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 AFGHANISTAN - AFGHANISTAN - Droga e, piu' che altro, corruzione: rapporto Unodc
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Notizia 
19 gennaio 2010 14:12
 
Un nuovo rapporto dell'Unodc, l' Ufficio dell'Onu contro la Droga e il Crimine, arriva alla conclusione che 'per gli afghani la corruzione e' il male peggiore del Paese'. Il 59% ritiene infatti che la quotidiana vessazione 'da parte delle autorita' e' una preoccupazione piu' grande dell'insicurezza (54%) o la disoccupazione (52%)'.
Gli afghani dicono chiaramente che 'e' impossibile ottenere un servizio pubblico in Afghanistan senza pagare una mazzetta', ha sottolineato il Direttore esecutivo, Antonio Maria Costa.
Il rapporto si basa su un campione molto vasto con 7.600 interviste in 12 province e oltre 1.600 villaggi in zone urbane e rurali. Le persone -uomini e donne, funzionari e capi tribu'- sono state intervistate tra l'autunno 2008 e l'autunno 2009.
Emerge in dettaglio che la corruzione e' parte della vita quotidiana. Un afghano su due dice di avere dovuto pagare almeno un pizzo a un pubblico ufficiale nell'arco dei 12 mesi dell' inchiesta. Piu' della meta' delle volte (56%), la richiesta di pagamenti sottobanco e' stata fatta dall'incaricato del servizio. Nella maggior parte dei casi (3/4), i baksheesh, le mazzette, sono stati pagati in contanti. La tangente media e' 160 dollari (il reddito medio pro-capite e' di 425 dollari l'anno).
'La corruzione e' una tassa esorbitante' estorta 'ad una popolazione tra le piu' povere al mondo', ha detto Costa. Negli ultimi 12 mesi la corruzione e' costata agli afghani 2,5 miliardi di dollari pari a un quarto del pil. L'industria della droga genera un ammontare analogo, 2,8 miliardi nel 2009: 'Droga e corruzione sono le due maggiori fonti di reddito in Afghanistan, assieme generano transazioni illegali pari a circa la meta' del pil ufficiale'.
I maggiori trasgressori sono i garanti della legge: il 25% delle tangenti e' andato alla polizia o ai funzionari locali, il 10-20% a giudici, procuratori e magistrati, membri del governo.
In media agli afghani e' stata chiesta una tangente il 40% delle volte che sono entrati in contatto con le istituzioni. In pochi pensano serva fare ricorso: solo il 9% della popolazione urbana ha denunciato un singolo caso di concussione alle autorita'.
La comunita' internazionale non sfugge alle critiche: il 54% degli afghani crede che 'le organizzazioni internazionali e le ong siano corrotte e rimangano nel Paese solo per arricchirsi'.
'Il rapido aumento del flusso di denaro della droga (e dagli aiuti internazionali) ha creato una nuova casta, ricca e potente, che opera al di fuori delle tradizionali strutture di potere tribale e mobilita risorse ben al di la' di quanto possa permettersi un Paese tanto povero', dice Costa. 'La corruzione riproduce nell'amministrazione pubblica lo stesso fenomeno, con dimensioni analoghe'.
Diventata onnipresente, la corruzione ha gravi conseguenze politiche, economiche e strategiche: la mancanza di fiducia nelle istituzioni pubbliche rischia di avvicinare la popolazione agli insorti. 'Il cancro della corruzione e' metastatico', per fermarlo 'il Presidente Karzai deve urgentemente usare il bisturi e somministrare chemioterapia', gli accordi internazionali contro la corruzione 'sono la terapia adatta'.
La stampa internazionale scrive che la corruzione e' un problema enorme: 'questo rapporto prova come l'afghano medio la pensa allo stesso modo', il denaro del cittadino e il rispetto delle istituzioni 'spariscono in un buco nero, che alimenta traffico di droga e insurrezione'. Recentemente l'Unodc ha confermato che nel 2008/09 un numero crescente di province afghane si e' liberato dell'oppio: 'la liberazione del Paese dalla corruzione puo' avvenire nello stesso modo, recuperando una provincia dopo l'altra, un distretto dopo l'altro, allo stato di diritto e alla cultura del buon governo', dice Costa invitando la nuova amministrazione Karzai a dare all'anti-corruzione la massima priorita'. La comunita' internazionale puo' aiutare, traducendo la Conferenza di Londra sull'Afghanistan (28 Gennaio) in uno sforzo comune contro la disonesta' dell'amministrazione pubblica in un Paese gia' stremato da violenza e poverta'.
Qui il rapporto completo
 
 
 
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