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 ITALIA - ITALIA - Cannabis terapeutica. Vicepresidente Act scrive a Dpa
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Notizia 
19 maggio 2011 19:40
 
Gentile Dr. Serpelloni,
nell'impossibilità di incontrarLa di persona, mi permetto di scriverLe.
Mi chiamo Stefano Balbo e da diversi anni soffro di diabete, sclerosi multipla, "stiff man syndrome" e cancro - patologie che mi hanno portato a soffrire per anni di sfiancanti dolori di origine neuropatica. Prima della mia casuale scoperta dell'efficacia della Cannabis, nemmeno dosi elevate di cortisone e oppioidi erano state efficaci per lenire i miei dolori, e inoltre avevano aggiunto alle mie sofferenze un pesante corollario di effetti collaterali. Per mia fortuna, a un certo punto mi è stato suggerito di "fare un esperimento" con la Cannabis, e mi sono subito reso conto che mentre i farmaci "di prima scelta" non erano mai stati efficaci, la Cannabis portava a un rapido e significativo miglioramento della mia sintomatologia dolorosa e delle mie condizioni generali.

Per questo, come malato e come Vicepresidente dell'Associazione Cannabis Terapeutica, dal 2005 ho iniziato una "battaglia contro la burocrazia" per poter accedere su prescrizione medica a un farmaco a base di cannabinoidi, e anche per consentire a tutti i pazienti in situazioni simili alla mia di fare la stessa cosa.

Non devo ricordare a Lei che la ricerca scientifica da alcuni decenni sta attivamente studiando, e in molti casi ha definitivamente accertato, la sicurezza ed efficacia dei cannabinoidi nei confronti di numerose gravi patologie, soprattutto in considerazione della recenti scoperte sul "sistema endocannabinoide", ubiquitariamente presente nell'organismo umano.
Nausea e vomito nelle chemioterapie antitumorali, stati gravi di deperimento nell'AIDS, dolore neuropatico e spasticità nella sclerosi multipla e nelle lesioni del midollo spinale, dolore da cancro, sono solo alcuni dei potenziali campi di utilizzo terapeutico dei cannabinoidi che hanno già avuto importanti conferme dalla ricerca clinica. Il dronabinol (Marinol) - un analogo del delta9-THC - è regolarmente in commercio negli USA da oltre 25 anni, e molti sono ormai i paesi - tra cui diversi stati USA, Canada, Inghilterra, Israele, Paesi Bassi, Svizzera, Germania, ecc. - che hanno incluso la cannabis e/o i suoi derivati nella farmacopea ufficiale o che hanno attivato procedure specifiche per permetterne l'utilizzo terapeutico.
 
 In Italia non sono ancora registrate specialità a base di cannabinoidi, e il farmaco che io attualmente uso su regolare prescrizione del mio medico curante (il SATIVEX, uno spray sublinguale basato su un estratto totale di Cannabis a dosaggio controllato dei cannabinoidi THC e CBD) deve essere periodicamente importato dal Canada con la complessa procedura richiesta dall'art. 2 del D.M. 11-2-1997 (Importazione di specialità medicinali registrate all'estero). Non le racconto le molte e ansiogene difficoltà incontrate in questi anni per ottenerlo con regolarità.Mi permetto di sottolineare che produrre in Italia un estratto di Cannabis simile a questo sarebbe relativamente semplice e sicuramente meno costoso, considerando che presso la sede di Rovigo del CRA-CIN (Centro di ricerca per le Colture industriali), in un progetto seguito dal dott. Giampaolo Grassi, già si producono ogni anno, con il contributo della Comunità Europea, diversi kilogrammi di canapa di qualità farmaceutica a scopo scientifico. Peccato che poi, ogni anno, tutta la quantità prodotta venga regolarmente, a norma di legge, distrutta!
 
 Questa canapa di alta qualità potrebbe essere molto meglio utilizzata, affidandola a un laboratorio farmaceutico autorizzato che la trasformi in "estratti" a contenuto controllato di cannabinoidi, da destinare ai malati italiani oggi costretti alla complessa e costosa procedura burocratica accennata sopra. Questo significherebbe una riduzione dei costi per il S.S.N. e una semplificazione dei problemi di chi soffre.
 
 Mi permetto di chiudere, non solo nel mio personale interesse ma anche in quello di moltissimi altri malati in condizioni simili alle mie, richiamando alla Sua attenzione la necessità e l'urgenza di una seria e critica rivalutazione scientifica di questi farmaci.
 
 E' infatti necessario e urgente superare i troppi pregiudizi culturali e politici che - uniti alla scarsa o cattiva informazione, purtroppo, anche di molti medici - hanno inutilmente complicato o impedito l'accesso a questi farmaci, e che, come certamente lei sa, in molti casi hanno spinto malati in gravi condizioni a violare le leggi ricorrendo all'autocoltivazione illegale di qualche pianta di Cannabis, con il bel risultato che chi è più sfortunato ed è "colto in flagrante" paga - e duramente - per tutti.
 
 In uno stato rispettoso dell'autonomia della scienza e della ricerca non dovrebbe esserci alcun "problema politico" su un farmaco. Perchè non poter utilizzare la Cannabis o i suoi principi attivi con le stesse modalità di tutti gli altri farmaci, inclusi gli altri "stupefacenti"? Perchè queste ingiustificate paure e polemiche, queste prudenze diplomatiche alla Don Abbondio, questa - me lo lasci dire - vera e propria ignoranza, questa ingiustificabile confusione fra "uso come farmaco" e "uso come droga"?
 
 In attesa di una Sua cortese risposta, resto a Sua disposizione per ogni chiarimento.
Cordiali Saluti
Stefano Balbo

Merano 19/05/2011
 
 
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