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 ITALIA - ITALIA - Dpa: non e' il proibizionismo che da' soldi alla mafia ma chi compra e consuma droghe. Il commento dell'Ascia
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Notizia 
15 settembre 2011 10:47
 
A seguito dell’articolo del Dott. Giovanni Serpelloni pubblicato sui siti del Dipartimento Politiche Antidroga, in cui il capo del DPA sostiene che non e' il proibizionismo che da' soldi alla mafia ma chi compra e consuma droghe, e' intervenuta l'Ascia (associazione per la sensibilizzazione sulla canapa autoprodotta in Italia) attraverso Giancarlo Cecconi
Egregio prof. Serpelloni, Lei ci spiazza in continuazione ed il più delle volte ci soffermiamo su una semplice riflessione, ma Lei ci fà o è proprio naturalmente impossibilitato ad esercitare la capacità di analisi e critica in modo obiettivo e intelligente?
Ci sorprende il Suo permanente attacco verso la cannabis, ci meraviglia la Sua capacità nel classificare ricercatori “buoni” e “cattivi”, e ci sgomenta constatare l’innumerevole quantità di menzogne e malainformazione di cui i Suoi comunicati sono pregni!
Potremmo di nuovo farLe presente di quanto la tossicità della cannabis sia trascurabile in confronto ad alcol e tabacco, dal cui consumo ci sembra che lo Stato riceva lauti profitti attraverso il monopolio della vendita, potremmo di nuovo elencarLe i nominativi di decine di ricercatori che proprio in questo periodo stanno trovando nuove e sorprendenti applicazioni terapeutiche, potremmo ancora presentarLe i dati statistici sull’assenza di atti criminali o di incidenti stradali provocati dal consumo di cannabis dove questa è regolamentata e potremmo tentare di stabilire per l’ennesima volta un contatto con Lei, fidando nell’onestà intellettuale che dovrebbe essere prerogativa nelle persone che ricoprono ruoli di responsabilità, ma ci rendiamo conto che Lei non ha alcuna intenzione di ascoltare, né tanto meno la volontà di comprendere.
Come fa a non convenire che se il vino venisse confuso con l’acquavite avremmo seri problemi nell’affrontare l’alcolismo?
Come fa a girare gli occhi dall’altra parte e tapparsi le orecchie, di fronte alle centinaia di dati che provengono da molte realtà politiche e associative del Sud, in cui viene denunciato di come la cannabis sia l’affare d’oro per le organizzazioni criminali?
Come fa a rimpallare la responsabilità di tutto questo sulla pelle di chi non farebbe mai del male a nessuno e men di tutti a se stesso, per il semplice fatto di avere abitudini diverse dalle Sue, che sicuramente prevedono l’assunzione di superalcolici da condividere in compagnia?
Come può esserLe estraneo il metodo inquisitorio con cui la politica proibizionista del Suo dipartimento persegue i consumatori di cannabis, viste le migliaia di arresti ai danni di semplici consumatori e non di quei fantomatici spacciatori verso cui la legge avrebbe dovuto rivolgere la sua attenzione?
Come può impunemente asserire che siamo noi ad arricchire le organizzazioni criminali anche acquistando un solo spinello, mentre la maggior parte di noi, proprio per non subire il giogo della criminalità preferisce rischiare coltivando in proprio?
Come può la Sua coscienza permetterLe sonni tranquilli mentre migliaia di cittadini rispettabili e rispettosi, rei solo di consumare cannabis, sono costretti a vivere l’esperienza distruttiva del carcere o quella umiliante dei centri di recupero?
E come può la Sua intelligenza non sentirsi mortificata, quando è costretta a rinchiudersi dietro una trincea di falsità e menzogne?
Tutto il mondo sta rivedendo la politica della guerra alle droghe, tutto il mondo tranne quell’isola di stampo medioevale che è il DPA italiano, dove tutto si è fermato ai tempi di Torquemada e le persone vengono giudicate in base al Malleus Maleficarum e questo non può essere ulteriormente accettato vista la quantità assurda di arresti e condanne elargiti con estrema magnanimità!
Vede dott. Serpelloni, nelle carceri gira una barzelletta che vorremmo donarLe per confutare anche la Sua convinzione di come la cannabis sia un trampolino di lancio verso droghe più letali:
“In una cella si trovano due carcerati che si stanno confidando i reati per cui sono detenuti. Il primo, tossicodipendente e spacciatore ammette che tutto è cominciato con uno spinello, il secondo dopo aver confidato di aver effettuato una rapina in una sala giochi, alla domanda “e tu, come hai cominciato?”, risponde: “giocando a tombola in parrocchia!”
Egregio professore, Lei avrebbe un bel po’ da fare a rispondere a tutti quelli che non la pensano come Lei, come ha appena fatto con Vasco Rossi, ma dovrebbe scrivere anche al prof. Grinspoon, al prof. Gessa, al procuratore Macrì, al premio Nobel Dario Fò, ai capi di Stato dove la cannabis è tollerata e regolamentata e a migliaia di altre persone e onestamente pensiamo che le 24 ore giornaliere non Le basterebbero.
Ci lasci concludere con una constatazione riguardo ai danni che la cannabis, in base ai Suoi studi, provocherebbe sui suoi consumatori: se la cannabis, come da Sue affermazioni, provoca “buchi” al cervello e se grazie a quei “buchi” noi riusciamo ad essere contrari alle vostre guerre, ai vostri paradigmi sociali, alla vostra scala di valori basati sulla prepotenza e sull’ignoranza, noi siamo fieri di quei “buchi” e ci siamo affezionati, perché forse sono proprio loro a non permetterci di diventare intolleranti e insensibili come Voi dimostrate di essere.
Come ASCIA Le abbiamo chiesto più volte un incontro, chiedere è lecito, rispondere è educazione, faccia Lei!
Cordialmente
 
 
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