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Legalizzazione cannabis. Contro la criminalita' organizzata e contro la morte istituzionale ed umana
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Comunicato di Vincenzo Donvito
11 dicembre 2013 13:00
 
 Ieri il Senato dell'Uruguay ha definitivamente approvato la legalizzazione della cannabis, primo Paese al mondo dove sara' lo Stato a farsi carico di produzione e distribuzione. Obiettivo dichiarato: levare il mercato dalle mani della malavita.
Il contesto internazionale in cui si incunea questa decisione unilaterale, a nostro avviso non potra' che trarne giovamento. Questo contesto, infatti, oggi si presenta con lo strapotere della criminalita' organizzata, con vittime di ogni tipo non per la sostanza in se' ma per gli effetti delle politiche proibizioniste: persone morte per contrastare e/o difendere questo business; istituzioni corrotte e corruttrici; investimenti smisurati per contrastare un fenomeno dove, ogni volta che si fa un sequestro di sostanze o si arresta qualcuno, subito proliferano situazioni che come minimo raddoppiano cio' che e' venuto a mancare.
E' di ieri il rapporto “War report” della “Geneva Academy of the International humanitarian Law and Human right”: 95mila persone morte per guerra nel 2012, al primo posto i 55mila morti della Siria (guerra civile, e non solo, in corso), al secondo posto i 9mila morti del Messico (conflitto armato tra forze dell'ordine e cartelli della droga) (2).
Ed e' di oggi la notizia che in Messico e' stata arrestato un narco di 30 anni accusato di oltre 200 omicidi (3)... un uomo di 30 anni che ha ucciso 200 persone... che mostri abbiamo creato?
Si tratta solo di alcuni episodi di questa “guerra alla droga” che noi di Aduc cerchiamo quotidianamente di documentare con un nostro notiziario, con l'intento di far comprendere a tutti coloro che fanno finta di non volerlo fare, quale scempio umano ed istituzionale e' in atto per soddisfare gli intenti ideologici di alcuni potenti del mondo, che sono sempre piu' minoranza.
Oggi l'Uruguay ci da' questa importante lezione. Avra' ragione? Avra' torto? Non possiamo dire niente con certezza. Sara' la storia a dircelo in futuro. Una storia in cui oggi si ascrive quanto accade nel piccolo Paese dell'America Latina. Una storia che oggi prende atto, col coraggio dell'Uruguay, che quanto fatto fino ad oggi per contrastare i consumi di alcune sostanze che alterano le nostre percezioni, e' servito all'esatto contrario di quanto ci di prefiggeva.
Perche' non dovremmo provare un'alternativa e dare, quindi, ragione all'Uruguay?

 
 
 
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