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 ITALIA - ITALIA - Droga e sentenza Corte Costituzionale. Intervista ad Andrea Pugiotto
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14 febbraio 2014 17:33
 
 Andrea Pugiotto è professore ordinario di Diritto costituzionale nell'Università di Ferrara, e in prima fila nella battaglie per la legalizzazione delle droghe e per la liberazione dal carcere. Qui e' intervista dala cron di Ferrara del quotidiano il Resto del Carlini – QN.
D. Professor Pugiotto, innanzitutto è soddisfatto del pronunciamento della Corte?
R. Quando la ragionevolezza del diritto prevale sull'irrazionalità e la prepotenza procedurale del populismo penale, non si può che essere soddisfatti.
D. Perché la Corte ha dichiarato incostituzionali le norme impugnate della legge Fini-Giovanardi?
R. Conosciamo solo il dispositivo della sentenza, non ancora le motivazioni. La Corte ha censurato l'eccesso di potere consumato dal Governo (e dalla sua maggioranza) che, nel 2006, agganciò al decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino una riforma di sistema sulle tossicodipendenze. E, per portare a casa il risultato, usò la tecnica del maxiemendamento e del voto di fiducia: 23 articoli estranei alla materia oggetto del decreto in esame, non emendabili, approvati in una sola seduta, senza discussione, alla Camera come al Senato. E questo, costituzionalmente, non si può fare.
D.Come mai si scelse di procedere in questo modo?
R. Il disegno di legge Fini, presentato nel 2004, non andava avanti, per il suo approccio proibizionista e punitivo che incontrava la contrarietà degli operatori del settore. Il centrodestra cedette alla tentazione di agganciare un vagone a un treno in corsa: i giochi olimpici erano alle porte, come anche lo scioglimento delle camere. Ora o mai più', si pensò. Ma non tutto è possibile, perché in uno Stato di diritto a tutto esiste un limite.
D. Cosa comporta, dal punto di vista normativo, tale pronunciamento?
R. Sotto la scure della Corte sono cadute le norme che, equiparando droghe leggere e pesanti, inasprivano le pene (da 6 a 20 anni di detenzione), in forza di una presunzione di spaccio per chiunque detenesse una sostanza stupefacente oltre la soglia fissata da un decreto ministeriale. Rivivranno le norme penali precedenti, che la Fini-Giovanardi aveva abrogato, più miti quanto a misura delle sanzioni.
D. Problema carceri. Cosa comporta la bocciatura' della legge?
R. Avrà un importante effetto deflattivo. Tanto per capirci: al 31 dicembre 2013 erano detenuti in carcere per violazione della Fini-Giovanardi ben 24.273 persone. In pratica, un detenuto su tre. Stime attendibili calcolano in 10mila coloro che sono dietro le sbarre per violazione delle norme ora accertate come incostituzionali.
D. E per chi sta affrontando ora il processo?
R. Quanto agli imputati a processo, l'abbattimento della pena accorcerà i relativi termini di custodia cautelare, con ulteriore abbassamento dell'attuale popolazione carceraria. E vorrei ricordare a tutti che, proprio in ragione del sovraffollamento endemico delle nostre carceri, l'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani per violazione del divieto di tortura.
D. Tutto questo genererà dei problemi sociali e di ordine pubblico?
R. Guardi, se c'è un posto in cui è inutile tenere un tossico, quello è il carcere. Peraltro, in forza dell'assunto secondo cui la droga è droga', la Fini-Giovanardi ha affibbiato lo stigma di drogato' indiscriminatamente, senza distinzione tra piccolo consumatore occasionale e grande spacciatore, tra consumo di derivati della cannabis e commercio di eroina o cocaina. Aggiungo che i 10mila detenuti interessati non usciranno tutti e subito.
D. Quale sarà quindi l'iter?
R. Sarà il giudice a ricalcolare la loro pena e, solo se interamente scontata, darà loro diritto alla libertà. O, se ne ricorreranno le condizioni, sarà il giudice ad ammetterli a pene alternative. Chi urla al lupo', in realtà, insegue solo le proprie paure. E chi, tra i politici, le cavalca lo fa per acquisire consensi tanto facili quanto irrazionali.
D. Dunque, lei sarebbe favorevole alla liberalizzazione delle droghe leggere?
R. Mi spiace contraddirla, ma già oggi le droghe leggere sono liberalizzate, perché si trovano ovunque nel mercato clandestino. Sono semmai favorevole a una loro legalizzazione: ne guadagneremmo tutti, in termini sanitari, di ordine pubblico, di governo di un diffuso fenomeno sociale. Soprattutto, contribuiremmo ad abbattere i profitti della criminalità organizzata dedita allo spaccio clandestino, profitti assicurati proprio da un approccio proibizionista al problema della tossicodipendenza.

(Intervista di F.M. pubblicata sul quotidiano “Il Resto del carlino – QN” del 14/02/2014)
 
 
 
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