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 ITALIA - ITALIA - Droga. Giovanardi a Cirielli: no a carcere per tossicodipendenti 'recidivi'
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8 maggio 2010 9:33
 
''E' tornata d'attualita' la tematica dell'affollamento delle carceri, e sento da piu' parti ventilare delle modifiche alla Legge 251 del 2005, ovvero la ex-Cirielli, di cui pero', ancora oggi, difendo l'impianto rigorista contenuto negli articoli riguardanti l'inasprimento del sistema penale per i recidivi''. Lo afferma Edmondo Cirielli, presidente della IV Commissione Difesa della Camera, relativamente ad una eventuale modifica legislativa della legge n. 251 del 2005 che portava in origine il suo nome , anche al fine di arginare il fenomeno del sovraffollamento delle carceri italiane. ''Infatti, voglio ricordare, prima di tutto a me stesso che quelle norme si resero necessarie per la troppa discrezionalita' che i magistrati applicavano nella concessione di attenuanti, quasi mai concesse su circostanze di fatto ben specifiche, che non rendevano giustizia a reati perpetrati anche da plurirecidivi. Discrezionalita' di cui i magistrati potevano comunque avvalersi comminando una pena che nel nostro codice e' sempre compresa 'da un minimo di' a 'ad un massimo di'''. ''Ritengo quindi che le modifiche a questa legge, proprio nelle parti che garantiscono ai cittadini rigore e certezza della pena verso chi delinque abitualmente, debbano essere evitate, specie se servono solo per svuotare le carceri'', conclude.

'Rispondo all'On. Cirielli che non si tratta di stravolgere l'impianto della legge che porta il suo nome, in larga parte ampiamente condivisibile, ma di introdurre una specifica modifica finalizzata ad incidere sui tossicodipendenti che hanno commesso recidivamente piccoli reati connessi al proprio stato di dipendenza cronica dalle sostanze stupefacenti'. Lo ha detto Carlo Giovanardi, sottosegretario con delega alle tossicodipendenze.
'Per queste persone la reiterazione del reato non è spesso indice di una particolare propensione a delinquere ma solo una delle manifestazioni della propria condizione patologica. Occorre, in definitiva, completare il lavoro già intrapreso all'indomani dell'approvazione della legge 251/2005 dal Governo di Centro Destra che, nel corso della XIV Legislatura, sulla base delle richieste degli operatori e degli esperti riuniti a Palermo per la IV Conferenza sulle tossicodipendenze, mitigó gli effetti della nuova normativa nei confronti dei tossicodipendenti recidivi'.
'L'intervento che auspico consentirebbe, sulla scorta di una pronuncia della Corte Costituzionale, al tossicodipendente intenzionato a sostenere un programma terapeutico, condannato ad esempio per il reato di piccolo spaccio, l'ingresso da subito in una comunità di recupero in regime di affidamento. Ció si tradurrebbe in una tangibile misura deflattiva del carcere e, per queste persone, in una opportunità di cura per uscire dal tunnel della droga'.

'Edmondo Cirielli, più che ricordare a se stesso che le norme introdotte con l'approvazione della 'sua' legge si resero necessarie per la troppa discrezionalità che i magistrati applicavano nella concessione delle attenuanti e delle misure alternative per i recidivi, dovrebbe invece rendersi conto che gran parte dello sfacelo del sistema carcerario, che registra in questi tempi il piu' alto numero di detenuti che affollano le nostre carceri, lo si deve proprio alla legge che porta il suo nome''. Cosi' Irene Testa, segretario dell'Associazione Detenuto ignoto e membro della giunta nazionale dei Radicali italiani, replica a Cirielli. ''Già nel 2005, quando si approvò la sciagurata legge 251, denunciavamo che essa avrebbe devastato il già disastrato sistema delle carceri italiane, che gli istituti di pena sarebbero ritornati in poco tempo indietro di 20-30 anni, e il numero dei detenuti sarebbe presto quadruplicato, con gli effetti che ciascuno immaginava. Infatti - afferma Tesat in una nota - la legge elimina i benefici e le previsioni dell'esistente legge Gozzini per tutti i recidivi (cioè, per oltre i due terzi degli attuali detenuti); aumenta una serie di pene anche per reati di minore gravità; elimina, al terzo reato, qualunque beneficio previsto dalle leggi vigenti. Date le condizioni, di allora e a maggior ragione delle attuali, in cui versano gli istituti di pena italiani, l'aver prodotto una tale normativa è stata un'autentica follia, e, come Radicali, eserciteremo le dovute pressioni perché le Camere modifichino al più presto quella che è oggi una delle maggiori cause del malfunzionamento del sistema penale''.
 
 
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