin dagli scorsi anni e che si ispira alla Conferenza nazionale di Palermo, di cui è stato protagonista il ministro Giovanardi". Lo afferma il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa. "E' un provvedimento che va nella direzione di contrastare duramente lo spaccio e gli spacciatori, introducendo regole certe e chiare, e introducendo il principio secondo il quale non esistono distinzioni tra le droghe".
 
 
 
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