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 ITALIA - ITALIA - Droga. Cassazione: non e' reato il consumo di gruppo
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31 gennaio 2013 18:27
 
Uno 'spinello' in compagnia? Non e' reato. Parola di Cassazione. La Suprema Corte assolve cosi' il consumo di gruppo di sostanze stupefacenti, risolvendo un conflitto giurisprudenziale che andava avanti da tempo. In particolare, la questione analizzata dalle sezioni unite penali riguardava il fatto che con l'introduzione della legge Fini-Giovanardi il consumo di gruppo fosse o meno "penalmente rilevante nella duplice ipotesi di mandato all'acquisto o dell'acquisto comune". Immediate le reazioni tra chi, da Rifondazione Comunista a Rivoluzione Civile, plaude alla sentenza, chi come il senatore Pdl Carlo Giovanardi ritiene che la decisione non aggiunga nulla di nuovo e chi, come don Antonio Mazzi, si dice "arrabbiato" perche' pronunciamenti del genere risultano "equivoci e disorientano la gente".
Con la decisione, dunque, la Suprema Corte ha confermato l'orientamento gia' espresso dalle sezioni unite penali del 1997.
Alcune sezioni della Cassazione, dopo l'approvazione della legge 48/2004, appunto la Fini- Giovanardi, si erano espresse in maniera opposta, ritenendo che il consumo di gruppo andasse punito.Un punto di vista condiviso dalla Procura di piazza Cavour che aveva chiesto infatti un inasprimento della pena per il consumo di gruppo.
Oggi la Cassazione nella sua massima composizione ha posto fine ad ogni dubbio e, ribadendo un suo precedente orientamento, ha chiarito che l'uso di gruppo non va sanzionato nella duplice ipotesi "di mandato all'acquisto o dell'acquisto comune".
"Nessuna sorpresa" per il senatore Carlo Giovanardi, dopo la decisione della Cassazione. "Il consumo di droga in gruppo non e' reato se non c'e' la cessione", chiarisce il senatore del Pdl. "In Italia il consumo di droga e' depenalizzato da molto tempo. Quindi, se alcune persone si trovano a cena e ognuno consuma la sua droga non e' reato. Se invece uno vende la droga agli altri c'e' una cessione, e quindi spaccio. E lo spaccio e' reato". "C'e' un equivoco di fondo: sono venti anni che si continua a dire che vanno in carcere i consumatori di droga invece l'Italia e' uno dei paesi del mondo in cui il consumo di droga e' depenalizzato", ricorda il senatore Pdl.
Sulla stessa lunghezza d'onda Giovanni Serpelloni, Capo del Dipartimento per le Politiche Antigroga convinto che "si stia facendo un po' di confusione". Premettendo che "e' necessario aspettare il deposito della sentenza per leggere la motivazione " perche' altrimenti "non si possono dare giudizi", Serpelloni spiega che "in Italia il consumo di droga, in gruppo o da soli, non e' mai reato, ed e' stato depenalizzato tanti anni fa, ma da' origine a sanzioni amministrative"."Il consumatore che viene trovato in possesso di droga per uso personale viene punito con l'art. 75 - spiega - che prevede una sanzione amministrativa. Non verra' arrestato, sia che consumi da solo che lo faccia in gruppo".
Diverso e' quando si prefigura "l'acquisto su mandato e acquisto comulativo. Cioe' - spiega Serpelloni - quando un gruppo di persone vogliono farsi una 'fumata' tutti insieme e danno mandato ad una persona di andare a comprare una quantita' di droga che potrebbe superare la quantita' minima consentita come indicata per uso personale, poi distribuisce questa droga a chi gli ha dato i soldi"."Questo, secondo la Cassazione non 'verrebbe' considerato un reato perche' e' sempre finalizzato all'uso personale. Ma attenzione - sottolinea - chi va a comprare la droga a cento e la rivende al gruppo a duecento e' evidentemente spaccio. Poi bisogna vedere le fattispecie". Non solo "anche rispetto alla dose-soglia si e' chiarito che le quantita' sono puramente indicative. Per trasformare la detenzione a uso personale in spaccio - conclude - ci devono essere altri elementi circostanziali, come la presenza di strumenti usati per dosare, quantita' di denaro e di dosi preparate per la vendita".
Si dice invece "arrabbiato" il fondatore della comunita' Exodus don Antonio Mazzi, perche' quella della cassazione - sostiene - "e' una sentenza equivoca. La gente - sottolinea - non va certo a leggere il giornale che la spiega ne' aspetta le motivazioni della sentenza, ma prendera' per buona la notizia, punto. Possibile che la Cassazione non capisca che dire certe cose in un linguaggio equivoco puo' produrre ulteriore disorientamento?", sichiede.
"La Cassazione sa come sono fatti gli italiani - aggiunge don Mazzi - poi e' chiaro che gli 'addetti ai lavori' aspetteranno le motivazioni, le leggeranno e le interpreteranno. Ma la gente semplice, appena apprende la notizia che sara' spalmata su tutti i media, cosa fara'?"."E' in momenti come questo - ammonisce poi don Mazzi - che bisogna essere piu' attenti, perche' la gente sta perdendo la bussola, non ha soldi per vivere, mangiare o pagarsi l'affitto".
Sentenze di questo tipo, prosegue, "possono certamente creare disorientamento, soprattutto perche' sembrano giustificare i capricci della gente. Ed e' mortificante per noi che lavoriamo per il recupero delle persone in condizioni di disagio e marginalita': non veniamo mai ascoltati o presi in considerazione, non c'e' una volta che siamo interpellati", conclude.
Plaudono invece alla sentanza alcuni esponenti politici, a cominciare da Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista e candidato di Rivoluzione civile, e Giovanni Russo Spena, responsabile Giustizia del Prc. "La legge Fini-Giovanardi va abolita: la criminalizzazione dei consumatori e' una strategia totalmente inefficace e che non risolve il problema della grande criminalita' che controlla il mercato illegale delle droghe", sostengono.
"Bisogna invece legalizzare le droghe leggere e depenalizzare il consumo. E' una battaglia di civilta', che aiuterebbe ad evitare di riempire le carceri e criminalizzare tantissimi giovani", concludono.
"La sentenza della Cassazione e' una buona notizia. Ora venga abrogata la legge Fini-Giovanardi", fa eco la candidata di Rivoluzione Civile alla Camera dei Deputati, Gabriella Stramaccioni. "E' necessaria - aggiunge - la piena depenalizzazione del consumo in quanto tale che aiuterebbe a risolvere il grave problema del sovraffollamento delle carceri italiane, dove circa il 20% dei detenuti sono per reati legati alla tossicodipendenza", conclude Stramaccioni.
 
 
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