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 ITALIA - ITALIA - Cannabis shop. Salvini li vuole chiudere, ma cosa sono?
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9 maggio 2019 8:39
 
Matteo Salvini ha annunciato un giro di vite sui negozi che vendono la cosiddetta cannabis light: "Li chiuderemo uno a uno". Ma i dati dimostrano che negli ultimi anni il proliferare dei cannabis shop legali ("Sono oltre mille", ha detto lo stesso ministro) ha ridotto lo spaccio di sostanze illegali. Ma di cosa si tratta? Sulla carta, la cannabis light in vendita in Italia puo' essere usata solo per scopi "tecnici" o "collezionistici". Di fatto, e' abbastanza ovvio che quasi tutti gli acquirenti la fumino. Con livelli di Thc (il principio attivo psicotropo) inferiori allo 0,6%, ma livelli di Cbd (che ha effetti rilassanti ma non 'sballa') a volte superiori al 20%, il prodotto non puo' essere considerato una droga ma offre comunque quello che molte persone, soprattutto ultraquarantenni, cercano nella marijuana, come ad esempio combattere l'insonnia o l'ansia. Con i vantaggi di evitare effetti stupefacenti magari sgraditi e di non doversi rivolgere al mercato illegale. A questo proposito, e' inevitabile chiedersi quanto grande sia la fetta di giro d'affari che la cannabis light ha strappato agli spacciatori. Episodi di cronaca come quello avvenuto a Monterotondo, dove alcuni mesi fa un pusher incendio' un negozio di canapa reo di fargli concorrenza, dimostrano che la questione c'e'. Tre ricercatori italiani hanno provato a dare una risposta con quello che e' il primo studio mai attuato in merito. Vincenzo Carrieri e Francesco Principe, del dipartimenti di Scienze Economiche e Statistiche dell'Universita' di Salerno, e il collega Leonardo Madio, dell'Universita' di York, hanno incrociato i dati forniti dalla polizia sui sequestri di derivati illegali della cannabis su base provinciale con quelli sulla presenza di grow shop e negozi che vendono cannabis light a partire dal dicembre 2016, quando e' entrata in vigore la legge che ha consentito la vendita di infiorescenze con una percentuale di Thc tra lo 0,2% e lo 0,6%, al marzo 2018. "Abbiamo scoperto che la legalizzazione della cannabis light ha portato a una riduzione tra l'11% e il 12% dei sequestri di marijuana illegale per ogni punto vendita presente in ogni provincia e a una riduzione dell'8% della disponibilita' di hashish", si legge nello studio, "i calcoli su tutte e 106 le province prese in esame suggeriscono che i ricavi perduti dalle organizzazioni criminali ammontino a circa 200 milioni di euro all'anno" in una forchetta stimata tra i 159 e i 273 milioni. Si calcola inoltre che a ogni negozio che vende cannabis light corrisponda un calo dei sequestri di cannabis illegale pari a 6,5 chili all'anno.
I numeri possono sembrare non cosi' significativi, se paragonati a un mercato da 3,5 miliardi. I ricercatori sottolineano pero' che il vero impatto potrebbe essere molto piu' vasto, dal momento che la marijuana sequestrata rappresenta solo una parte minoritaria di quella disponibile sul mercato e che la cannabis light e' un "sostituto piuttosto imperfetto della marijuana disponibile sul mercato illegale", avendo una percentuale di Thc minima e, quindi, "effetti ricreativi molto piu' bassi". Nondimeno "le stime indicano che anche una forma lieve di liberalizzazione puo' soddisfare lo scopo di ridurre la quantita' di marijuana spacciata e i relativi ricavi delle organizzazioni criminali". Esiste quindi un inatteso "effetto di sostituzione" nella domanda tra cannabis light e cannabis da strada, il cui contenuto di Thc e' aumentato negli ultimi anni, con una media del 10,8% e picchi del 22%. Cio' lascia intendere che ci sono consumatori che preferiscono il prodotto legale proprio in virtu' degli effetti piu' blandi. Questo, affermano i ricercatori, "suggerirebbe alla politica un approccio misto alla legalizzazione, che da una parte dirotti i consumi illegali verso quelli legali, danneggiando il mercato nero, e dall'altra riduca le esternalita' negative associate con l'uso e l'abuso di queste sostanze". La ricerca sul settore e' pero' appena iniziata e non offre elementi sufficienti a stimare i possibili benefici di una legalizzazione piu' ampia, sul modello di Canada e alcuni Stati degli Usa. Studi futuri, conclude il rapporto, "potrebbero indagare, nel contesto italiano, l'efficacia di questa blanda forma di legalizzazione sui crimini violenti e non violenti": "Questo aspetto assume, per esempio, una rilevanza nel lungo termine, con una piu' efficiente allocazione delle risorse della polizia verso la repressione e la prevenzione di altri crimini". Infine "sarebbe positivo stimare le entrate fiscali potenzialmente perdute", il che "potrebbe essere un altro argomento a favore della liberalizzazione soprattutto in tempi, come quelli attuali, di stretti limiti alla politica di bilancio".
(Agenzia Agi)
 
 
 
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