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Italia. Altri commenti al ddl Fini
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14 novembre 2003 19:55
 
Un giudizio fondamentalmente positivo sul progetto di riforma della legge sulla droga approvato ieri e' stato dato oggi da Antonio Maria Costa, il direttore generale dell'Unodc.
La distinzione tra droghe leggere e pesanti nelle Convenzioni Onu non viene fatta -afferma Costa- in quanto non e' giustificabile dal punto di vista medico legale.
"Tra le migliaia di sostanze con effetto stupefacente esistenti al mondo, ricorda Costa, la valutazione avviene secondo la loro utilita' o nocivita'. Quelle piu' diffuse, cocaina, eroina, marijuana e droghe sintetiche, hanno una caratteristica in comune e cioe' di non avere nessuna o quasi funzione terapeutica e di arrecare gravi danni alla salute".
Dopo avere precisato di non conoscere ancora a fondo il dispositivo del ddl approvato ieri anche se Gianfranco Fini stesso gliene aveva fatto una sintesi in una recente visita a Roma, Costa sottolinea l'importanza di attaccare il problema alla radice e cioe' dalla parte della domanda.
"Il ruolo di interdizione della polizia e' fondamentale ma insufficiente. Senza la domanda l'offerta non resisterebbe. E' la domanda a creare il mercato. Attualmente i dati di tutto il mondo indicano che l'offerta e' controllabile fino al 15%, al massimo il 20%, ma resta l'altro 80%".
"Il dispositivo di legge attacca il problema da vari lati, puntando al controllo della domanda, attraverso operazioni di polizia, cosi' come al recupero dei tossicodipendenti dal punto di vista fisiologico e poi alla loro reintegrazione nella societa'".
Sull'altro aspetto, sul tipo di penalita' che deve prevedere una legge sulla droga, Costa ritiene che il tossicodipendente va considerato innanzitutto un malato e su questo regna il consenso a livello internazionale. "La legge deve punire soprattutto la coltivazione, il trasporto e lo smercio ma non l'abuso. La prigione per il tossicodipendente e' da considerare assurda in quanto l'effetto finale quasi sempre e' quello di renderlo irrecuperabile. Per questo l'Onu lascia ai singoli Paesi la decisione in materia e la tendenza attuale e' quella di comminare misure amministrative. Una legge va rispettata, ma se la pena e' troppo forte la societa' non l'applica e questo non e' corretto. D'altra parte non si puo' evitare l'ammenda in quanto il danno prodotto dalla tossicodipendenza e' pagato sia dall'individuo sia dalla societa'. Specialmente le droghe pesanti provocano danni al cervello. Spesso molti dei giovani che chiedono aiuto ai centri terapeutici presentano gia' problemi mentali gravi provocati dal consumo di stupefacenti e da questo la societa' deve difendersi, nel senso medico del termine. La tossicodipendenza e' una malattia individuale, ma coinvolge fortemente la societa'".

"Finalmente -afferma il presidente del gruppo UDC della Camera, Luca Volonte'- giunge al traguardo una legge fortemente voluta dall'UDC. Vengono cosi' accolte e tradotte in norma legislativa le indicazioni contenute nelle risoluzioni Buttiglione e Volonte' fatte proprie dal Parlamento per due legislature. Crediamo altresi' che il buon impianto legislativo possa essere ulteriormente migliorato e approfondito raccogliendo le ulteriori indicazioni provenienti dal mondo del volontariato, delle comunita' di recupero e dalla provata esperienza del prefetto Soggiu".

Secondo il sottosegretario del Welfare Grazia Sestini, "il ddl Fini sulla droga non rappresenta affatto un giro di vite. E', invece, una misura di grande civilta'. Purtroppo sta emergendo solo l'aspetto repressivo. Quella proposta dal Governo non e' una legge repressiva. Non e' affatto vero, che manderemo in galera quanti fumano gli spinelli. E' una legge che fa chiarezza, che offre possibilita' di interventi diversi a seconda dei diversi livelli di assuefazione. Si tratta di una proposta forte che mi auguro che il Parlamento accolga; una proposta che parte da una precisa scelta politica, che e' anche scelta culturale.
Il sottosegretario ha riconosciuto che fissare solo due tabelle (stupefacenti e stupefacenti ad uso medicinale) e stabilire che nella tabella 1, cioe' in quella "degli stupefacenti che fanno male", figuri anche la cannabis, disconoscendole qualsiasi valore terapeutico, e' aderire ad una precisa ipotesi scientifica. "Capisco che qualcuno non possa condividere questa scelta. Ma noi crediamo, confortati da diverse ricerche scientifiche, che anche l'uso di cannabis costituisca un danno. Riteniamo che chi fa uso anche saltuario, di spinelli e hascisc, possa diventarne consumatore abituale, e che, in eta' adulta, possa diventare consumatore di droghe pesanti".
Sestini ha ricordato che in Italia, dopo il referendum del 1993, vi e' stata una sorta di impunibilita' del consumo. "Tant'e' che nel nostro Paese, e' aumentato l'uso di sostanze, specie nelle fasce di eta' piu' basse. Sicche', oggi, in Italia manca la percezione della pericolosita' delle cosiddette droghe leggere. E' contro questa mentalita' che intendiamo agire. La sola politica della riduzione del danno e' stata deleteria, perche' ha fatto crescere i consumi, ha creato confusione, ed ha contribuito ad abbassare la soglia di attenzione".
Il sottosegretario ha infine sottolineato che compito di chi governa e' fare leggi che, individuato cio' che e' male, siano in grado di proporre misure correttive. "Questo lo scopo del ddl. Un provvedimento giusto, sollecitato dalle famiglie (che di fronte al problema appaiono impotenti) e dagli operatori. Ci siamo sentiti in dovere di intervenire e di fare chiarezza, ponendo fine alla falsa distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti. Le droghe, tutte, fanno male".

Risponde a Grazia Sestini il deputato verde Mauro Bulgarelli: "cio' che e' certo e' che la Casa delle liberta', smarrita ogni prospettiva libertaria, sta preparando un futuro da incubo per i nostri giovani. Sestini parla di chiarezza ma non si rende conto che questa proposta di legge, degna dei peggiori incubi, anziche' far chiarezza, confonde sostanze e pratiche assolutamente differenti. Seguendo una logica perversa questa legge si dimostra piu' tollerante con i consumatori delle droghe pericolose che con i fumatori di canapa e derivati. Cosi' si rischia di criminalizzare una gran parte della popolazione e di stroncare la vita a molti giovani magari per un paio di spinelli. Parlare di recupero nel caso della stragrande maggioranza dei fumatori e' delirio puro e Sestini e Soci sembrano vivere fuori dal mondo, a meno che tutto cio' non preluda a ben piu' fosche strategie di controllo sociale...".

Secondo il senatore Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di An per le politiche della famiglia e vicepresidente della consulta etico-religiosa del partito "se questa legge piace a chi, come Muccioli, Don Gelmini e Don Benzi, ha fatto uscire dal tunnel della droga decine di migliaia di persone che vi erano drammaticamente entrate, e se non piace a chi, come il variegato fronte antiproibizionista, ha speso una vita per farcele entrare (questo e' puro stile Pedrizzi, a prova di imitazione), vuol dire che va nella direzione giusta".
cocaina, ecstasy, ma sempre droga e': un nemico contro cui schierarsi senza se e senza ma. In altri termini, la proibizione e la lotta senza quartiere al libero mercato delle sostanze stupefacenti, rese impossibili dalla legislazione, sono la prima forma di prevenzione, perche' l'alternativa e' la libera droga e l'intransigente battaglia contro la droga: non ci sono terze vie, soluzioni intermedie. Per questo rispediamo al mittente, non recedendo di un passo, le mistificazioni propagandistiche e gli attacchi ideologici lanciati contro la legge Fini, la quale per chi ancora non l'avesse capito o facesse finta di non capirlo, non vuole colpire il semplice tossicodipendente, al contrario intende aiutarlo in ogni modo a trovare le motivazioni e gli stimoli per liberarsi dalla schiavitu'. Lo scopo di questa riforma e' quello di rimediare al madornale errore prospettico commesso con il referendum del '93, che ha fatto abbassare la guardia nella lotta alla droga, ha trasmesso ai giovani un messaggio nocivo e ha avuto effetti deleteri nella societa', il piu' inquietante dei quali e' l'assuefazione culturale alla droga: l'assunzione di uno stupefacente, sopratutto la cannabis, e' considerato un fatto naturale. Con la linea seguita con questa riforma il consumatore di droga non puo' essere considerato esclusivamente come un ammalato, ma come un soggetto che, pur avendo bisogno di cure, compie una societa' che la societa' non apprezza. Pertanto non solo e' falso che il fine di questa riforma sia quello di portare i tossicodipendenti in quanto tali in carcere, ma e' vero l'esatto contrario. Noi vogliamo ragionare in modo da riconoscere prevalente la loro realta' di persone che hanno bisogno di aiuto, cercando di farli affluire verso la comunita', le uniche realta' che sanno prendersi cura dell'uomo che si cura, aiutandolo prima a riscoprirsi uomo e poi di conseguenza a non drogarsi piu', favorendone il reinserimento nella societa' e nel mondo del lavoro".

Un dibattito parlamentare "meno monocorde" in sede parlamentare, potra', secondo il vicepresidente della Camera, Alfredo Biondi (Forza Italia) "eliminare perplessita' gravi che il testo approvato dal Consiglio dei Ministri determina, che non sono solo quelle sollevate d'ufficio dall'opposizione che esercita il suo mestiere, ma anche di chi in maggioranza intende esercitare le proprie valutazioni critiche. Il consenso unanime del Consiglio dei Ministri sulla proposta Fini, che equipara droghe leggere e droghe pesanti fissando sanzioni anche a carico dei consumatori (che sono vittime e non delinquenti) fa certamente notizia e suscita anche le perplessita' di chi conosce i problemi non solo morali, sanitari, giuridici e penali del fenomeno, ma anche le difficolta' nel risolverli in chiave repressiva".

La proposta del DDL Fini sulla droga che equipara i consumatori agli spacciatori per il segretario nazionale dei Radicali Daniele Capezzone "e' vergognosa".
"Il Governo ha deciso evidentemente di proseguire sulla strada che ha portato piu' droga, piu' morti, piu' mafia e piu' Aids". L'esponente radicale ha detto di sperare che Fini non racconti "che farsi una 'canna' e farsi una 'pera' sia la stessa cosa".

Secondo il consorzio Gesco, realta' che riunisce una parte della cooperazione sociale in Campania attiva da anni nella prevenzione e nel recupero dalle tossicodipendenze, "la storia ha dimostrato che la cultura proibizionista produce solo danni. Il Consiglio dei ministri ha approvato una legge puramente sanzionatoria, che mette sullo stesso piano droghe leggere e droghe pesanti, annullando anni di battaglie culturali e scientifiche e riducendo a problema di ordine pubblico una questione di tutela della salute. Non serve a niente criminalizzare i giovani consumatori di droghe leggere -ha dichiarato il presidente di Gesco, Sergio D'Angelo- punendo allo stesso modo lo spaccio e l'uso personale e impedendo, di fatto, anche gli interventi di riduzione del danno che hanno dimostrato la loro validita' in moltissimi casi. Reintroducendo in modo anacronistico il concetto di pericolosita' sociale del tossicodipendente, la riforma fa vacillare anche gli interventi di reinserimento sociale e lavorativo, riducendo di nuovo il tossicodipendente ai margini della societa'. Infine la riforma chiude i tossicodipendenti nella comunita' e getta le chiavi, affidando completamente alle comunita' e ai soggetti privati il programma terapeutico. Ancora una volta lo Stato riduce le responsabilita' del servizio pubblico".

"La proposta di Fini -afferma Ezio Dardanelli, segretario nazionale della Fisac Cgil- di annullare anche la modica quantita' crea un ulteriore problema alle organizzazioni sindacali che operano nel sociale e che sono impegnate nel recupero di quei lavoratori che emarginati, in mobilita' o in situazioni di stress, arrivano a usare sostanze stupefacenti. E' chiaro che non cerchiamo strade privilegiate, ma attenzione a questi aspetti, perche' avvertiamo che il clima nel Paese sta cambiando a discapito delle realta' sociali piu' deboli e di quei lavoratori che fanno uso di sostanze alcoliche, tabagismo e non ultimo delle nuove droghe. Questi sono da far rientrare in un complessivo progetto di recupero sociale e non di polizia".

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