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 ITALIA - ITALIA - Alcool e giovani. Relazione ministero Salute
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21 febbraio 2011 13:26
 
Alcol e giovani, una relazione pericolosa e sempre piu' precoce. In Italia il consumo a rischio riguarda circa mezzo milione di ragazzi e ragazze minorenni, sempre piu' attratti dal fenomeno del binge drinking, ossia il bere grandi quantita' di alcol nel giro di poche ore, apposta per ubriacarsi. Un vizio che si inizia a scoprire troppo presto, gia' a 11 anni. E' quanto emerge dalla settima Relazione al Parlamento sugli interventi realizzati in materia di alcol, inviata dal ministero della Salute ai presidenti di Camera e Senato, e pubblicata sul sito del dicastero di Lungotevere Ripa. In generale il consumo a rischio riguarda il 15,8% degli italiani al di sopra degli 11 anni, per un totale di quasi 8 milioni e mezzo di persone.
Tanti, tra chi alza troppo il gomito, i minori - circa 475 mila (il 18,5% dei ragazzi e il 15,5% delle ragazze al di sotto dei 16 anni) - mentre in questa fascia il consumo dovrebbe essere pari a zero. Circa 3 milioni gli anziani (il 44,7% dei maschi e l'11,3% delle femmine di oltre 65 anni), per i quali il consumo a rischio coincide prevalentemente con il consumo giornaliero non moderato, soprattutto durante i pasti.
Un dato allarmante riguarda pero' il consumo di alcol lontano dai pasti. Una pratica che, secondo il rapporto del ministero, negli ultimi 10 anni sta sempre piu' prendendo piede, soprattutto tra le donne. Il binge drinking, modo di bere che ha origini nordeuropee, ha riguardato nel 2009 il 12,4% degli uomini e il 3,1% delle donne ed e' ormai abitudine stabilmente diffusa, soprattutto nella popolazione maschile di 18-24 anni (21% circa) e di 25-44 anni (17,4%). Pratica il binge drinking anche una buona percentuale di donne fra i 18 e i 24 anni  (7,9%) e fra le giovanissime di 11-15 anni il fenomeno appare piu' diffuso che fra i coetanei maschi.
Il consumo a rischio fuori pasto ha riguardato nel 2009 il 34,4% dei maschi e il 22,8% delle donne di eta' compresa fra gli 11 e i 25 anni. Gia' a 18-19 anni la quota dei consumatori e' vicina a quella media della popolazione e la percezione della disponibilita' di bevande alcoliche e' tra i giovani italiani fra le piu' alte in Europa.
Secondo il rapporto del ministero, quasi la meta' (45,4%) delle diagnosi ospedaliere per patologia totalmente legata al consumo di alcol riguarda persone di oltre 55 anni, ma da alcuni anni la percentuale di diagnosi alcol-correlate appare in aumento nella classe di eta' 36-55 anni, mentre continua a diminuire nella fascia di eta' 15-35 anni. La percentuale di diagnosi ospedaliere per cirrosi epatica alcolica si presenta in crescita da qualche anno in rapporto alle altre diagnosi di ricovero alcolcorrelato, passando tra il 2000 e il 2008 dal 26,30% al 35%.
Gli alcol-dipendenti in trattamento nei servizi pubblici sono in costante aumento dal 1996 e nel 2008 ne sono stati rilevati 66.548.
Fra questi, la percentuale dei giovani al di sotto dei 30 anni rappresenta il 10,2% del totale, con un valore in crescita rispetto a quello della precedente rilevazione (10%).
Nonostante la quota importante di popolazione esposta a una vasta gamma di rischi legati all'alcol - si legge nella nota pubblicata sul sito del ministero della Salute - i dati della Relazione segnalano anche qualche positiva tendenza nell'evoluzione di alcuni indicatori di rischio, in relazione sia alla popolazione piu' giovane (diminuzione dei consumi fuori pasto tra i maschi di 14-17 anni, diminuzione degli atteggiamenti di tolleranza nei confronti dell'ubriachezza tra da i giovani studenti di 15-19 anni, diminuzione della quota di giovani studenti che si ubriacano) che a quella anziana di oltre 65 anni (lieve diminuzione del consumo a rischio in entrambi i sessi).
Inoltre, si presentano in costante calo il tasso nazionale di mortalita' per cirrosi epatica e quello di ricovero ospedaliero per patologie totalmente alcolcorrelate. E ancora, appare in lieve calo da qualche anno la percentuale dei nuovi utenti al di sotto dei 20 anni in trattamento nei servizi alcologici. Resta ferma infine la minore diffusione tra i giovani, rispetto ai coetanei europei, di consumi a rischio quali i consumi frequenti, il binge drinking e le ubriacature.
 
 
 
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