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Droga. Gravissime accuse di Carlo Giovanardi al provveditore agli Studi di Como
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Comunicato 
6 novembre 2008 0:00
 
  Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle tossicodipendenze, dovrebbe chiedere immediatamente scusa al provveditore agli studi di Como, Benedetto Scaglione, accusato di essere favorevole alle droghe per aver suggerito la legalizzazione della cannabis quale misura per combattere il narcotraffico ed anche il consumo. (1)
La violenza censoria di Giovanardi si spinge fino a sostenere che chi ha un ruolo pubblico non possa esprimere la propria opinione su come affrontare la questione delle droghe. Le accuse di Giovanardi hanno lo stesso sapore di quelle che George Bush lanciava a chi si opponeva alla guerra in Iraq: non pensarla come me significa essere per il nemico.
Scaglione ha detto cio' che pensano in molti (oltre quattro italiani su dieci). L'unica strategia per porre fine al commercio illegale e dilagante di sostanze incontrollate ed incontrollabili e' la loro legalizzazione e controllo. Non piu' lo spacciatore nei bagni di scuola, non piu' miliardi di proventi per le organizzazioni mafiose, non piu' sostanze tagliate con chissa' quale veleno.
Dire questo non solo non e' da condannare, come vorrebbe Giovanardi, ma da incoraggiare come un contributo prezioso al dibattito politico che il sottosegretario vuole soffocare del tutto. Chiedere la legalizzazione non significa essere a favore del consumo di droga, cosi' come condannare l'invasione dell'Iraq non significava essere pro Saddam.
Il fatto e' che la guerra alla droga e' fallita, come dimostrano ogni giorno i dati sul dilagare del consumo e sulle nuove super potenze del commercio mondiale di droga come la 'Ndrangheta. Proprio ieri sono usciti i dati sul consumo in Europa, (2) dove l'Italia risulta ai primissimi posti per il consumo di cannabis e cocaina nonostante in Italia sia in vigore dal 2005 una delle leggi sulla droga piu' repressive nel mondo occidentale.
Possiamo scegliere di continuare ad errare, come ormai da 40 anni, oppure possiamo chiederci se la strategia sia da rivedere. E' un dovere morale per qualsiasi persona, specialmente se riveste ruoli istituzionali, fare proposte per ricalibrare i nostri sforzi. Guai se prevalesse il pensiero unico di "bushiana" memoria del "mantenere ferma la rotta" senza se e senza ma.

 
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