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 USA - USA - Le allegre e inutili operazioni sotto copertura delle agenzie federali
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17 novembre 2014 10:44
 
Le operazioni sotto copertura erano una prerogativa dell'Fbi fino a poco tempo fa. Ora invece sono una pratica che dilaga all'interno delle Agenzie federali americane. Una pratica talmente diffusa che talvolta agenti segreti si trovano a indagare, senza saperlo, su persone che altro non sono che agenti sotto copertura di altre agenzie governative. Un paradosso che mostra mostra come la diffusione del fenomeno e che solleva dubbi e critiche sul rispetto delle libertà civili. Finti medici o falsi manifestanti, gli agenti del Dipartimento dell'Agricoltura, delle agenzie della entrate, dell'antidroga e anti-armi si travestono - riporta il New York Times sulla base di interviste e documenti esaminati - per scovare crimini ricorrendo a una tattica discutibile, quella della copertura, che ha creato non pochi problemi all'amministrazione Obama. Il caso più eclatante è stato quello di "Fast and Furious", l'operazione sotto copertura condotta dal 2009 al 2011 dalle autorità Usa contro il narcotraffico, che come unico risultato ha ottenuto quello di far arrivare nelle mani di criminali messicani armi americane. Nonostante l'episodio, e le polemiche che ne sono seguite, un numero crescente di agenzie federali continua a ricorrere alle operazioni sotto copertura, ritenute ormai uno strumento imprescindibile per ottenere informazioni che altrimenti sarebbero difficili se non impossibili da avere. "Eseguito in modo corretto, il lavoro sotto copertura può essere molto efficace, ma comporta seri rischi e dovrebbe essere intrapreso solo dopo un adeguato addestramento e sotto la dovuta supervisione", afferma Michael German, ex agente dell'Fbi, sottolineando che si tratta di una pratica che coinvolge il governo in attività criminali e quindi è giustificabile "solo se usata per risolvere i crimini piu' gravi". Di recente un altro caso di agenti sotto copertura ha fatto discutere: si tratta dell'agente dell'Fbi che nel 2007 si è finto un giornalista dell'Associated Press nell'ambito di indagini per cercare di identificare chi minacciava ripetutamente con allarmi bomba una scuola nello stato di Washington. Il caso, emerso ad anni di distanza, ha provocato la dura reazione dell'Ap che ha chiesto pubblicamente al direttore dell'Fbi, James Comey, e al ministro della giustizia, Eric Holder, che l'episodio non si ripeta mai più. Le critiche sono state talmente accese che Comey, in una lettera al New York Times, aveva cercato di giustificare e difendere l'operato dell'Fbi, osservando come "ogni attività sotto copertura include sotterfugi e inganni, che da tempo sono uno strumento essenziale nella lotta al crimine".
 
 
 
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