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 ITALIA - ITALIA - 'Cocaine Route'. Sonia Alfano: la Serbia in Ue e' un pericolo
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28 maggio 2013 18:23
 
L'eventuale ingresso della Serbia nell'Unione europea (Ue) potrebbe costituire "un pericolo" per la sicurezza europea per via della rotta del narcotraffico particolarmente florida nella regione balcanica. Lo ha dichiarato Sonia Alfano, europarlamentare e presidente della Commissione Crim (crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro) del parlamento europeo, intervenuta oggi alla conferenza internazionale "Improving responses to organised crime and drug trafficking along the Cocaine Route", organizzata a Roma dalla Commissione europea e dal Servizio europeo per l'azione esterna (Seae), in collaborazione con il ministero degli Esteri italiano.
Secondo la Alfano, l'area della cosiddetta "rotta balcanica" del narcotraffico, in particolare quella relativa all'area serbo-montenegrina, uno dei quatto principali snodi del narcotraffico internazionale, insieme a quelli che hanno i loro terminali nei porti di Rotterdam, Anversa, Lisbona, Barcellona, Genova e Napoli e al cosiddetto "ponte Africa-Ue", che si snoda lungo il Golfo di Guinea e delle aree desertiche del Sahel e del Sahara. Secondo quanto emerso dal rapporto annuale sulla strategia nella lotta al narcotraffico, stilato il 7 marzo dal dipartimento di Stato Usa, i narcotrafficanti internazionali continuano ad utilizzare "la rotta balcanica" e le sue varianti per trasportare droga dal Medio Oriente e dall'Asia sud-orientale in Europa occidentale, ma la vera novit consiste nel percorso inverso: da occidente verso oriente.
Gli esperti statunitensi evidenziano l'esistenza di una rotta "est-ovest" destinata allo smercio di droghe sintetiche, in particolare metanfetamine e anfetamine prodotte in paesi europei come l'Olanda, verso i mercati del Medio oriente e dell'Asia. Il paese chiave di questo percorso la Turchia, da secoli "ponte" dei traffici (illeciti o leciti che siano) tra Europa e Asia. La Bosnia-Erzegovina, in particolare, un paese di transito per il traffico di droga a causa della sua posizione sulle tradizionali rotte del contrabbando dei Balcani. "Nel 2012 la Bosnia ha ottenuto modesti miglioramenti nella riduzione del flusso di narcotici illegali sul suo territorio, ma la capacit delle forze dell'ordine e delle istituzioni di sicurezza a tutti i livelli di governo necessitano di ulteriore miglioramento", afferma il rapporto.
"Istituzioni statali deboli, strutture delle forze dell'ordine frammentate, la mancanza di cooperazione e di condivisione delle informazioni tra le autorit competenti nei vari livelli di governo contribuiscono alla vulnerabilit della Bosnia al traffico di stupefacenti", prosegue il dipartimento di Stato Usa. Il documento prosegue affermando che la Bosnia-Erzegovina "non ha sviluppato un'intelligence antidroga efficace" a causa delle limitate risorse disponibili. Il rapporto sottolinea la presenza di "organizzazioni criminali locali e regionali" impegnate nella distribuzione di sostanze stupefacenti all'interno del paese. "Ci sono prove - afferma il rapporto statunitense - di collegamenti tra elementi criminali bosniaci e le reti criminali di Russia, Albania, Serbia, Kosovo, Montenegro, Croazia, Austria, Germania, Italia e sempre pi Sud America".
Il piccolo Montenegro un paese di transito per le droghe destinate all'Europa centrale e occidentale. Le sostanze che transitano maggiormente sono una variet di marijuana importata dall'Albania nota come 'skunk', l'eroina proveniente dall'Afghanistan e la cocaina dall'America Latina. Circa il 15 per cento di skunk, cannabis ed eroina viene consumate localmente", afferma il rapporto. La polizia montenegrina stima che un totale di 25 bande locali siano coinvolte nel traffico di droga internazionale. Il Montenegro ha leggi severe contro le droghe illecite, con pene che vanno da due a 15 anni di carcere per la produzione e la distribuzione di droga. Nel corso dei primi dieci mesi del 2012, i giudici locali ha emesso 75 sentenze di condanna legate al traffico di stupefacenti, tra cui una per Dusko Saric, presunto narcotrafficante originario di Pljevlja, nel Montenegro nord-orientale.
La Serbia, infine, un paese di transito per i narcotici illeciti, soprattutto eroina e marijuana provenienti dall'Afghanistan e distribuiti in Europa lungo il corridoio balcanico. "La criminalit organizzata serba smercia cocaina verso l'Europa direttamente dal Sud America. Non esiste un organismo di coordinamento governativo competente per l'attuazione della legge anti-droga. Le risorse limitate ostacolano una risposta pi centralizzata ed efficace", afferma il rapporto. "Le forze di polizia serbe - prosegue il dipartimento di Stato - collaborano regolarmente e scambiano informazioni con le controparti di Stati Uniti, Europa e Sud America", riferisce il rapporto.
Del 6 maggio scorso la notizia dell'arresto del noto boss del narcotraffico nei Balcani Naser Keljmendi. Il criminale si trova sulla "lista nera" degli Stati Uniti e un recente rapporto della Casa Bianca sulla sicurezza regionale lo ha indicato come il maggiore narcotrafficante della regione. Il tribunale bosniaco aveva spiccato un mandato di cattura nei suoi confronti nel settembre scorso dopo che il suo arresto in passato era stato oggetto di forti dispute tra Podgorica, Pristina e Sarajevo.

 
 
 
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